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A DANGEROUS METHOD



Regia: David Cronenberg
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: A DANGEROUS METHOD
Titolo originale: A DANGEROUS METHOD
Cast: regia: David Cronenberg – sceneggiatura: Christopher Hampton – fotografia: Peter Suschitzky – musica: Howard Shore – interpreti: Keira Knightley, Viggo Mortensen, Michael Fassbender, Sarah Gadon, Vincent Cassel – durata: 99' – colore – produz.: Jeremy Thomas – origine: Germania, 2011 – distribuzione italiana: Bim Distribuzione
Sceneggiatura: Christopher Hampton
Nazione: GERMANIA
Anno: 2011
Presentato: 68. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2011 – Concorso

Nel 2007 David Cronenberg cominciò a lavorare all'adattamento cinematografico dell'opera teatrale The Talking Cure scritta nel 2002 da Christopher Hampton. Il complesso e burrascoso rapporto tra Sigmund Freud e Carl Gustav Jung offriva al regista canadese un ottimo spunto per proseguire la sua ricerca sull'identità della persona umana e sui meccanismi psichici che la caratterizzano.

La vicenda del film, che Cronenberg ha ribattezzato A DANGEROUS METHOD, parte a Zurigo nel 1904. Una giovane e affascinante donna, ebrea e di origine russa che risponde al nome di Sabine Spielrein, affetta da una forma di squilibrio mentale, viene ricoverata nella clinica svizzera dell'affermato psichiatra Jung. Questi, che segue le teorie del più famoso Sigmund Freud, inizia a curarla con la cosiddetta “cura parlata”, cioè con sedute psicanalitiche, che sembrano dare subito buoni risultati. Sabine, anche lei studiosa di psichiatria, viene addirittura assunta da Jung come sua assistente per la cura di altri malati. Alla base della malattia di Sabine ci sono le umiliazioni e le percosse che la donna ha dovuto subire da piccola da parte del padre. Ma una sua rivelazione sconvolge lo stesso Jung: la donna afferma che le botte e le punizioni sono diventate per lei fonte di eccitazione che la fanno sentire «abietta, sporca, oscena».

Due anni più tardi Jung incontra a Vienna il suo maestro Freud e gli parla del caso. Freud gli affida in cura un paziente molto particolare, Otto Grass, che con le sue teorie e il suo comportamento totalmente disinibito mette un po' in crisi Jung. Grass, infatti, sostiene che «non bisogna reprimere mai niente», che bisogna seguire la «vera natura» che uno si ritrova, che «la libertà è la libertà». E contesta la monogamia e il matrimonio. Queste teorie spingono Jung ad accettare un rapporto di tipo sado-maso con Sabine. Ma poi, tornato in sé, decide di interrompere tale rapporto, provocando una rabbiosa reazione da parte della donna. Nel frattempo, proprio questa relazione particolare porta Jung ad allontanarsi dalle teorie di Freud, i rapporti con il quale diventano sempre più tesi, soprattutto quando Sabine si rivolge proprio al maestro viennese per perorare la propria causa.

Dopo un viaggio in America di Freud e Jung, si ritorna in Svizzera nel 1910. Sabine si è laureata in psichiatria e porta la sua tesi a Jung. Riprende il rapporto che era stato interrotto. Un rapporto al quale Jung non riesce a sottrarsi, anche se diventa per lui fonte di sensi di colpa.

Due anni dopo, a Vienna, Sabine incontra nuovamente Freud e solidarizza con lui (in nome anche della comune origine ebraica) contestando le tesi di Jung. Il filo che teneva uniti discepolo e maestro si spezza definitivamente. Alla fine ritroviamo Sabina, che si è sposata ed è incinta, che va a salutare Jung per l'ultima volta. Poi la donna se ne va verso il suo destino, lasciando Jung in uno stato di profonda depressione.

Il racconto ha una struttura lineare e si snoda in quattro grossi periodi che vanno dal 1904 al 1912. Nonostante il grosso peso narrativo dei tre personaggi principali, si può dire che il vero protagonista del film è Jung. Chi è Jung? Un affermato psichiatra, ben sicuro delle sue teorie, che però viene messo in crisi da un'esperienza di vita. Ciò lo porta a rompere con il suo maestro, di cui contesta il pansessualismo in nome di motivazioni più profonde e “spirituali”, ma anche, a causa delle convenzioni sociali, con quella donna che aveva illuminato la sua vita e che lui definisce un «gioiello prezioso».

Il film ha senza dubbio delle preoccupazioni di tipo storico. Ne sono prova le didascalie finali che informano sulla sorte dei personaggi. Ma diventa anche occasione, come detto, di riflettere sul valore dell'esperienza che può modificare le teorie e portare ad una conoscenza più profonda di sé. E anche sul conflitto tra razionalità e convenzioni da un lato e impulsi misteriosi che provengono dal labirinto della mente umana dall'altro. (Olinto Brugnoli)

 


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