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BELLA ADDORMENTATA



Regia: Marco Bellocchio
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: BELLA ADDORMENTATA
Titolo originale: BELLA ADDORMENTATA
Cast: regia.: Marco Bellocchio – scenegg.: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli –– mont.: Francesca Calvelli – fotogr.: Daniele Cipr์ – mus.: Carlo Crivelli – scenogr.:Marco Dentici – costumi: Sergio Ballo – interpr. princ.: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Brenno Placido, Fabrizio Falco, Gian Marco Tognazzi, Roberto Herlitzka, Giorgio Morra, Federico Fracassi – durata: 115’ – colore – produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz, RAI Cinema e Babe Films – origine: ITALIA FRANCIA 2012 – distrib.: 01 Distribution
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Nazione: ITALIA FRANCIA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – CONCORSO VE69
Premi: 1. PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore/attrice emergente a Fabrizio Falco - 2. Premio Brian

Nella favola “La Bella Addormentata nel Bosco” il “Principe Azzurro” con un bacio d’amore dà vita alla Principessa da anni addormentata: Amore, quindi, che dà vita e non morte. Nelle situazioni rappresentate nel film di Bellocchio si afferma invece la tesi opposta su chi vive in uno stato comatoso si può attuare l’eutanasia come gesto d’amore: alcuni dei   soggetti in coma, in realtà, vengono fatti morire (la giovane Englaro, la moglie dell’Onorevole). È vero che il messaggio viene un po’ edulcorato, la tesi però è questa. Chi si oppone, infatti, viene rappresentato con tutte le sue fragilità che a volte rasentano il fanatismo. Sembra faccia eccezione la figura del medico che fa di tutto per salvare una vita umana consumata dalla droga (esperienza attraverso la quale pure lui era passato), anche perché colpito dalla sua giovinezza e dalla sua bellezza. Forse un giovane barbone raccolto per strada, non gli avrebbe stimolato sentimenti di così alta umanità e di così nobile professionalità. Se pur con garbo, emergono chiaramente le idee parziali del Regista, rivolte in modo negativo e , in certe scene, strumentale, al centro destra, ai giornali di destra, al presidente Berlusconi (presentato come chi sta sul “pezzo” per strumentalizzare) e ai politici diventati ormai una casta di fine impero. Al contrario per il centro sinistra, che a suo tempo, ha vissuto dei tormenti sul problema Eluana Englaro, nulla di nulla. Questo silenzio è un po’ subdolo, perché non si capisce se, politicamente parlando, ritiene irrilevante il loro pensiero o li vuole tutelare positivamente per manifesta simpatia. Ma per Bellocchio cosa significa AMORE? Quali sono i criteri che oggi devono ispirare il concetto di AMORE? Sembra quasi, invece, che egli abbia un forte AMORE per sé ed abbia costruito un film non pensando veramente al tema da trattare (pseudo-tematica ), ma alla dimensione del successo e di cassetta.

 Veniamo al film.

La vicenda/racconto è così strutturato:

1. è evidente l’esistenza di un collante: la reale storia di Englaro e della sua morte raccontata attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Da questi vengono evidenziati i vari passaggi degli ultimi giorni della sua vita e le manifestazioni pro o contro la decisione del padre di farla morire;

2. attraverso questo collante, vengono rappresentate tre storie che trattano il rapporto tra la vita e la morte:

la prima è la storia di un Senatore in crisi di coscienza, perché vuole votare contro una legge che avrebbe dovuto salvare dalla morte la Englaro e ha, nel contempo, paura di perdere l’affetto della figlia (molto legata ai sentimenti religiosi della Chiesa cattolica) che gli contestava la sua decisione di fare morire la madre, ricoverata in ospedale in una situazione irreversibile. La stessa figlia incontra casualmente, durante una veglia di preghiera in strada, un giovane che si prende cura di un fratello con problemi psichiatrici, scatta tra i due il classico colpo di fulmine, e si ritrovano a letto in una stanza d’albergo, a fare sesso. Da qui percepisce la bellezza dell’amore, e comprende che la decisione del padre di far morire la mamma   è dettata da un forte sentimento di amore;

la seconda storia rappresenta un medico che incontra una bella giovane disperata (motivo l’uso di droga) che tenta il suicidio diverse volte, ma l’intervento pronto del medico riesce ogni volta ad impedirglielo . Quando poi potrebbe farlo, non lo attua, perché capisce l’importanza della vita quando qualcuno si prende cura di te in modo fortemente amorevole;

la terza storia rappresenta un'altra ragazza in coma, il cui fratello vorrebbe far morire per portare l’attenzione della mamma su di sé, e che la madre, sperando in un miracolo (prega sempre in modo frenetico, rasentando la follia, ha incubi ed è priva di serenità), vuole tenere in vita ad ogni costo.   Si affida quindi alla religione, alle preghiere e rinuncia ad una vita normale di famiglia e ad una brillante carriera,  tanto da far togliere gli specchi per paura di vedersi. Vive quindi questa sua scelta in modo patologico.

A corollario di queste tre storie viene rappresentata una religione   fredda e distaccata dalla vicenda Englaro (pur sostenendo di tenerla in vita), una classe politica aggrappata al potere per il potere e atteggiamenti fanatici devastanti.

Quindi l’idea del regista che emerge è: “a fronte dei problemi legati alla vita, alle malattie terminali e alla morte, è necessario porsi in un atteggiamento d’AMORE come espressione della propria coscienza e solo questo può indurre a giuste risposte sulle varie situazioni”.

 

Come si diceva però all’inizio, su tutte le problematiche toccate nel film (compresa la liberta di coscienza), il regista non esplicita il suo pensiero, se non in modo velato, barcamenandosi tra le varie posizioni. A meno che egli non intenda per libertà di coscienza fare ciò che si ritiene più utile personalmente in quel preciso momento, senza seguire criteri morali universalmente riconosciuti, come quello della tutela della vita, ora e sempre. Ciò ovviamente non deve significare accanimento terapeutico e eutanasia.

 


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