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NOIR OCEAN



Regia: Mario Hansel
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Edav N: - 2010
Titolo del film: NOIR OCEAN
Titolo originale: NOIR OCEAN
Nazione: BELGIO
Anno: 2010
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 -Giornate degli autori

È la storia di Massina, giovane marinaio della Marina francese, che, imbarcato sulla fregata Sirocco nell’estate del 1972, entra in contatto, nel bene e nel male, con gli altri uomini a bordo (tra cui gli amici Moriaty e Da Maggio), ma anche con un cane (Giovanni), e assiste a uno degli esperimenti nucleari di Mururoa, nel Pacifico, ignaro dei pericoli e delle conseguenze.

 

Precisato che il protagonista è a nostro giudizio Massina e non i tre commilitoni amici, va detto però che il film inizia con Moriaty da piccolo (ma che sia lui lo sapremo solo a un certo punto) intento ad attraversare un fiume per andare a scavare sotto un albero, sull’altra riva, dove è nascosta una scatola metallica all’interno della quale c’è un foglio con su scritto (ma anche questo lo sapremo a un certo punto): «Chi ha il coraggio di attraversare il fiume avrà una vita bella».

In realtà la vita a bordo è tutt’altro che bella, i rapporti tra gli uomini dell’equipaggio non sono facili (Massina sarà pestato da un motorista, Da Maggio viene sempre preso in giro dagli altri marinai...), tanto che uno dei migliori amici di Massina, ma anche degli altri due, diventa il cane Giovanni.

A spalleggiarsi saranno comunque soprattutto Massina e Moriaty. Il primo più infantile e perso; il secondo più maturo e, all’apparenza, più forte, ma anche più angosciato. Lui che ha avuto il coraggio di attraversare il fiume con l’acqua gelata che diventava sempre più alta, finirà per piangere sul fallimento di una vita che nonostante i vent’anni non gli appare per niente bella. Toccherà quindi a Massina consolarlo.

 

Da notare che gli uomini si chiamano tutti per cognome. Solo il cane è chiamato per nome e guarda caso è un nome molto umano: Giovanni.

E’ vero che siamo in ambiente militare, ma il fatto di non avere un nome proprio è come una sorta di mancata identità. I personaggi del film sono infatti fragili, solitari, si pongono domande sulla propria identità e sul senso della vita. Soprattutto i tre ragazzi (Massina, Moriaty e Da Maggio) si trovano in un periodo di ricerca su sé stessi e su ciò che stanno facendo, messi di fronte alla disciplina, all’aggressività, talvolta all’amicizia, ma soprattutto alla solitudine e allo sconforto. Una condizione che gli impedirà persino di capire il significato del bagliore accecante e di quel gigantesco fungo di fumo visto all’orizzonte.

 

Il passaggio dall’adolescenza alla maturità – sembra dire la regista – è un momento estremamente difficile, che non può essere favorito da una vita chiusa negli schemi e nella rigidità come può essere quella militare, al punto di non riuscire a capire non solo se stessi e chi ti sta vicino, ma anche quello che ti accade intorno, fosse persino un’esplosione atomica. E a niente valgono i sogni dell’infanzia.

 

Sullo sfondo resta il contesto storico con le centinaia di esperimenti nucleari effettuati dai francesi e sulle cui conseguenze il film lascia solo immaginare. (Andrea Fagioli)

 


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