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HORA PROELEFSIS (HOMELAND)



Regia: Syllas Tzoumercas
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: HORA PROELEFSIS (HOMELAND)
Titolo originale: HORA PROELEFSIS
Nazione: GRECIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - Settimana della Critica
TERRA MADRE è la traduzione del titolo.

Grecia, ieri, al tempo della Giunta. Sullo sfondo delle masse popolari che esprimono amor di patria con manifestazioni di protesta che spesso degenerano in violenza, ci viene raccontata la storia d’una numerosa famiglia, nella quale fin dall’inizio del film veniamo conoscere i rappresentanti di quattro generazioni. Il nonno è ammalato e i figli bisticciano (a chi tocca accudirlo e prendersi cura di lui nella casa di riposo? Sceglieranno un’infermiera, giovane ma esperta. Dei figli sposati nessuno vive tranquillo, ognuno ha problemi, compresi quelli ci cuore (uno s’innamora dell’infermiera del padre), un’altra (che è tra i due-tre personaggi maggiormente ‘inseguiti’ dalla cinepresa che le sta sempre addosso), sposata e con due figli preadolescenti,litigiosi è nevrastenica e imprevedibile; il figlio giovane non ancora sposato ama a modo suo, bacia e ferisce a sangue. Partecipa alle insurrezioni antiregime ma è deluso dallo scarso successo. La tristezza lo porterà al suicidio per disperazione; la sua donna tenterà di salvarlo ma non trova chi le porga un aiuto. Quest’ultima, che è sequenza finale del film è commentata dalla canzone f.c. che corrisponde alla lezione scolastica impartita dalla sorella insegnate che dagli allievi ottiene due risposte qualificate alle sue domande. “Che cos’è la libertà? Che cos’è la felicità?” Condotti quasi per mano da lei risponderanno che libertà è parola che si oppone a schiavitù e che libertà OGGI è avere bisogno di aiuto e non trovarlo. Ricordando le sommosse popolari di origine sociale politica assumono un significato eloquente. Una circostanza famigliare viene evidenziata con forza: i suoi membri si ricompattano soltanto in occasione d’un funerale. La scelta del nonno fa impressione. Egli è ammalato grave ma ‘segnato’. Poco tempo gli rimane e le cure possono essergli amministrate anche a casa. Da essa tenta due volte la fuga, addolorato e nauseato dalla mancanza di pace che regna in casa. La quarta generazione ha il suo campione in erba nel neonato, che gli adulti hanno deciso di affidare per legge in adozione. Così tanto tempo si dovrà aspettare prima che la vera libertà e la felicità vera trionfino finalmente? Le inquadrature finali riprendono le sfilate pacifiche e ordinate di tutte le categorie sociali, precedute dal clero con solenni paramenti liturgici. Il film, da questo punto di vista, è ad inclusione: iniziava con un’assemblea liturgica nella quale l’officiante suggeriva ai fedeli di fare tre volte il segno della croce, al quale faceva seguire la recita a voce alta del “Padre nostro”. L’intreccio religione/politica/amor di patria e amore umano, stranamente (ma non troppo) conviventi in famiglia e in genere nella società (amore/’odio’) )hanno provocato nella generazione che sta per spegnersi nella storia (il nonno) confusione e perdita d’equilibrio psichico circa la gerarchia, se non addirittura l’esistenza, di antichi valori e convinzioni.

La regìa tiene bene in mano le fila del lungo film, il montaggio, all’inizio apparentemente caotico, si chiarisce man mano con il tempo di proiezione che passa, la recitazione degli interpreti è di alto livello, pur ammettendo che certe situazioni sono al limite e qualche scena sopra le righe (sono esagerazioni eccezionali nel complesso della credibilità generale), il commento musicale ha carattere di denuncia con venature pessimistiche.

Il rimpianto della pace ad ogni livello è sincero, come pure il richiamo ai sacrifici che essa esige per regnare tra gli uomini ‘di buona volontà’. (Adelio Cola)

 


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