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TURELEM (WITH A LITTLE PATIENCE)



Regia: László Nemes
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: TURELEM (WITH A LITTLE PATIENCE)
Titolo originale: TURELEM
Cast: regia, scenegg., scenogr.: László Nemes - fotogr.: Mátyás Erdély - mont.: Péter Politzer - cost.: Edit Szûc - suono: Tamás Zányi - interpr.: Virág Marjai, Attila Menszátor-Héresz, Èva Kelényi, Kálmán Kovács, Endre Ferenczy - durata: 14' - colore - produz.: Inforg Studio - origine: Ungheria, 2007 - distrib.: Havas Films
Nazione: UNGHERIA
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - CORTO CORTISSIMO

È la storia di una ragazza , impiegata in un ufficio, che vediamo poco prima di prendere servizio attraversare un boschetto prospiciente all’edificio e al suo limitare incontrare una persona (forse un uomo) che le consegna qualcosa (forse un medaglione).

Poi la ragazza entra in ufficio e si dedica alla sua normale attività giornaliera: cataloga appunti, scambia dei fogli con altri colleghi e colleghe, prende delle note, il tutto comunque nel più rigido silenzio, senza che lei non parli mai ed anche i colleghi non li sentiamo mai parlare, avvertiamo soltanto una sorta di brusio di fondo assolutamente incomprensibile.
Il film ha la durata di 14’, dei quali oltre l’80% viene occupato da questa lunghissima ed unica ripresa; solo a circa un paio di minuti dalla fine, la ragazza si dirige verso una porta finestra che guarda il boschetto e - con una immagine soggettiva di lei – si vede che all’esterno di questa pace e tranquillità c’è una specie di campo di sterminio nazista, dove si percepisce tutta la brutalità e l’orrore della vicenda: corpi nudi di uomini e donne che sembrano avviati verso un qualche posto, altre persone – ancora vestite – che paiono in attesa di prendere il posto di coloro che vanno a morire, il tutto corroborato da una filza di soldati tedeschi in uniforme da SS.
Sembra quasi che l’autore del film ci abbia voluto ricordare che la nostra apparente tranquillità può venire sempre turbata da qualcosa che la storia ci getta addosso, siano esse tragedie come lo sterminio ebraico o altri avvenimenti del genere.
Opera ben realizzata con una bella interpretazione della ragazza che quasi per l’intero film sopporta un primo piano della macchina da presa che non conosce alternative: e la ragazza, dal nome di Virag Marjai, non perde un colpo. (Franco Sestini)
 


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