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Lourdes e la critica: film dal finale aperto o rassegna della libera interpretazione?


di ANDREA FAGIOLI
Edav N: 377 - 2010
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso

Tutti d’accordo o nessuno d’accordo? Il film che piace a tutti o che alla fine non piace a molti? Non è facile districarsi tra i fiumi d’inchiostro, reale e virtuale (molte recensioni viaggiano ormai in rete), versati per il film LOURDES, della austriaca Jessica Hausner, uscito furbescamente nelle sale italiane l’11 febbraio scorso nel giorno in cui la Chiesa celebra la prima apparizione della Madonna, nel 1858, alla giovane Bernadette Soubirous.
«Miracolo cinematografico, cattolici e massoni sono d’accordo su Lourdes», scrive Camilla Baresani su Sette del Corriere della sera, l’11 febbraio stesso (1), dopo aver visto il film assieme a Luigi Pruneti, Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam (ovvero il capo di una delle piú importanti istituzioni massoniche italiane), e poi con padre Horacio Brito, rettore dei Santuari di Lourdes, a Roma per accompagnare dal Papa una delegazione di hospitaliers, i volontari che si occupano di smistare, aiutare e far da interprete ai pellegrini in visita a Lourdes. «Entrambi, il Gran Maestro e il Rettore, hanno trovato nel film – racconta la Baresani – scene che rappresentano le proprie convinzioni in materia di miracoli».
«Il “miracolo” di un film che piace ad atei e cattolici», si legge il giorno dopo nel sito Sussidiario.net ad opera di Antonio Autieri. «Un film che – spiega Autieri – presentato alla Mostra di Venezia, non ottenne premi ufficiali ma curiosamente fu apprezzato da atei, laici, cattolici. Tanto da vincere il premio Brian, dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, e il cattolico premio Signis 2009. Un caso piú unico che raro».
Ma lo stesso giorno, sul Corriere della sera (2), Vittorio Messori dice di non essere assolutamente d’accordo. A lui, LOURDES, non è proprio piaciuto e parla, a proposito del film, di un «ateismo radicale» che «sta nell’annuncio che il cristianesimo è morto, perché proprio la cartina di tornasole di Lourdes rivela che sono morte le tre virtú teologali che lo sorreggevano: morta la Fede, morta la Speranza, morta anche la Carità, malgrado le apparenze di chi, come i volontari, sembra esercitarla. Ma per amore di sé, non dei bisognosi. Per sfuggire alla noia, per trovare un senso o un marito, piú che per aiutare il prossimo». La regista, a giudizio di Messori, «ha le sue ragioni, cui va il nostro rispetto. Ma, attorno alla Grotta – quella vera, non quella della ex allieva delle suore che ha perso la fede – c’è un braciere che continua ad ardere, simboleggiato dalle mille candele accese giorno e notte, da 150 anni. Non c’è il cero ormai spento, o solo fumigante, che vorrebbe questo film, tanto eccellente nella tecnica quanto unilaterale nei contenuti».
Famiglia cristiana, il 14 febbraio (3), parla di «Miracolo dentro al cuore» definendo il film «controverso ma rispettoso», destinato a far discutere come tutti quei casi in cui «a toccare i temi delicati della fede sono cineasti non credenti».
Ciò che colpisce di LOURDES, secondo il settimanale dei Paolini, «è il taglio asciutto, allo stesso tempo rispettoso o oggettivo: né pro né contro i miracoli e, piú in generale, la devozione religiosa. Il pregio (e contemporaneamente il limite) del film è che tutto dipende dal punto di vista di chi guarda le immagini, filtrate con voluto distacco dalla regista».
Anche don Gabriele Pedrina, in una delle pur buone schede curate dall’Acec per questo film, parla di un «finale aperto ai piú diversi esiti», che «sembra affidare a noi la possibilità di quel miracolo che cambia la croce in vita».
«E se nel finale non è chiaro cosa è realmente successo a Christine, non è affatto un male – si legge ancora su Sussidiario.net –: se si perde in un aspetto (banalmente) edificante, ci si guadagna in libertà. A ognuno il compito di paragonarsi col Mistero».
Cineblog.it (4), dopo aver definito il film della Hausner «la vera sorpresa del 2010», «un’esperienza cinematografica come non se ne vedeva da tempo sugli schermi», fa sapere che LOURDES «non è un film facile da decifrare: cosa che, fra l’altro, è una carta a suo favore, non perché sia criptico o difficile da digerire ma perché è inattaccabile innanzitutto da ogni gruppo, laico o credente che sia».
«La Hausner non da risposte, non rivela, e, per questo, ognuno può scegliere la sua risposta; con studiata ironia e situazioni con finali folcloristici, lascia aperto il tema della fede», si legge su Nonsolocinema.com (5). Altri critici parlano di «un’opera che lascia a ciascuno piena libertà d’interpretazione».
Per noi non è cosí. Allora partiamo proprio dalla lettura strutturale del film, frutto di un lavoro condiviso da parte del gruppo di Edav che ha partecipato all’ultima Mostra del cinema di Venezia.

 


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