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BELOW SEA LEVEL (Sotto il livello del mare)



Regia: Gianfranco Rosi
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: BELOW SEA LEVEL (SOTTO IL LIVELLO DEL MARE)
Titolo originale: BELOW SEA LEVEL
Cast: regia: Gianfranco Rosi - fotogr.: Gianfranco Rosi - mont.: Jacopo Quadri - suono: Gianfranco Rosi - durata: 105' - colore - produz.: 21oneproductions - origine: Italia/Usa, 2008
Nazione: ITALIA/USA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti
Premi: Premio Orizzonti Doc

Si dice: se vuoi conoscere il livello umano della metropoli, visita i suoi sobborghi.

Il film conferma la verità del consiglio. Ai bordi del mondo ricco, 250 kilometri da Los Angeles, vive una società di barboni: società perché si accettano reciprocamente, si rispettano ed anche si aiutano a sopravvivere. Il territorio è un deserto a quaranta metri sotto il livello del mare. Già base militare, oggi è l’ultima spiaggia di disperati che vogliono ancora differire la loro fine. Chi sono e di che cosa e con che cosa campano? C’è la donna anziana, che accetta la sua condizione e si rassegna a “continuare a mangiare ogni giorno perché c’è al mondo il suo bambino (fatto grande ormai!) che ha bisogno di lei”. C’è ‘’il dottore’’, che con improbabile agopuntura e gesti scaramantici mette in fuga malanni d’ogni genere. Non manca ‘’il matto’’, stralunato e innocentemente bestemmiatore, che maledice tutti e vuol bene a tutti. Ci sono i veri barboni, che fanno niente e, a sentir loro, hanno compiuto imprese memorabili quand’erano giovani. Non poteva mancare, per la cattiva coscienza dell’America!, l’ex marine reduce dal Vietnam, dove aveva fatto e subìto di tutto. Ora veste da donna e colleziona parrucche femminili, che indossa nelle occasioni propizie (quando? laggiù nel deserto?…). Le coppie di amici si formano e si ‘sfasciano’ a seconda che…tira il vento dell’opportunità.

Alcuni sanno fare musica: soli e con il complessino improvvisato si sforzano di mettere in fuga malinconia, nostalgia e soprattutto disperazione. Si trovano “nel nulla e al centro del nulla, sanno che chi, come loro, è entrato là non ne uscirà più! E’ la loro ‘normalità’, liberamente scelta dopo disgrazie che hanno lasciato nel corpo e nel cuore ferite con cicatrici non rimarginabili”. Tali confidenze scambiate tra di loro permettono l’illusione di trovare sollievo nel reciproco sostegno, che il mondo che hanno abbandonato nega loro perché non li conosce (non li vuole conoscere!) neppure.

Il film si fa apprezzare non soltanto come positiva forma di solidarietà rivolta ad esseri umani alla deriva della società, ma anche per il fatto che il regista, partendo da ‘materiale poverissimo e di quasi nessuna importanza, è riuscito a dirigere un documento valido anche sotto il profilo cinematografico per professionalità delle riprese e del commento sonoro. (Adelio Cola)

 


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