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CUVARI NOCI (Guardiani notturni)



Regia: Namik Kabil
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: CUVARI NOCI (GUARDIANI NOTTURNI)
Titolo originale: CUVARI NOCI
Cast: regia, scenegg.: Namik Kabil - scenogr.: Sanja Dzeba - fotogr.: Vladimir Trivic - mont.: Timur Makarevic - suono: Igor Camo - interpr.: Vahid Piralic (Mahir), Milan Pavlovic (Brizla), Haris Alic (poliziotto), Belma Lizde-Kurt (Zeraldina), Alban Ukaj (panettiere), Armin Bajramovic-Andrijanic (Deni), Namik Kabil - durata: 87' - colore - produz.: SCCA/pro.ba - origine: Bosnia, 2008 -
Nazione: BOSNIA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA

È la storia di due guardiani notturni – Mahir e Brizla – addetti alla sorveglianza di due strutture commerciali, un grande negozio di mobili ed uno di sanitari; il primo è sposato da tre anni ma non ha ancora figli, anche se sembra lui quello che è incinta, viste le nausee che si ripetono a intervalli continui; il secondo, sposato da dodici anni e con un figlio di undici, ha il problema della dieta per poter dimagrire, operazione che gli pesa enormemente.

Di fronte alle due strutture commerciali c’è un palazzone di varie abitazioni, in una delle quali vive un ex militare, veterano della guerra serbo-bosniaca, che è evidentemente uscito fuori di testa e che alterna alle marce militari suonate ad altissimo volume, delle allocuzioni da un terrazzino rivolte ad un fantomatico gruppo di ascoltatori, nelle quali egli incita il popolo a ribellarsi ed a sterminare i profittatori ed i ladri.
L’attività dei due guardiani è contrassegnata dal nulla, tale essendo il daffare che entrambi hanno nel proprio lavoro: le telefonate a casa (che peraltro dopo una certa ora si interrompono per permettere al coniuge di dormire) si alternano con qualche partitina giocata nei momenti in cui si incontrano e con la rituale consumazione del te.
In sostanza non accade niente e le poche cose che avvengono – come la scoperta di un gattino – diventano eventi; durante la notte Mahir ad un certo momento chiama un taxi e si fa portare al Pronto Soccorso in quanto i conati di vomito non gli danno tregua; le chiavi della struttura passano all’amico che, comunque non ha occasione di usarle in quanto non succede niente.
Un altro evento caratterizza la nottata: ad un certo momento, il veterano di guerra, al termine di una delle solite allocuzioni al popolo inneggiante, scaglia una bottiglia di birra contro un congegno di sicurezza e fa scattare l’allarme nel negozio di mobili; arriva la Polizia, rappresentata da un graduato che sembra assai rincitrullito: fa discorsi senza molto senso, si aggira nell’edificio senza la minima logica e, prima di andarsene, consiglia Brizla a stare attento perché tra non molto anche quel quartiere sarà invaso dagli omosessuali; comunque il guardiano, ripetendo forse un sistema in uso ai tempi passati, mente spudoratamente al poliziotto e gli tace molte cose.
Mahir ritorna dal Pronto Soccorso ed annuncia all’amico due cose: anzitutto che all’Ospedale gli hanno detto di non avere nessuna malattia, ma di essere in qualche modo “telepatico” con la moglie che è in effetti incinta ma le nausee le ha il marito; il secondo evento – legato al primo – è l’annuncio che Mahir attende un bambino e quindi si passa alle congratulazioni da parte dell’amico.
Il termine della nottata è contrassegnato dal consueto caffè con briosches e con le ultime considerazioni dei due guardiani: Brizla, ribadisce la sua insofferenza alla dieta e annuncia che uno dei prossimo giorni andrà in un ristorante e mangerà a crepapelle; poi riceve una telefonata della moglie che lo prega di passare a fare la spesa, dettandogli una sorta di lista dettagliata alla quale si aggiunge il figlio con la richiesta di un ovetto Kinder; Mahir dal canto suo, parla con la moglie del proprio disturbo, tacendogli la visita al Pronto Soccorso, e non rispondendole quando la donna gli chiede di dirle che l’ama.
Da notare che entrambi i colloqui dei due uomini con le donne che li attendono a casa, sono come rarefatti in monologhi di poco conto e durante i quali non viene fuori nessun discorso che abbia un valore comunicatorio.
Un altro “come semiologico” è l’uso che l’autore fa della macchina da presa, tenendola quasi sempre ferma con il personaggio al centro dell’inquadratura, senza che l’inquadratura subisca la minima modifica per lunghi secondi: anche questo aspetto del film è – a mio avviso – un sistema per ricondurre la situazione alla solitudine ed alla rarefazione della notte trascorsa in un modo innaturale, cioè non al fianco del coniuge nel letto, ma a non far niente nel girovagare della struttura commerciale.
Il film è condotto da quattro uomini – i due guardiani, il poliziotto e il veterano di guerra – e simboleggia la conduzione della guerra che è avvenuta per mano degli uomini, ma la narrazione non può prescindere dai ruoli femminili – che si percepiscono solo in forma audio – in quanto si vede che sono loro a condurre il gioco dopo la disastrosa guerra che tanto dolore ha arrecato alla nazione.
Il ritmo dell’azione è di un lento esasperante, anch’esso volutamente simile al modo in cui si vedono le cose di notte, senza cioè l’esasperazione e la velocità delle cose che si fanno durante il giorno.
Ecco, il film è tutto qui, non ha una vera e propria tematica, quanto piuttosto una analisi della situazione notturna vista dalle persone che la vivono per lavoro, un lavoro peraltro che non comporta, di norma, nessuna attività e che quindi non può essere appagante.
Bravi gli attori e bravo l’autore; il film però è troppo lento nel suo svolgimento, cosicché buona parte del pubblico abbandona la sua visione poco dopo la metà della narrazione; mi permetto di rilevare che l’autore non si appoggia ad una sceneggiatura valida che, già sulla carta, cerchi una espressione con risvolti tematici e i risultati sono i balbettii di cui sopra ho accennato; comunque l’autore è giovane e può imparare se ne avrà voglia. (Franco Sestini)
 


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