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LA CITTÀ IDEALE



Regia: Luigi Lo Cascio
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Titolo del film: LA CITTÀ IDEALE
Titolo originale: LA CITTÀ IDEALE
Cast: regia, sogg., scenegg.: Luigi Lo Cascio – collaborazione alla scenegg.: Massimo Gaudioso, Desideria Rayner, Virginia Borgi – fotogr.: Pasquale Mari – scenogr.: Ludovica Ferrario, Alice Mangano – macchinari e disegni: Nicola Console – cost.: Maria Rita Barbera – mont.: Desideria Rayner – suono: Fulgezio Ceccon – mus.: Andrea Rocca – interpr. princ.: Luigi Lo Cascio, Catrinel Marlon, Luigi Maria Burruano, Massimo Foschi, Alfonso Santagata, Aida Burruano, Roberto Herlitzka – durata: 105’ – colore – location: Roma, Siena – produz.: Bibi Film con Rai Cinema – origine: ITALIA, 2012 – distrib. intern.: Rai Trade
Sceneggiatura: Luigi Lo Cascio
Nazione: ITALIA
Anno: 2012
Presentato: 69 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2012 – SETTIMANA DELLA CRITICA

È la storia di Michele Grassadonia, architetto, fervente ecologista, duro e puro, trasferitosi da una ventina d'anni da Palermo a Siena, che lui considera, tra tutte, la città ideale. Da quasi un anno sta portando avanti un esperimento nel suo appartamento: riuscire a vivere in piena autosufficienza, senza dover ricorrere all’acqua corrente o all’energia elettrica. In una notte di pioggia, però, rimane coinvolto in una serie di incidenti e di accadimenti dai contorni confusi e misteriosi. Dal quel momento la sua esperienza felice di integrazione gioiosa nella città ideale comincia a vacillare, così come la sua fiducia nella giustizia.

La vicenda del film, che segna il debutto nella regia dell'attore Luigi Lo Cascio, è intervallata da sogni-incubo e da qualche visualizzazione dei pensieri del protagonista di cui, all'inizio, ci vengono presentate le manie ecologiste che lo rendono insopportabile ai colleghi dello studio. Poi, per fare un favore al titolare dello studio (che deve nascondere alla moglie di avere un'amante tra i dipendenti), torna, dopo otto anni, a guidare un auto (solo perché rigorosamente elettrica e quindi ecologica). Lo fa però in una notte di pioggia torrenziale con una visibilità talmente scarsa che ad un certo punto investe qualcosa che non riesce ad identificare e finisce per fermarsi addosso ad un'altra auto. Ma una volta sceso, non trova traccia della cosa investita. Ripartito dopo aver lasciato sul parabrezza della macchina colpita un biglietto con il proprio numero di telefono (che però vediamo scolorirsi a causa della pioggia), Michele vede un qualcosa sul ciglio della strada, ma tira dritto. Poi ci ripensa e, da ecologista esasperato qual è, torna indietro convinto che sia stato un sacco dell'immondizia. In realtà è un uomo in fin di vita e per di più uno dei personaggi più noti di Siena, il prof. Sansoni, che si scopre però frequentatore di ragazze dai facili costumi come quelle che si intravedono dietro le finestre della villa nei pressi della quale è stato trovato il corpo. Chiamata la polizia, Michele, anche per il fatto di avere la macchina incidentata e aver raccontato una serata piuttosto strana anche se vera, viene indiziato di essere l'investitore di Sansoni, il quale, dopo alcuni giorni in terapia intensiva, morirà facendo scattare nei confronti di Michele l'accusa di omicidio colposo. Da qui la complessa vicenda giudiziaria che lo porterà a rivolgersi a ben tre avvocati uno dei quali (Chiantini, il legale più noto di Siena) accetterà di difenderlo solo nel caso che si tratti almeno di omicidio colposo. Da qui l'ipotesi che Michele "aiuti" addirittura Sansoni a morire. Ma a parte Chiantini, che poi se la intende pure con il pubblico ministero, la versione dei fatti raccontata da Michele sembra sempre meno credibile, nonostante comprenda, ad un cero punto, aiutato dalle opere d'arte senesi (se non andiamo errati uno dei cavalli del Lorenzetti nel Palazzo comunale), che quella notte potrebbe avere investito un cavallo. Finirà per tornare in Sicilia e accettare di essere difeso dall'avvocato, non proprio cristallino, che un tempo difese anche suo padre. Sarà lui che alla fine gli dirà: "Alla luce di tutto quello che è successo, lei lo rifarebbe?". Insomma, merita cercare a tutti i costi di far valere la verità?

In questo senso il film, che è anche l'unica pellicola italiana selezionata in concorso alla Settimana internazionale della critica, vuol essere una critica alla nostra giustizia anche se in gioco c'è molta casualità: un dramma (più che commedia) degli equivoci. Ma nel film c'è di più, anche un po' di giallo (la storia del cavallo, ad esempio, si svela solo alla fine). Strutturalmente, però, le carenze sono notevoli. Non si capisce bene nemmeno il ruolo della vicenda nella vicenda di Alessandra, la bella e altissima ragazza russa. Forse anche lei una delle tante metafore: forse la donna ideale, almeno nelle forme? Forse anche lei come Siena? Ma alla fine, persino la città del Palio sembra non andare oltre la cartolina.

 


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