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LA STORIA DELLA SINDONE

30 (7 aprile) Gerusalemme - I Vangeli (scritti nel I sec). Giorno della morte di Gesù. Un uomo ricco di Arimatea chiamato Giuseppe, membro autorevole del Sinedrio ma discepolo nascosto di Gesù per timore dei Giudei, compra un lenzuolo per avvolgere il corpo di Gesù. Con lui anche un altra guida dei giudei: Nicodemo. Egli aiuta l'Arimateo a seppellire Gesù. Nicodemo portò circa cento libbre di una mistura di mirra e aloe per il corpo di Gesù, così come è usanza seppellire i Giudei. Calato giù dalla croce avvolto nel lenzuolo con gli oli aromatici fu deposto in un sepolcro nuovo scavato nella roccia. Maria di Magdala e Maria madre di Ioes osservarono come il corpo di Gesù fu deposto nella tomba (Mc 15,42-47; Mt 27,57-61; Lc 23,50-56 e Gv 19,38-42). Il vangelo di Matteo specifica che questo lenzuolo era candido, testo che viene richiamato nell'Apocalisse (Ap 19,8) ma ancor più la Trasfigurazione di Cristo (Mt 17,2) ad affermare che queste vesti sono testimoni e segni della gloria e della divinità di Gesù.

   

30 (9 aprile): Gerusalemme - Vangelo di Giovanni (fine I sec). Giovanni e Pietro accorsi al sepolcro di Gesù vedono vide le bende per terra e il sudario con il quale era stato avvolto Gesù. Giovanni ci testimonia che vedendo il sudario e il sepolcro vuoto «vide e credette» (Gv 20,4-8). Egli dovette vedere qualcosa di paricolare su quel sudario. Era l'unica cosa che poteva vedere. Per questo motivo Giovanni fu il primo custode della Sindone. Nell'ambiente ebraico del primo secolo un telo che aveva avvolto un cadavere era considerato un oggetto impuro, per questo motivo la Chiesa primitiva non espone il telo pubblicamente.

   

66: Pella - Eusebio di Cesarea (inizio del IV secolo). A Pella, una città della Decapoli, al di là del Giordano oggi in Giordania, prima della sollevazione ebraica contro i romani si sono rifugiati i cristiani, recando con sé "le cose sacre" (Eusebio, Storia ecclesiastica, III, 5, 2-3).

 

   

II sec: Edessa. Esiste ad Edessa (attuale Sanliurfa - Turchia) una particolare immagine su stoffa del volto di Gesù. Nella sua Storia Ecclesiastica, Eusebio narra che Abgar V Ukama (il Nero), re di Edessa all'epoca di Cristo, era malato. Saputo dell'esistenza di Gesù di Nazareth che operava miracoli, mandò a lui un suo inviato per chiedergli di recarsi alla corte di Edessa. Gesù non andò, ma inviò una lettera. Una tradizione parallela è raccolta nella Dottrina di Addaï (forse una deformazione del nome dell'apostolo Giuda Taddeo), che risalirebbe alla fine del IV secolo, oppure, secondo altri autori, all'epoca dell'assedio di Edessa del 544. È una composizione siriaca che include varie leggende; secondo questa versione, Abgar inviò il suo archivista e pittore Hannan che tornò a Edessa con un'immagine di Cristo dipinta da lui e con una lettera in cui veniva promessa da Gesù l'incolumità della città.

393 - Ad Anablatha, sulla via verso Bethel, Epifanio di Salamina strappa un "velo" della dimensione adatta per uso funebre, sul quale si vede, dai contorni incerti, un'immagine umana intera.

   

525 - Durante i restauri della Chiesa di S. Sofia di Edessa viene riscoperta l'immagine del volto di Gesù su stoffa acheropita (non fatta da mani umane) detta Mandylion (fazzoletto). Numerose testimonianze e descrizioni la mettono in relazione con la Sindone. C'è identità tra il volto della Sindone e le copie del Mandylion con oltre un centinaio di punti di congruenza (cioè punti di sovrapponibilità fra due figure; per il criterio legale americano sono sufficienti 60 punti per affermare che due immagini sono della stessa persona). Il volto di Edessa fu copiato nelle icone dal VI secolo e riprodotto su monete bizantine dal VII secolo; anche in questi casi i punti di congruenza sono oltre 100.

 

   

544: Edessa. Qui era conservato il Mandylion, una straordinaria immagine "non fatta da mani di uomo", che molti studiosi odierni identificano con la Sindone, ripiegata in modo tale da presentare il solo volto. In una nicchia delle mura viene scoperta un'immagine di Gesù, che libera la città dall'assedio persiano ad opera del re Cosroe I Anushirvan. Vengono confezionate almeno due copie del volto, venerate nella chiesa dei Nestoriani e in quella dei Giacobiti, mentre il Mandylion autentico si venera nella chiesa Grande (S. Sofia) ufficiata dai Melkiti-Calcedonesi.

 


   

944 (15 agosto): Costantinopoli. In seguito ad uno stretto assedio, in giugno i Bizantini si fanno consegnare il Mandylion dalle autorità islamiche del sultanato arabo di Edessa. La teca viene portata a Samosata per un primo controllo con le copie. Poi il corteo si dirige verso la Bitinia, passando forse per Cesarea di Cappadocia e Laodicea. In un villaggio presso il fiume Sangarius viene accolto dalle autorità imperiali guidate dal cubicularius Teofane (prima decade di agosto). Il 15 agosto la teca giunge a Costantinopoli e viene riposta per una prima venerazione nella chiesa di S. Maria delle Blacherne.

   

Il giorno successivo una solenne processione accompagna il trasporto della teca per le vie di Costantinopoli fino a S. Sofia. Di qui la teca con il Mandylion viene portata nel Bukoleon (il palazzo imperiale) e riposta nella Cappella di S. Maria del Faro insieme con le altre reliquie della Passione. Dell'arrivo del Mandylion a Costantinopoli ne abbiamo testimonianza nell'omelia attribuita a Costantino VII Porfirogenito (imperatore di Costantinopoli dal 912 al 959) e nel resoconto di Gregorio il Referendario.

Il Mandylion con ogni probabilità era la Sindone ripiegata in otto strati in modo da far vedere solo il volto. L'immagine del corpo di Cristo viene riprodotta con particolari ispirati alla Sindone; per esempio nel manoscritto Pray di Budapest datato 1192 -1195. L'asimmetria degli arti inferiori che si osserva sulla Reliquia (gamba sinistra più flessa) fa nascere la leggenda del Cristo zoppo, riprodotta dagli artisti con la cosiddetta "curva bizantina" e con il poggiapiedi della croce inclinato.

1147: Ludovico VII, Re di Francia, in visita a Costantinopoli, venera la Sindone dove è custodita.

1171: Manuele I Comneno mostra ad Amalrico, re dei Latini di Gerusalemme, le reliquie della Passione, tra le quali è la Sindone.

   

1204: Robert de Clary, cronista della IV Crociata, scrive nella sua opera La conquête de Constantinople che prima della caduta di Costantinopoli (14 aprile 1204) in mano ai crociati occidentali, una Sydoine veniva esposta ogni venerdì nella Chiesa di S. Maria di Blachernae e che su quel telo la figura del Cristo era chiaramente visibile; "Ma - aggiunge - nessuno sa ora cosa sia avvenuto del Lenzuolo dopo che fu conquistata la città". La Sindone sparisce così da Costantinopoli ed è probabile che il timore della scomunica esistente per i ladri di reliquie ne abbia provocato l'occultamento. Molti indizi fanno pensare che fu portata in Europa e conservata per un secolo e mezzo dai Templari.

1205 (1 agosto): Atene. Teodoro Angelo, della famiglia del deposto imperatore di Costantinopoli, scrive al papa Innocenzo III lamentando le spoliazioni subite dalla città ad opera dei Crociati, ed in particolare chiedendo la restituzione della Sindone del Signore, che gli risulta conservata ad Atene presso i discendenti di Othon (Ottone) La Roche.

 

1208: Pons de la Roche dona ad Amadeus de Tramelay, Arcivescovo di Besançon, la Sindone che suo figlio Othon de la Roche, Duca Latino di Atene, gli aveva inviato da Costantinopoli.

1314: I Templari, ordine cavalleresco crociato, sono condannati al rogo come eretici. I Templari sono accusati di praticare un culto segreto ad un misterioso “Volto” somigliante al volto della Sindone. Uno di essi si chiamava Geoffroy de Charny. Geoffroy de Charny la ostende nel suo feudo di Lirey, 190 chilometri a Sud Est di Parigi.

1349: Il 6 marzo durante l'incendio della cattedrale di Besançon scompare la Sindone.

 
   

1356: Lirey. Geoffroy del Charny, cavaliere crociato omonimo del precedente, consegna la Sindone ai Canonici di Lirey, presso Troyes, in Francia. Il prezioso telo era in suo possesso da almeno tre anni. Sua moglie, Jeanne de Vergy, è una pronipote di Othon de la Roche.

1389 Pierre d’Arcis, vescovo di Troyes, proibisce l’ostensione della Sindone.

1390 Clemente VII, antipapa di Avignone, tratta della Sindone in due Bolle e due Lettere.

Nel corso della prima metà del ‘400, a causa dell'acuirsi della Guerra dei cento anni, Marguerite de Charny ritirò la Sindone dalla chiesa di Lirey (1418) e la condusse con sé nel suo peregrinare attraverso l'Europa.


   

1453 Chambery. Marguerite de Charny, discendente di Geoffroy, cede il Lenzuolo ad Anna di Lusignano, moglie del duca Ludovico di Savoia, che lo custodirà a Chambéry. Finalmente trovò accoglienza presso la corte dei duchi di Savoia, alla quale erano stati legati sia suo padre che il suo secondo marito, Umbert de La Roche. Fu quindi nel 1453 che avvenne il trasferimento della Sindone ai Savoia, nell'ambito di una serie di atti giuridici intercorsi tra il duca Ludovico e Marguerite.

A partire dal 1471, Amedeo IX il Beato, figlio di Ludovico, incominciò ad abbellire ed ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, in previsione di una futura sistemazione della Sindone. Dopo una iniziale collocazione nella chiesa dei francescani, la Sindone venne definitivamente riposta nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire. In questo contesto i Savoia richiesero ed ottennero nel 1502 dal Papa il riconoscimento di una festa liturgica particolare per la quale fu scelto il 4 maggio.

   

1506 La Festa liturgica. La Sindone viene portata nella Sainte Chapelle del castello di Chambery, figura di rilievo del Regno di Francia. Papa Giulio II nello stesso anno, approva la Messa e l’Officiatura propria della Sindone, permettendone la pubblica venerazione. La festa viene fissata al 4 maggio. 

 

 

   
1532 (notte fra il 3 e il 4 dicembre): Incendio a Chambéry. L’urna di legno rivestita d’argento che custodisce la Sindone ha un lato carbonizzato ed alcune gocce di metallo fuso rovinano i diversi strati ripiegati. Due anni dopo le Clarisse riparano le aree della Sindone distrutte dal fuoco. Le clarisse usarono la tela d'Olanda come fodera di sostegno.
   
1535: In Italia. Per motivi bellici il Lenzuolo è trasferito a Torino e successivamente a Vercelli, Milano, Nizza e di nuovo a Vercelli; qui rimane fino al 1561, quando viene riportato a Chambéry.  
   

1578 (14 settembre, festa della S. Croce) Torino. Emanuele Filiberto trasferisce la Sindone a Torino, per abbreviare il viaggio a san Carlo Borromeo che vuole andare a venerarla per sciogliere un voto. Da allora le ostensioni si succedono per particolari celebrazioni di Casa Savoia o per Giubilei

1694 (1° giugno). Sistemazione definitiva della Sindone nella Cappella eretta dall’arch. Guarino Guarini, annessa al Duomo di Torino. In quell’anno il beato Sebastiano Valfrè rinforza i rattoppi e i rammendi.

1706 Genova. La Sindone viene trasferita a Genova durante l’assedio di Torino (giugno-ottobre).

 

1898 (25 maggio - 2 giugno) Prima foto. Ostensione della Sindone dei giorni tra il 25 e il 28 maggio, viene realizzata la prima fotografia della Sindone dall’avv. Secondo Pia. Da quel momento si scoprì che l’immagine sindonica è un negativo fotografico. Iniziarono così i primi studi scientifici soprattutto di anatomia e di medicina legale.

1918 – la Sindone viene occultata in un loculo segreto del Palazzo Reale di Torino, per timore di danneggiamenti durante la guerra.

1931 – Durante l’ostensione per il matrimonio di Umberto di Savoia, la Sindone viene fotografata da Giuseppe Enrie, fotografo professionista.

1933 – Ostensione in occasione dell’Anno Santo per commemorare il XIX Centenario della Redenzione.

   

1939-1946 Avellino. Durante la seconda guerra mondiale, la Sindone viene nascosta nel Santuario di Montevergine (Avellino) dal 25 settembre 1939 al 28 ottobre 1946.

1969 (16-18 giugno). Ricognizione della Sindone da parte di una commissione di studio nominata dal card. Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino. Prime fotografie a colori, eseguite da Giovanni Battista Judica Cordiglia.

1973 (23 novembre). Prima ostensione televisiva in diretta. Nuova ricognizione della reliquia. Prelievi di Max Frei (polveri e pollini) e Gilbert Raes (frammento di tessuto per analisi merceologica)

 

1978 – Celebrazione del IV Centenario del trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino, con ostensione pubblica dal 26 agosto all’8 ottobre. Al termine dell’ostensione dall’8 al 14 ottobre, 40 scienziati, prevalentemente statunitensi appartenenti allo Sturp (Shroud of Turin Research Project), effettuano misure ed analisi per 120 ore consecutive al fine di compiere un’indagine scientifica multidisciplinare.

1980 (13 aprile). Durante la visita a Torino, papa Giovanni Paolo II ha modo di venerare la Sindone nel corso di un’ostensione privata.

1983 (18 marzo). Muore Umberto II di Savoia; per sua disposizione la Sindone è donata al papa che ne affida la custodia all’arcivescovo di Torino.

   

1988 (21 aprile). Ddalla Sindone viene prelevato un campione di tessuto per sottoporlo alla datazione con il metodo del Carbonio 14 (diviso in tre è esaminato dai laboratori incaricati di Tuxon, Oxford e Zurigo). In base a questa analisi, la Sindone risalirebbe al medioevo, ad un periodo compreso tra il 1260 ed il 1390 d.C. Le modalità dell'operazione di prelievo e l'attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone sono però ritenute insoddisfacenti da un numero rilevante di studiosi. Infatti, l'incendio del 1532 ha modificato la quantità di carbonio radioattivo presente nella Sindone, alterandone così la datazione. Inoltre lo scienziato statunitense Leoncio Garza Valdés ha verificato la presenza di un complesso biologico composto da funghi e batteri che ricopre i fili sindonici come una patina e che non è eliminabile con i normali sistemi di pulizia. Nella zona del prelievo altri scienziati hanno trovato fibre di cotone che possono essere state usate per un rammendo invisibile. Tutto ciò permette di ricondurre la datazione della Sindone al I sec. d.C.

   

1992 (7 settembre). Viene effettuata una ricognizione del Telo da parte di esperti invitati a suggerire iniziative ed interventi idonei a garantire la migliore conservazione.

1993 (24 febbraio) – la Sindone è temporaneamente trasferita dietro l’altare maggiore del Duomo di Torino per consentire i lavori di restauro della Cappella del Guarini. La reliquia viene posta in una teca di cristallo.

1995 - Il 5 settembre il cardinale Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino e custode della Sindone, annuncia le due prossime ostensioni, stabilite dal 18 aprile al 14 giugno 1998 (per celebrare il centenario della prima fotografia) e dal 29 aprile all'11 giugno del 2000 (in occasione del Grande Giubileo della Redenzione). Durante l'ostensione del 1998 si svolgeranno a Torino dal 5 al 7 giugno i lavori del III Congresso Internazionale di Studi Sindonici, organizzato dal Centro Internazionale di Sindonologia di Torino. Successivamente il 29 maggio 1998 sono state variate le date relative all'ostensione del 2000 che avrà luogo dal 26 agosto al 22 ottobre.

   

1997 (notte tra l’11 e il 12 aprile). Un incendio provoca gravissimi danni alla Cappella della Sindone. Fortunatamente dal 1993 il Lenzuolo era stato trasferito nel Duomo a causa dei lavori di restauro della Cappella. Questo fatto ha permesso ai Vigili del Fuoco di avvicinarsi alla speciale teca di cristallo per romperla e salvare la Sindone. Il 14 aprile una commissione di esperti, composta anche dal cardinale Giovanni Saldarini, ha esaminato lo stato del Lenzuolo. È stato constatato che nessun danno si è verificato e il cardinale ha confermato le ostensioni programmate per il 1998 e per il 2000 a Torino. Il 25 giugno nella chiesa del SS. Sudario si è svolta un'ostensione privata. In quell'occasione sono state realizzate immagini della Sindone in alta definizione con speciali apparecchiature: serviranno agli studiosi, ma in particolare per il film-documentario ufficiale dell'esposizione. Durante l'ostensione privata  sono state scattate nuove fotografie da parte di Giancarlo Durante. Da questo momento verrà conservata in un luogo segreto.

   

1998 (18 aprile - 14 giugno). Si è tenuta un'ostensione pubblica per celebrare il centenario della prima fotografia scattata dall'avv. Secondo Pia tra il 25 e il 28 maggio 1898. Il 1998 si colloca inoltre a 1600 anni dal Concilio provinciale dei Vescovi della Gallia ospitato a Torino da san Massimo, a 400 anni dall'istituzione della Confraternita del Santissimo Sudario ed a 20 anni dall'ultima ostensione. Una nuova teca è stata realizzata sia per l'esposizione che per la normale conservazione del prezioso lino, che viene tenuto disteso dietro un vetro antiproiettile a tenuta stagna, in assenza di aria e in presenza di un gas inerte. Il lenzuolo è protetto dalla luce e mantenuto in condizioni climatiche costanti attraverso vari sistemi di monitoraggio. Il Santo Padre Giovanni Paolo II si è recato a Torino il 24 maggio ed ha sostato in preghiera davanti alla preziosa Reliquia. Dal 5 al 7 giugno ha avuto luogo a Torino il III Congresso Internazionale di Studi sulla Sindone dal titolo "Sindone e Scienza: Bilanci e programmi alle soglie del terzo millennio". 14 giugno chiusura Ostensione della Sindone. Alcuni giorni dopo viene sistemata e chiusa nella nuova teca.

1999 (venerdi 22 gennaio). C'e' stata una ricognizione della Sindone alla presenza del Custode Pontificio, card. Giovanni Saldarini, e dei membri della Commissione Diocesana per la conservazione. La ricognizione ha fornito risultati ampiamente positivi: la sistemazione nella nuova teca con gas inerte garantisce le necessarie sicurezze esterne e le condizioni ottimali di preservazione della Sindone.

   

2000 (12 agosto 22 ottobre). Ostensione solenne per il grande Giubileo, l’ostensione più lunga della storia. Il 6 novembre una seconda teca, sintesi della tecnologia viene presentata nella sede torinese di Alenia all’Arcivescovo Severino Poletto. Qui la Sindone che viene tenuto disteso in presenza di un gas inerte. La precedente teca basculante verrà usata solo per le Ostensioni. Dal 2 al 4 novembre uno scanner adattato alle necessità è stato infilato tra la parte posteriore del lino della Sindone e il "telo d'Olanda", supporto su cui la Sindone stessa venne cucita dalle suore Clarisse di Chambéry dopo l'incendio del 1532. La lettura con lo scanner è stata effettuata dal prof. Paolo Soardo dell'Istituto Nazionale Galileo Ferraris di Torino. Oltre all'esame con lo scanner, è stata effettuata una serie completa di fotografie, in bianco e nero e a colori, destinate soprattutto alla comunità scientifica. La Sindone è stata riposta nella nuova teca il 22 dicembre 2000.

   

2001 Dicembre. La Sindone nella nuova teca.

   

2002 (20 giugno - 23 luglio). La Sindone è stata sottoposta ad un notevole intervento di restauro che ha comportato la rimozione di quello operato dalle suore Clarisse di Chambéry nel 1534. Tutti i rappezzi sono stati asportati e tutti i bordi carbonizzati dei fori sono stati raschiati via. I fori sono quindi divenuti più grandi e sono stati lasciati scoperti. Sul retro della Sindone è stata cucita, con aghi ricurvi e filo di seta, una nuova tela che risale a una cinquantina d'anni fa. Inoltre è stata effettuata la scansione digitale completa sia sulla superficie dove è visibile l'immagine dell'Uomo della Sindone, sia sul retro che è tornato poi ad essere nascosto dalla nuova fodera. Infine è stata realizzata una documentazione fotografica completa e sono stati operati alcuni prelievi di materiale. Le motivazioni addotte dalla commissione che ha operato (non è stato reso noto però un elenco dei membri) riguardano la riduzione del problema delle pieghe esistenti sul telo, la tensione irregolare e incontrollata provocata dai punti di cucitura e la limitazione dei danni dovuti alla presenza di residui carboniosi. Inoltre le condizioni di pulizia della fodera erano ritenute assai preoccupanti e sotto le toppe si erano accumulati per quasi cinque secoli polvere e detriti, oltre ai frammenti di tessuto carbonizzato. L'intervento ha suscitato notevoli perplessità fra molti studiosi della Sindone: infatti non appariva necessario e urgente un intervento così drastico. Probabilmente sono anche andate perdute diverse possibili informazioni sull'oggetto.

Oggi è sostenuto e cucito ad una nuova tela di rinforzo ed é conservato disteso in una teca a tenuta stagna in un gas inerte, nella Cattedrale di Torino.

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