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SORELLE MAI



Regia: Marco Bellocchio
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Edav N: - 2010
Titolo del film: SORELLE MAI
Nazione: ITALIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - Fuori Concorso

Il film è composto da sei episodi che si riferiscono alle stesse persone che ruotano attorno alle sorelle Mai, due anziane donne che vivono a Bobbio. Sono le zie di Pier Giorgio e di Sara, madre della piccola Elena. Accanto a loro un amico di famiglia, Gianni Schicchi, che fa da amministratore ai beni delle anziane signore.

Va detto che il film è nato da riprese realizzate nei sei anni che vanno dal 1999 al 2008 dal gruppo di “Fare Cinema”, la scuola di cinema messa in piedi da Bellocchio nella sua Bobbio, con la partecipazione di amici e familiari del regista. I riferimenti autobiografici risultano pertanto evidenti. La genesi del film, che rappresenta lo sviluppo del precedente Sorelle, rende problematica l'unità strutturale e quindi tematica. Tuttavia, senza riferire per filo e per segno tutti i risvolti delle vicende dei vari episodi, è possibile cogliere alcuni elementi che rappresentano il filo tematico dell'opera.

Una prima chiave di lettura è data dalla citazione, ripetuta più volte, del brano di una novella di Cecov. È Pier Giorgio che la legge, quasi assillato da quelle considerazioni. Nel brano si parla di una città che esiste da 200 anni e che è abitata da centomila persone, ma in 200 anni nessuna di queste persone è diventata un santo, un eroe o uno scienziato; nessuna che sia emersa suscitando magari la gelosia della gente o il desiderio di emulazione.

In secondo luogo in tutti gli episodi possiede un forte peso strutturale l'ambiente culturale e familiare. Le vecchie zie, che sono rimaste zitelle a causa di una situazione familiare difficile, vivono nella casa di famiglia a Bobbio e sembrano rappresentare quel legame col passato e le tradizioni che i più giovani vorrebbero spezzare ma che rappresenta un polo d'attrazione imprescindibile.

Pier Giorgio e Sara, infatti continuano a scappare da Bobbio. Entrambi hanno tentato la carriera dell'attore: il primo a Roma, la seconda a Milano. La piccola Elena, invece è rimasta con le prozie e frequenta la scuola a Bobbio. Ma ecco che Pier Giorgio fa ritorno con la fidanzata, Irene, per chiedere alle zie una firma di garanzia per un mutuo che dovrebbe servirgli a intraprendere una nuova attività.

Più tardi anche Sara ritorna. Ha finalmente ottenuto una parte in uno spettacolo teatrale ed ora vorrebbe portare Elena a Milano con lei. Ma l'appartamento di Milano è troppo piccolo e quindi Sara vuole vendere la sua parte di casa a Bobbio per poterne acquistare una più ampia.

Entrambi quindi ritornano per necessità, per poi ripartire, forse per sempre. Ma qualcosa li riporta sempre al punto di partenza.

Particolarmente importanti sono due oggetti che possiedono un valore simbolico: l'anello di fidanzamento per Pier Giorgio e la collana per Sara lasciati loro dalla madre delle zie. Quando Pier Giorgio ritorna con Irene e dice di volersi sposare, le zie gli consegnano l'anello, ma poi il giovane parte e l'anello rimane nella casa. Anche Sara ha ricevuto la collana, ma poi si vede che il gioiello è ancora nella casa, custodito da Elena. Sembra che questi due oggetti siano dei pegni, qualcosa che tiene legati i protagonisti, quasi inconsciamente, nel bene e nel male, a quella famiglia, a quella terra. Lo stesso discorso vale anche per Elena: Sara vende la casa per portarla a Milano con lei, ma poi vediamo che la bambina continua a frequentare la scuola a Bobbio.

Altra considerazione: nei primi due episodi prevale il personaggio di Pier Giorgio (nel primo si prende cura della nipotina, nel secondo ritorna per ottenere il mutuo); poi entra in scena Sara, per la vendita della casa. Entrambi partono per realizzare i loro progetti. Ma alla fine li ritroviamo entrambi a Bobbio, ancora lì, forse per sempre. E allora viene in mente lo sfogo di Pier Giorgio con la sorella: i loro sogni erano diversi, ma forse il loro destino è quello di diventare, lui, un direttore d'albergo, e, lei, una dirigente dell'ufficio turistico di Bobbio.

È la fine dei sogni, la consapevolezza di essere come quelle persone della novella cecoviana che non riescono ad emergere dal grigiore della vita di provincia.

E viene il sospetto che l'ultimo episodio, che vede Gianni Schicchi fare una rappresentazione di un addio (l'uomo in frack) e lo vede sparire tra le acque del Trebbia, voglia suggellare definitivamente tale destino. Gianni aveva consigliato a Sara di lasciar perdere tutto, di ritornare a vivere a Bobbio e aveva tentato di far “legare” Pier Giorgio con una ragazza del posto. Poi aveva sposato lui quella ragazza. Adesso se ne va, mentre sulla riva del fiume restano Sara ed Elena, Pier Giorgio e la ragazza. La sua sparizione, il suo addio (si noti la canzone di Domenico Modugno sui titoli di coda) è forse il modo per legare definitivamente i due fratelli al mondo delle loro origini?

 


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