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Veline, velone e compagnia bella


di FRANCO SESTINI
Edav N: - 2010

Anzitutto chiariamo il senso della parola usata: velina è un tipo di carta molto sottile e semitrasparente; la parola è stata poi usata nel campo giornalistico per indicare “una notizia da pubblicare” e infine è diventata – per merito di Antonio Ricci – il nome assegnato alle vallette del programma televisivo “Striscia la Notizia”; ma l’origine di “valletta” nasce dai programmi a quiz primo fra tutti “Lascia o Raddoppia” di Mike Buongiorno.

Se il termine velina viene usato per belle e giovanissime ragazze, il termine “velone” – forma direi quasi dispregiativa, sia pure in senso bonario – viene usato per anzianotte signore ultra sessantacinquenni che desiderano sgambettare e mostrarsi nelle pose audaci allo stesso modo di come fanno le loro quasi omonime nipotine; a questo proposito mi sono imbattuto in questi giorni in uno “Station Breack” che richiama l’attenzione degli spettatori sulla prossima partenza di una trasmissione dal titolo, appunto, di Velone, che ricerca nuove concorrenti che suppliscono alla ineluttabile cedenza della carne con uno spirito ed una verve sempre altissimi: presenterà Enzo Iacchetti.

Quindi abbiamo dato un significato alle “veline”, uno alle “velone” e adesso occupiamoci della “compagnia bella” e qui devo riferirmi ad una trasmissione di cui ho già avuto modo di parlare e che non vorrei che fosse considerata come una mia ossessione: è una cosa vergognosa, magari come tante altre, ma in più è pericolosa, molto pericolosa; mi riferisco alla trasmissione condotta da Rita Dalla Chiesa, “Forum”,  che nel campo delle veline presenta una situazione più complicata: formalmente sono due uomini, la cui caratteristica principale è quella di essere in possesso di una grossa dose di ignoranza (nel senso che ignorano, sia chiaro) e che proprio per questa loro “dote”, risultano funzionali alla trasmissione.

Ma la cosa si complica se poi ci mettiamo tutta la pletora del “finto pubblico”, persone cioè che sembrano ospiti della trasmissione ma che in realtà sono, nella stragrande maggioranza,  attori che agiscono all’interno dello studio per movimentare la situazione; questa moltitudine di gente è caratterizzata da una realtà comune a tutti loro: sono in possesso della stessa ignoranza di cui ho accennato a proposito dei due “velini”!!

Entrambe le ”ignoranze” – quella dei due velini ufficiali e quella del pubblico attore – diventano estremamente importanti per la trasmissione perché hanno l’aria di rappresentare “l’uomo della strada”, con tutta la sua carica di semplicità o, se preferite, quello che in giurisprudenza viene chiamato “il buonsenso del padre di famiglia”.

Ma poiché mi auguro che non tutti i miei lettori avranno dimestichezza con questo format, in onda su Canale5 dalle 11.00 alle 13.00 e dopo su Rete 4 fino alle 14.30, sarà bene che fornisca qualche spiegazione; anzitutto il titolo “Forum”, mi viene così decrittato dal fido dizionario Devoto-Oli: “riunione pubblica per discutere argomenti importanti”. E fin qui possiamo anche essere d’accordo, perché gli argomenti che vengono trattati sono di grande interesse etico, sociale e molto spesso familiare, ma  comunque quasi sempre  di carattere moraleggiante.

Il via alla discussione arriva da due “litiganti” che chiedono giustizia circa una controversia che hanno in corso; uno di loro – lo chiameremo il “citante” – chiede danni al secondo – che chiameremo “citato – il quale ovviamente li rifiuta per una qualche motivazione. Nella prima parte della trasmissione, il citante – alla presenza del “giudice” incaricato di decidere – spiega i motivi del ricorso, quasi sempre interrotto dall’altro, che poi dovrà spiegare le sue ragioni di rifiuto dei danni e verrà altrettanto spesso interrotto; udite queste due semplici storielle, il giudice si ritira per stilare una sentenza sulla base dei codici e la scena, a questo punto,  appartiene soltanto al pubblico ed ai velini, ed è qui che l’ignoranza (nel senso di non conoscere, ma anche nel senso della mancanza di educazione)) la fa da padrona.

Ognuno infatti, tira fuori il peggio e s-ragiona a livello del “Bar Sport” urlando a squarciagola il proprio pensiero sul motivo del contendere, controbattuto da altri che – usando lo stesso criterio, cioè urli e poco “gnegnero” (traduzione: cervello) – confutano quanto detto e cercano di far prevalere la propria idea; in questo urlio generale, i due velini che hanno l’incarico di portare in giro per lo studio il microfono, molto spesso, avendo in mano lo strumento adatto, si sovrappongono alle altre voci e sparano le loro sciocchezze; la conduttrice, Rita Dalla Chiesa, alcune volte interviene per porre freno agli strepiti della platea e, quando impugna il microfono, lo fa in modo da non essere disturbata e lasciandosi andare a delle sonore sciocchezze, sotto il profilo della psicologia umana: però non dimentichiamoci che sono le fesserie della conduttrice e quindi hanno valenza; non so se mi spiego!!!

Tra le fesserie del pubblico e degli addetti (velini e conduttrice) si stabilisce una sorta di torto o ragione, dettato solo dalla partigianeria e dalle prese di posizione più viscerali e incoerenti che si possano immaginare; c’è poi una “bilancia” che – attraverso le telefonate del pubblico a casa – pende, e quindi da ragione, a uno o all’altro concorrente.

Poi, finalmente, rientra il giudice che sciorina una sentenza suffragata dal numero degli articoli del codice utilizzati per giudicare e, guarda caso, quasi sempre è molto diversa da quella della ”gente”, ma nessuno ci fa caso, nessuno s’indigna per il giudizio difforme da quello del “popolo”: diciamola tutta, perchè a nessuno interessa la sentenza del giudice che, a quanto mi è dato sapere, diventa addirittura cogente per il “perdente” in virtù di una precedente sottoscrizione di sottomissione firmata dai due concorrenti.

Non c’è nessun commento alla sentenza del giudice (per fortuna almeno questo ci viene risparmiato), ma solo perché si parte subito a parlare di un’altra causa ed a presentare altri due litiganti; e così la ruota continua a girare.

Ma chiediamoci cosa rimane alla gente che vede la trasmissione: anzitutto che ognuno ha pieno diritto di parlare su questioni della massima importanza e serietà, tipo litigi tra coniugi o tra figli e genitori, ed inoltre ha pieno titolo oltre che a commentare la vicenda umana sottostante, anche a “sputare sentenze” ovviamente prive di qualsiasi buon senso.

Ed inoltre, la gente, il telespettatore, riceve l’idea che la trasmissione sia “piena” di gente di cultura, in quanto tutti coloro che intervengono sulla materia, per il solo fatto di parlare dalla TV, diventano degli “esperti” e quindi le parole che vengono pronunciate diventano “pillole di saggezza” per gli ascoltatori.

Capite quindi il motivo per cui mi scaglio reiteratamente contro questa trasmissione? Capite il danno che continua a fare questa trasmissione – non da sola, ma insieme ad altre del genere, ovviamente – nel processo finzione/realtà tipico dei mass-media: in questo caso noi prendiamo per esperti coloro che non lo sono e quindi contrabbandiamo la finzione con la realtà: in sostanza, è il mezzo che conferisce dignità di esperto a qualunque cialtrone venga presentato sotto questa veste e noi lo subiamo in tale verste se non facciamo una apposita “lettura” del messaggio che ci perviene dalla trasmissione e mettiamo ogni personaggio al suo posto!!

C’è poi un’altra conseguenza: questo modo di “discutere”, adottato anche da altre trasmissioni, ci induce a farlo diventare “sistema” per ogni nostro incontro nella vita reale: dalla banale assemblea condominiale alle riunioni di maggiore spessore, non esiste più il “vecchio” sistema del parlare uno per volta, ma l’interruzione a chi parla è diventata sistema e la confusione dei vari interventi diventa confusione di idee e di proposte.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro e comunque invito ogni telespettatore che si pone di fronte al suo apparecchio a  chiedersi, aprioristicamente,  quale “birbonata” ci stanno per propinare; magari così non sarà, ma è meglio aver paura che buscarne, dice un proverbio delle mie parti e quindi è preferibile una difesa catenacciara ad una apertura, anche parziale, alle nefandezze che la televisione tende a propinarci. Chiaro il concetto??

Franco Sestini

 


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