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A ERVA DO RATO



Regia: Julio Bressanone
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: A ERVA DO RATO
Titolo originale: A ERVA DO RATO
Cast: regia: Julio Bressanone - scenegg.: Julio Bressanone, Rosa Dias - scenogr.: Moa Batsow - fotogr.: Walter Carvalho - mont.: Rodrigo Lima - mus.: Guilherme Vaz - cost.: Ellen Milet - suono: Virginia Flores - interpr.: Alessandra Negrini, Selton Mello - durata: 80' - colore - produz.: TB Producoes Republica Pureza Filmes - origine: Brasile, 2008
Nazione: BRASILE
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti

Il film, dopo un prologo breve e funereo, si divide in due parti.

PROLOGO. 
 Cimitero: due persone, uno ed una ancora giovani, sono ferme davanti a due tombe, forse pregano. Quando la donna s’allontana, colta da un improvviso malore, cade a terra svenuta. L’uomo si prende cura di lei e la trasporta nel suo negozio fotografico.
PRIMA PARTE
Lei non ha nessuno al mondo, dopo la morte del padre; anch’egli è solo e le offre l’opportunità di rimanere a casa sua per sempre: stia certa che “non le mancherà niente. Tra un tè e l’altro l’uomo la invita a posare come modella delle sue esercitazioni fotografiche: “Saranno soltanto per te e per me”. Lei accetta e il lavoro inizia con pose se non altro molto insolite: riprese del fotografo delle parti intime di lei nelle posizioni più ardite e disinvolte, nelle quali la modella non mostra ripugnanza e l’altro non avanza pretese indiscrete. I due personaggi portano avanti insieme e concludono la prima parte dello spettacolo. Ad un certo punto s’inserisce tra i due un ‘cliente’ indesiderato e ripugnante, il topo del titolo (simbolo sessuale?…), che di notte rosicchia squittendo le foto proprio nelle parti che ritraggono gli organi sessuali della modella. Sconcerto del fotografo e guerra dichiarata al nemico, che però sfugge a tutte le trappole tesegli dall’uomo. Egli ora vorrebbe prenderlo vivo per vendicarsi. Mentre la modella dorme, o finge di dormire, il topo le si introduce sotto le lenzuola del letto e s’annida …proprio là! Lei lascia fare e forse gradisce la visita! Quando l’assalitore è catturato dal fotografo (spinto da…inconfessabile gelosia?…) e da lui orrendamente mutilato, la modella sviene dall’emozione e noi non la vedremo più.
SECONDA PARTE
 Il maschio, non potendo più esercitare la sua ‘arte’ fotografica con la femmina, ripete le medesime riprese eseguite precedentemente ma questa volta su d’uno scheletro umano. Horror e profanazione! Qui ci vorrebbe uno psicanalista per tentare di interpretare la psicologia dei due personaggi del film! Oppure, come qualcuno suggerisce, è sufficiente prendere le ‘cose’ così come il regista le mette in mostra, (evitando in realtà compiacimenti morbosi), senza disturbare lo specialista nell’indagine del profondo dell’animo umano?
 La tecnica e lo stile di ripresa del regista ricorda, (soltanto per i motivi detti!), il grande Manoel De Oliveira: inquadrature studiate come quadri, macchina fissa, nessun effetto speciale, episodi lunghi, pause ‘riflessive’ (protratte al di là del necessario in questo film, ‘strano’, a dir poco), l’uso dell’illuminazione spesso indiretta e del colore tipo pastello, efficacissimi
nella resa delle immagini. 
La colonna sonora è stata scelta con intendimenti semiologici espressivi.  (Adelio Cola)
 


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