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SVINALANGORNA (BEYOND)



Regia: Pernilla August
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: SVINALANGORNA (BEYOND)
Titolo originale: SVINALANGORNA
Nazione: SVEZIA
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - Settimana della Critica

LEENA, donna di mezza età con marito affettuoso e due adorabili figli, ha tutto per essere felice, eppure è triste e malinconica. Vittima di traumi psicologici infantili, non è mai riuscita a dimenticarne la causa, il difficile rapporto con sua madre. Adesso che la responsabile del male è gravemente ammalata e che desidera di rivederla, ella vorrebbe non concederle tale soddisfazione. Ma…è la mamma che la vuole accanto al suo letto d’ospedale; come può negarle una visita? Il marito la convince e la famiglia parte per accontentare la moribonda. Per Leena è un’impresa eroica! Quando l’ammalata le chiede di portarle “il papà”, morto alcoolizzato dopo averla sempre offesa e trattata con violenza e cattiveria, l’accontenta portandole l’urna cinerario del marito. Vorrebbe anche le fedi nuziali lasciate a casa; la figlia gliele infilerà all’anulare sinistro dopo la morte. In casa sua vengono trovate le fatture da saldare (“per la prima volta nella mia vita è la stessa cosa pagare e non pagare!”, aveva scherzato la madre quando le chiesero spiegazione). Trovano anche altre carte firmate da lei, con le quali acconsentiva ai servizi sociali di affidare il figlio a qualcuno (“egli finirà vittima per overdose”): Arriva il momento, quando la madre cercherà di avanzare attenuanti alla sua condotta di tanti anni prima, in cui la figlia grida la sua sdegnata filippica contro la madre. Quest’ultima esprime un ultimo desiderio, oltre a quello di “metterla a ‘riposare’ assieme al marito!”: fumare per l’ultima volta. Non si può rifiutare di esaudire l’estremo desiderio d’una moribonda. Leena trascina il letto della madre sul davanzale della finestra e le accende l’ultima sigaretta. Quando muore, la figlia non l’abbandona, le intreccia le mani, la sistema sul letto con cura e…(non ce l’aspettavamo!) si commuove fino alle lacrime. L’ultima sua espressione è:”Mamma!”. Così finisce il film. Leeena abbracciata al marito e ai due figli ripete più volte con singhiozzi:”Dovevo essere presente…Ho rimorso di non aver fatto tutto quello che avrei potuto…avrei dovuto fare meglio per lui…”: si riferisce alla perdita del fratello suicida.

Le sequenze dei litigi e degli scontri violenti tra i suoi genitori, le sue relazioni conflittuali in particolare con la madre, l’amicizia con i vicini e la benevolenza dimostrata dai medesimi, e soprattutto la sofferenza continua e traumatica patita da Leena bambina sono narrate con la tecnica narratologica del metafilm. Il montaggio alterna i due piani temporali, presente e passato, con grande efficacia e maestria. La recitazione dei personaggi adulti, compresi, anche se con risultati minori nei difficili ruoli loro affidati, dai genitori della protagonista, è convincente; quella di Leena adulta è altamente professionale. Certe insistenza fotografiche della regista smorza talvolta l’efficace recitazione volutamente rallentata e spesso ‘fermata’ su primi piani e particolari ‘accademici’. La performance di Leena bambina è, sto per dichiarare, perfetta, anche in grazia della sua estraneitò a scuole accademiche: è stata intelligente e docilissimo ‘strumento’ in mano della regista. Il commento musicale, che non ignora neppure un notturno di Chopin, è conveniente e ben scelto. Il film si svolge quasi sempre in interni: abitazioni e ospedale.

Le conseguenze negative e i danni causati da traumi psicologici subitì nell’infanzia sono difficilmente riparabili. Certe piaghe non cicatrizzano più. La verità la conoscevamo. Il merito del film non consiste nella scoperta d’una certezza che fa parte della scienza comune, ma nel MODO con il quale è stata ribadita e confermata.(Adelio Cola)

 


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