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LA NOSTRA METODOLOGIA


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 366 - 2009

L’articolo si trova in Edav n. 366 gennaio 2009, mentre l’articolo completo di trova in Edav n. 33 novembre 1975

 
1. La nostra metodologia NON È solo la base di un metodo per leggere i film o i mass media. Bensì è un complesso di criteri che stanno alla base di un metodo per raggiungere un determinato scopo.
E lo scopo che noi ci proponiamo è la formazione dell’uomo secondo libertà e dignità nel particolare contesto odierno, in cui – soprattutto per mezzo dei mass media – l’uomo è fatto oggetto di pressioni e oppressioni di vario genere e in particolare dell’oppressione mentale, di cui ci si serve per strumentalizzarlo nei vari settori della vita sociale e individuale e quindi anche economica e politica.
2. Dato il preponderante influsso dei mass media in tutto ciò, è stato affrontato sia lo studio scientifico dei mass media stessi, sia quello delle varie scienze e tecniche che confluiscono verso la zona del «fare opinione» nella gente, per portarla a determinati comportamenti (massa).
Tale studio ha portato a una specifica teoria scientifica e a una vera e propria scienza – che è interdisciplinare – della comunicazione di massa. Da tale studio comparato emergono le varie radici del fenomeno massificante prima e strumentalizzante poi; ed è quindi possibile intravvedere, scegliere, sperimentare e applicare soluzioni adatte che affrontino il fenomeno stesso alle radici. La soluzione di massima oggi più idonea è quella della educazione all’immagine (impostata sulla lettura strutturale) e dell’educazione con l’immagine (impostata da una parte sull’istruzione come comunicazione e dall’altra sull’uso specifico dell’immagine tecnica, ch’è sostanzialmente quella dei mass media).
3. Il metodo della lettura strutturale pertanto è il mezzo principale E NON l’essenza della nostra metodologia.
4. Alla base della nostra metodologia, c’è un criterio il quale – nello stesso istante in cui è squisitamente speculativo e teorico, fondato sulla natura stessa intellettiva e operativamente libera dell’uomo – è altrettanto eminentemente pratico.
Vale a dire il criterio del «COSA, COME, PERCHÉ».
5. Tale criterio si applica a ogni livello e a ogni fase dell’operare umano che sia degno di tale nome.
Non è quindi peculiare né del Centro, né della sua metodologia.
La peculiarità eventualmente consiste sia nel riproporre questo criterio come base dell’operare umano in un’epoca in cui l’impegno mentale, il cercare le basi logiche dell’agire sembrano banditi e al loro posto si impongono le strategie della confusione, accuratamente perseguite dagli strumentalizzatori e supinamente accettate dalla massa, sia nell’indirizzare criterio e operare verso le radici del fenomeno odierno di massificazione e di strumentalizzazione, non accontentandosi delle mode correnti e delle teorizzazioni che stanno alla superficie del fenomeno.
6. La stessa «liberazione mentale dell’uomo contemporaneo» che noi operativamente ci proponiamo (attraverso l’educazione all’immagine e con l’immagine) è già un’applicazione operativa di quanto acquisito alle spalle, studiando il fenomeno dell’uomo contemporaneo con il criterio del «cosa, come, perché»; e quindi è già un mezzo o un fine intermedio per giungere all’uomo quale deve essere – libero e cosciente – secondo il piano di Dio.
La nostra azione, nel suo complesso, pertanto, non è precisamente un’azione «culturale»: essa è scientifica nei mezzi impiegati nella ricerca delle cause e delle soluzioni; ed è altamente sociale e pastorale negli intenti, intendendo appunto per «sociale» una società libera e cosciente, secondo i piani di dignità umana disegnati dal Creatore, al posto della «massa»; e intendendo per «pastorale» non l’inquadramento in un sistema di potere mascherato di religioso, anziché di economico o di politico, bensì la qualità che deve contraddistinguere l’azione della religione e della Chiesa – la tensione verso la spiritualità – secondo il fondamentale criterio di Cristo: «testimoniare la verità», quella «verità che ci farà liberi».
 


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