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KILLER JOE



Regia: William Friedkin
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: KILLER JOE
Titolo originale: KILLER JOE
Cast: regia: William Friedkin – scenegg.: Tracy Letts tratto dal suo omonimo romanzo – fotogr.: Caleb Deschanel – scenogr.: Franco Giacomo Carbone – mus.: Tyler Bates – mont.: Darrin Navarro – Compositore / Innovatore: Tyler Bates – cost.: Peggy Schnitzer – interpr. princ.: Matthew McConaughey (“Killer” Joe Cooper), Emile Hirsch (Chris Smith), Juno Temple (Dottie Smith), Thomas Haden Church (Ansel Smith), Gina Gershon (Sharla Smith) – durata: 102’ – colore – produz.: Nicolas Chartier and Scott Einbinder per Voltage Pictures / Ana Media – origine: USA, 2011 – distrib.: Voltage Pictures - distrib. Italia: Bolero Film nelle sale italiane 11.10.2012
Sceneggiatura: Tracy Letts tratto dal suo omonimo romanzo
Nazione: USA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso
Premi: Mouse d'Oro

È la storia di Chris, un giovane spacciatore che fa parte di una famiglia veramente “disgraziata”: la madre, che è scappata con un altro, Rex, ha rubato la sua scorta di droga e lui deve racimolare seimila dollari in fretta, perché colui che glieli ha prestati vuole rientrate subito nel credito; né il padre, Ansel, e neppure la sua compagna, Sharla, sono in possesso di tale cifra ed allora l’unico modo per uscire dai guai è puntare sulla uccisione della madre e sulla riscossione della polizza di assicurazioni (50.000 dollari) a favore della figlioletta Dottie.

Di questo viene incaricato un poliziotto che, come secondo lavoro, s’inventa killer a pagamento, Joe Cooper, il quale accetta di occuparsi della faccenda, ma esige un compenso anticipato di 25.000 dollari e qui si blocca la trattativa, in quanto Chris non è in possesso di tale cifra e Joe non accetta di incassare “posticipato”; quando sembra che tutto vada all’aria, Joe nota Dottie, la sorellina minore di Chris e ne rimane colpito per la freschezza e l’innocenza; ecco allora l’offerta che il killer fa al giovane: Dottie sarà usata come caparra in attesa di incassare la somma pattuita.

A questo punto la vicenda si sposta sul modo – in verità assai professionale – con cui Joe prepara e poi esegue l’omicidio: la donna viene strangolata, poi il corpo viene imbevuto di liquore e successivamente l’auto in cui si trova viene incendiata; in sostanza il tutto è completamente irriconoscibile e nessuna investigazione può avere luogo; quindi, come si dice in gergo, siamo in presenza del “delitto perfetto”.

I problemi però non sono finiti: Chris viene sonoramente picchiato dall’originario creditore che non ha nessuna intenzione di attendere i soldi dell’assicurazione; quest’ultima, dal canto suo, da inizio all’apertura della pratica e grande è la sorpresa nel constatare che il beneficiario è il nuovo compagno della donna, Rex.

Tutti i piani saltano ed è proprio Chris che al ritorno a casa dopo la sonora battitura da parte del creditore, vede che Joe, oltre che killer è anche un bravo investigatore ed infatti svela che la nuova compagna di Ansel, Sharla, è in combutta con Rex e sapeva benissimo della modifica sull’assicurazione e che quindi ha fatto il doppio gioco.

Si comincia con i cazzotti che generano grosse ferite molto sanguinanti, per passare poi alle revolverate da parte di Joe e poi di Chris, per finire con la pistola che finisce nella mani di Dottie, la quale compie una vera e propria carneficina; l’ultimo della serie sarebbe Joe, ma il film non ci dice se la ragazza tirerà il grilletto dopo avere tenuto nel mirino il killer, ma ormai la fine sconvolge tutto e la “famiglia”, dopo questa sequenza è distrutta, unica superstite Dottie che avrebbe l’opportunità di andarsene con Joe; lo farà o ucciderà anche lui?

Il film si muove con una narrazione lineare anche se balza da un personaggio all’altro; l’analisi dei personaggi ci induce a ritenere che siamo in presenza di uno spaccato della società veramente “universale” o quasi: Chris è un ragazzo poco più che ventenne il quale spaccia droga ed è inserito quindi nel mondo della malavita a tutti gli effetti; il padre, Ansel, un mezzo beota, è l’unico della famiglia che lavora in una officina, ma viene “usato” dalla compagna, Sharla, e dal figlio per la sua totale incapacità di pensare; la nuova compagna lavora in una tavola calda ma non disdegna di arrotondare lo stipendio con prestazioni occasionali nei confronti di uomini più o meno maturi; Dottie è quella che sembrerebbe la più “integra”, anche per l’età, ma nella sequenza finale si guadagna l’ingresso a pieno titolo nella “famiglia degli orrori”

L’autore ha forse voluto rappresentare l’intera società con questa famiglia? Non ci sono dei segnali chiari in questo senso, ma potrebbe benissimo essere così, stante che le persone che incontriamo nel film non sono dissimili da loro.

Pessimismo totale quindi per questo anziano autore che ci ha inorridito con L’ESORCISTA (1973) e adesso ci presenta una ventina di minuti finali veramente truculenti, con sangue e soprattutto cattiveria che sgorga copiosa da tutti i personaggi.

Forse, a ben guardare, il “meno peggio” della compagnia è proprio il killer, quel Joe Cooper che, di professione poliziotto, dopo il lavoro si cambia d’abito e diventa uno spietato esecutore di sentenze; lui almeno è sempre lo stesso, freddo e cattivo come deve essere uno come lui e quindi non ha nessuno sviluppo, né in senso positivo e neppure in quello negativo.

Quest’ultimo, peraltro, è anche quello meglio interpretato, da uno splendido Matthew McConaughey, il quale sciorina tutto il suo fascino perverso e la sua superiorità nella cattiveria che riesce ad esprimere durante l’intera narrazione. (Franco Sestini)

 


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