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MISS VIOLENCE



Regia: Alexandros Avranas
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: MISS VIOLENCE
Titolo originale: MISS VIOLENCE
Cast: regia: Alexandros Avranas – scenegg.: Alexandros Avranas e Kostas Peroulis – mont.: Nikos Helidonides – fotogr.: Olympia Mytilinaiou – suono: Nikos Bougioukos – scenogr.: Eva Manidaki e Thanasis Demiris – cost.: Despina Chimona – interpr. princ.: Themis Panou (il padre-nonno), Reni Pittaki (la madre-nonna), Eleni Roussinou (Eleni), Sissy Toumasi (Myrto), Chloe Bolota (Angeliki), Kalliopi Zontanou (Alkmini), Costantinos Athanasiades (Philippos) – durata: 99’ – colore – produz.: Faliro House Productions – origine: GRECIA, 2013 – distrib. intern.: Elle Driver
Sceneggiatura: Alexandros Avranas e Kostas Peroulis
Nazione: GRECIA
Anno: 2013
Presentato: 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2013 – CONCORSO

È la storia di una famiglia medio borghese della Grecia moderna, composta dal nonno, dalla nonna, dalle loro due figlie (Eleni e l’adolescente Myrto) e dai tre nipoti (Angeliki, 11 anni; Alkmini e Filippos più piccoli). Vivono in un bell’appartamento, all’interno di un signorile condominio e sono, in apparenza, una famigliola felice.

 

Ma, Angeliki, il giorno del suo undicesimo compleanno, mentre si taglia la torta e si fanno i soliti festeggiamenti, si getta dal balcone, ovviamente uccidendosi. Sia la polizia che gli assistenti sociali cercano di individuare i motivi del suo gesto, ma non riescono ad arrivare a niente, anche se trovano banali e inconcludenti le spiegazioni che gli adulti della famiglia forniscono loro, che motivano il tutto come un “incidente”.

Ed allora l’autore cerca di fornirci le immagini utili per darci una spiegazione del tragico evento: il nonno – ancora giovanile, a differenza della nonna – è l’autentico ras della famiglia che è strutturata in forma assolutamente autoritaria: il nonno è “il comandante” e tutti gli altri componenti debbono sottostare ai suoi comandi.

Intanto veniamo a conoscere che l’intera famiglia tira avanti – con un certo decoro che è sopra la media – con un sussidio statale di poche centinaia di euro e con un impiego party time presso un ufficio di contabilità che poi verrà lasciato perché il nonno gli antepone le esigenze dei nipoti (accompagnarli a scuola o dal medico) e questo gli inimica il titolare. Ma tutto questo non lo scuote e il tipo di esistenza rimane lo stesso, con i soliti sfizi golosi (il gelato) e con le gitarelle al mare.

Veniamo poi a scoprire che Myrto (adolescente) è già stata avviata ad una sorta di prostituzione a domicilio: il padre infatti porta la ragazzina in un garage e la concede a due uomini i quali, pur non rimanendo completamente soddisfatti perché “non ride”, lo pagano profumatamente; ed anche lo stesso padre si permette delle passate con la figlia, a suo dire soltanto per “insegnarle” come si agisce. In quell’occasione Myrto dice al padre che ha raccontato tutto ad Angeliki la quale si è ammazzata per non fare la stessa fine (che sarebbe iniziata proprio al compimento degli 11 anni).

L’unica speranza è un intervento della nonna – elemento debole di questo drammatico teorema – e, infatti, sarà proprio lei che colpirà il marito nel sonno e gli conficcherà un coltellaccio nei genitali: in sala è scoppiato un applauso, lo stesso che ci immaginiamo che abbiano fatto i componenti della famigliola quando hanno visto il nonno/padrone in un lago di sangue.

Diciamo subito che in una situazione “disperata” come quella della famiglia in questione, ci aspettiamo questo genere di atti; allo stesso modo di come la moderna società – anch’essa vicinissima alla disperazione – genera attraverso il controllo completo degli individui e nello stabilire le regole in cui la società/famiglia debba funzionare, al fine di manipolare i componenti alla volontà egemone di colui o coloro che detengono il potere.

Il film è ben realizzato, specie quando esamina la situazione della famiglia/società, che sottostà alla volontà di uno solo; quando poi si passa a mostrare gli atti che determinano le turpitudini delle ragazzine costrette ad umiliarsi oltre ogni dire, si cade nella ricerca della spettacolarità e il film perde un po’ della sua credibilità.

Certo che il problema esiste e assimilare il microcosmo familiare all’intera società può essere un modo di interpretare il nostro “oggi”, con i mezzi di comunicazione che determinano le nostre scelte e, di conseguenza i nostri atteggiamenti.

Molto brave le ragazzine che hanno interpretato i ruoli delle nipotine, scabrosi e difficili nella loro presentazione; è ovvio che questa buona riuscita discende da una mano ferma del regista che ha guidato il gruppetto dei suoi attori per realizzare questa discreta performance complessiva. (Franco Sestini)

 


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