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HIMIZU



Regia: Sono Sion
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: HIMIZU
Titolo originale: HIMIZU
Cast: regia, sogg. e scenegg.: Sono Sion; dalla novella “Himizu” di Minoru Furuya – fotogr.: Sohei Tanikawa – mont.: Junichi Ito – scenogr.: Tahashi Matsuzuka – mus.: Tamohide Harada – interpr. princ.: Shota Sometani, Fumi Nikaidou, Tetsu Watanabe, Mitsuru Fukikoshi – durata: 129’ – colore – produz.: Gaga Corporation – origine: GIAPPONE, 2011 – distribuz.: Fandango Distribuzione
Sceneggiatura: Sono Sion; dalla novella “Himizu” di Minoru Furuya
Nazione: GIAPPONE
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso
Premi: PREMIO MARCELLO MASTROIANNI per attore e attrice emergente a SHOTA SOMETANI e FUMI NIKAIDO – Premio Christopher D. Smithers Foundation

Il film è un esplicito invito alle giovani generazioni giapponesi a non demordere nei sogni di vita futura che coltivano.

 

 

 

Rappresenta la storia di un giovane (Sumida) che non ha altro desiderio che vivere una vita insignificante e mediocre. Con l’aiuto, però, di una compagna  di scuola (KeiKo) riesce a riscattarsi e decidere di diventare persona adulta e desiderosa di realizzare i propri sogni.

 

 

 

 

 

 

Il racconto, diviso in tre parti, è introdotto dall’immagine del protagonista che vaga tra le macerie (conseguenza di un terremoto), puntandosi una pistola alla tempia e si conclude con il giovane che, dietro sollecitazione della ragazza, corre a riscattare la propria legalità e umanità insieme alla sua compagna di classe, che gli urla  ripetutamente, insieme a lui che ripete, di “non mollare” rispetto ai sogni da realizzare.

 

 

 

 

 

 

Nella prima parte il racconto evidenzia Sumida rifiutato dal padre (che spesso lo picchia con violenza e senza reale motivazione) e dalla madre che lo abbandona per intraprendere facili costumi. Il giovane si ritiene persona mediocre, incapace di esprimere sentimenti altruistici e di corrispondere le attenzioni amorose di Keiko. L’atteggiamento che manifesta in questa situazioni è di  arrendevole accettazione rispetto a tutto ciò che gli capita;

 

 

 

 

 

 

Nella seconda parte Sumida reagisce ai soprusi e assume un atteggiamento opposto, diventando una sorta di giustiziere nei confronti delle persone malvagie. Uccide il padre e lo seppellisce, allontana tutte le persone che gli volevano bene (amici vicini di baracca), salva un cantante da un giovane che lo stava aggredendo, e tenta di colpire una organizzazione “mafiosa”;  in questi suoi comportamenti, però, non trova alcuna gratificazione, al punto che si convince che il suo futuro sia il suicidio, come soluzione adeguata a tutte le brutture presenti nei comportamenti umani disumanizzati;

 

 

 

 

 

 

La terza parte è tutta dedicata al tentativo, da parte di Keiko (che, nell’arco del film gli manifesta costantemente il suo amore, a volte anche in maniera ossessiva), di recuperare in Samida uno spirito ottimistico verso un futuro da costruire, fondato su valori positivi (la famiglia, i figli, l’aiuto reciproco, i sogni di coppia per una società più giusta, una convivenza più ricca di sentimenti umani).

 

 

 

 

 

 

Val la pena ricordare che il film viene contestualizzato con le ultime sofferenze che hanno colpito il Giappone di oggi, cioè le catastrofi naturali e quelle prodotte dall’uomo (centrali nucleari che diffondono radioattività). Nella vicenda del film frequenti sono i riferimenti a queste dolorose situazioni reali.

 

 

 

 

 

 

L’Idea Centrale che l’autore vuole esprimere può essere la seguente: “è sempre opportuno e conveniente incitare le giovani generazioni a non mollare nel perseguire i propri sogni, ad imparare ad assumersi le proprie responsabilità, a condividere e sostenere rapporti umani più ricchi ed intensi per costruire famiglie con figli che, liberati da ombre e disvalori, possano proiettare i loro sogni e le loro speranze verso un mondo migliore”.

 

 

 

 

Il tono e le azioni di aggressività che volevano rappresentare la cattiveria umana, frequenti nel film, avrebbero potuto essere meno violente. In tal caso il film stesso ne avrebbe guadagnato in credibilità ed avrebbe sicuramente alleggerito le sofferenze del pubblico, a meno che fosse intenzione del regista far soffrire lo spettatore, perché, come nel film sostiene il Professore di scuola, da ogni sofferenza può sempre scaturire una crescita ulteriore. (Rossi Gian Lauro)

 


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