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L’APPRENTI (L’apprendista)



Regia: Samuel Collardey
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: L’APPRENTI (L’APPRENDISTA)
Titolo originale: L’APPRENTI
Cast: regia: Samuel Collardey - scenegg.: Samuel Collardey, Catherine Paillé - fotogr.: Samuel Collardey - mont.: Julien Lacheray - mus.: Vincent Giraud - suono: Vincent Verdoux, Julien Roig - interpr.: Mathieu Bulle (Mathieu), Paul Barbier (Paul) - durata: 85' - colore - produz.: Lazennec - origine: Francia, 2008 - distrib.: Arté France Cinéma
Nazione: FRANCIA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA

E’ la storia di Mathieu, un giovane studente dell’Istituto Tecnico Agrario, il quale viene inviato a fare uno stage (come si direbbe al giorno d’oggi) presso una fattoria non molto distante dalla scuola, di proprietà di Paul, un contadino di mezza età che manda avanti la proprietà con l’aiuto della moglie e di una figlia più giovane del ragazzo.

Mathieu vive con la madre, separata dal marito e talmente oberata di lavoro da non avere molto tempo da dedicare al figlio; il ragazzo non vede il padre da molto tempo, riceve alcune telefonate ogni tanto, nelle quali vengono fissati degli incontri, ma questi vanno sempre a monte e della cosa il ragazzo ne soffre tantissimo.
Quando, invece, si trova nella fattoria di Paul gli si apre tutta una visione delle cose da fare, come risolverle e quale precedenza dare alle varie incombenze; oltre a questi insegnamenti operativi, il contadino cerca anche di insegnare al giovane le varie tecniche che egli applica e Nathieu le apprende con grande velocità; nella scuola, invece, ha maggiori difficoltà, ma cerca di superarle con spirito di sacrificio, quello spirito che Paul gli ha insegnato e lo ha messo tra i primi posti delle cosa da imparare.
Il rapporto del giovane con Paul non viene mai scalfito da niente: i due – oltre alla moglie ed alla figlia – vivono proprio come se fossero “una famiglia” e questo è ciò che Mathieu desidera più di tutto: l’abbandono del padre e, ancora di più il disinteresse che mostra per l’educazione e la formazione del figlio, sono i crucci maggiori del giovane che li sfoga a Paul, il quale – con la consueta saggezza – prima lo ascolta e poi cerca di calmarne l’arrabbiatura nei confronti del padre, usando proprio le parole che il ragazzo vorrebbe sentirsi dire.
L’anno di apprendistato termina e il giovane si appresta a trascorrere le vacanze con la madre; il saluto che scambia con Paul e con la famiglia tutta è di quelli che prevedono il ritorno ed infatti l’arrivederci è centrato proprio su questo tasto: il giovane ritornerà nel prossimo autunno, magari a titolo diverso da quello dell’anno precedente, in quanto entrambi sono ben disposti al ripetersi dell’iniziativa: lo è Paul, che forse voleva il figlio maschio e invece si è ritrovato la femmina, e lo è pure Mathieu che in pratica non ha un padre e ne desidera ardentemente uno che lo consigli, gli insegni e gli stia vicino in questo delicato momento della crescita.
Pertanto, anche se il film ovviamente non ne anticipa il futuro, ma possiamo essere quasi certi che il rapporto tra Paul e Matheu avrà un seguito e, probabilmente un seguito - utile ad entrambi – che potrevve avere anche sviluppi imprevedibili al momento.
Il film si divide in tre parti: la prima che ci mostra i primi timidi approcci tra il ragazzo ed il contadino: la timidezza del ragazzo è evidente, ma la bonomia e la disponibilità di Paul e degli altri componenti della famiglia, sistemano nel migliore dei modi la situazione e il blocco si conclude con una accettazione del rapporto (prima settimana) ed un arrivederci alla prossima.
Nel secondo blocco, la presenza di Mathieu nel podere di Paul non è più continua, cioè non si ferma sempre a dormire nella casa padronale, ma si sviluppa in alcuni giorni per settimana, in quanto il resto del tempo il ragazzo lo trascorre a scuola e con gli amici (e le amiche): a questo proposito mi è piaciuto moltissimo il modo con cui l’autore tratta l’approccio del quindicenne Mathieu con una ragazzina sua coetanea: i due si scambiano un bacio sulla bocca che dura un’eternità, quasi da entrare nel guiness dei primati, ma questa azione non ha assolutamente niente di morboso, rappresenta solo un “contatto” e infatti la cosa non avrà seguito..
Il terzo blocco riguarda l’ennesimo bidone che il padre tira a Mathier: il ragazzo è andato a trovarlo nella cava di pietra dove lavora e il colloquio tra i due è il simbolo dell’imbarazzo e dell’incomunicabilità : i due non sanno che dire, al massimo riescono a mettere insieme della frasi fatti; insomma un vero e proprio fallimento, che però cercano di salvare con un appuntamento che il padre da al ragazzo, dicendogli che questo avverrà quando lui sarà in ferie, cioè alla fine del mese; il ragazzo aspetta con ansia la telefonata e, quando questa arriva ha l’ennesima delusione: il padre inventa una scusa e rimanda ad una prossima volta – da definire - il sospirato (dal figlio) incontro.
Come c’era da spettarsi, Mathieu, dopo essersi visceralmente sfogato con la madre, ne parla con Paul che è diventato una sorta di confidente, oltre ad essere il suo datore di lavoro; a questo proposito è veramente gustosa la sequenza che riprende i due che costruiscono uno slittino per andare sulla neve e nella prova del mezzo, Paul sta sotto e Mathieu sopra, mentre sfrecciano veloci in un campo innevato ed il tutto termina con una gara a pallate di neve: sono il simbolo vivente della felicità e rappresentano il genitore che insegna al figlio un lavoro manuale per effetto del quale viene costruita “una cosa” e dopo questo oggetto viene testato con successo.
Pur nella sua estrema semplicità, il film propone valori autentici in una società che si sta sfasciando: i genitori si separano e almeno uno dei due se ne infischia del figlio, mentre l’altro è troppo preso dal proprio lavoro per potersene occupare; il figlio dal canto suo, specie in zone rurali, anela una figura maschile che gli mostri i lavori manuali e glieli insegni; in assenza di questa figura il giovane va incontro a depressioni, ribellione ed altre tipiche manifestazioni della gioventù dei nostri giorni che sempre più spesso non trova al suo fianco l’adulto che lo aiuti a confrontarsi con se stesso ed imparare tutte quelle cose che l’educazione scolastica non gli potrà mai fornire.Quindi, per concludere, un film onesto e, in alcuni casi, quasi didascalico nella sua volontà di insegnare; da aggiungere che gli autori strutturano la narrazione con buona precisione e forniscono quindi un prodotto cinematografico tra i meglio riusciti di questa manifestazione, anche per merito dei due bravissimi attori che interpretano i ruoli di Mathieu e di Paul. (Franco Sestini)
 
 
 
 


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