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SE HAI UNA MONTAGNA DI NEVE, TIENILA ALL’OMBRA



Regia: Elisabetta Sgarbi
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: SE HAI UNA MONTAGNA DI NEVE, TIENILA ALL’OMBRA
Nazione: ITALIA
Anno: 2009
Presentato: 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2010 - Controcampo Italiano

 Volevano (sono molti i collaboratori della regista) rendersi conto (era possibile?) dello stato della cultura in Italia. Sono partiti da un libro che riferiva un’indagine conoscitiva sull’argomento e hanno realizzato, anche aggiungendo materiale originale, interviste interrogando persone d’ogni categoria, preparazione e livello intellettuale, percorrendo in lungo e in largo la penisola. Gli intervistati rispondono con spontaneità ‘relativa’ (“eravamo d’accordo che mi avreste chiesto se…, invece mi chiedete…Come v’ho detto prima, io penso che…”), e testimoniano consapevolmente dello stato della cultura oggi nel nostro Paese. Dopo le domande iniziali di prammatica (“Che lavoro fa, da quanto tempo, perché?”), gli intervistatori, secondo le istruzioni ricevute dalla regista, arrivano immancabilmente e invariabilmente alla domanda che interessa: ”Lei legge? Quanti libri legge?” Ed è proprio da una tale pratica e modalità d’intervista che si evince lo scopo del film non tanto documentare quanti libri si leggono in Italia da lettori d’ogni categoria sociale, quanto piuttosto, (al di là delle diverse e diversificate risposte alla domanda rivolta a tutti in che cosa , secondo loro, consista la ‘cultura’): si ‘scopre’ la ‘malinconica’ idea della regista, (non degli intervistatori) che la cultura dipende (?) dal numero di libri che una pensona legge. Se io comunico all’autrice del film che ho capito questa ‘verità’, compresa dalla lettura strutturale del suo lavoro, sono certo che ella non accetterà tale conclusione come idea centrale da lei espressa. I Contorni due del film sono tali, però, che quanto detto corrisponde al cosiddetto succo del film stesso. A parte qualche briciolo e scampolo del modo di vivere e lavorare e pregare e comportarsi a tavola e sulla strada dei cittadini italiani, la loro vita, e cioè la loro ‘cultura’ non viene documentata. Noi spettatori conosciamo tutto soltanto dai dialoghi registrati. Paesaggi belli, albe e tramonti belli sul mare si sarebbero prestati a belle riprese fotografiche, che tali non si potrebbero tutte definire.

 

NOTA: per il lettore interessato riferisco una chiara descrizione di CULTURA. 

 
CULTURA

“Con il termine generico di ‘cultura’ si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo; procura di ridurre in suo poter il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro; rende più umana la vita sociale sia nella famiglia che in tutta la società civile. Mediante il progresso del costume e delle istituzioni; infine, con l’andar del tempo, esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano.

Di conseguenza la cultura presenta necessariamente un aspetto storico e sociale, e la voce ‘cultura’ assume spesso un significato sociologico ed etnologico. In questo senso si parla di pluralità delle culture. Infatti dal diverso modo di far uso delle cose, di lavorare, di esprimersi, di praticare la religione e di formare i costumi, di fare le leggi e creare gli istituti giuridici, di sviluppare le scienze e le arti  e di coltivare il bello, hanno origine le diverse condizioni comuni di vita e le diverse maniere di organizzare i beni della vita. Così dalla usanze tradizionali si forma il patrimonio proprio di ciascun gruppo umano. Così pure si costituisce l’ambiente storicamente definito, in cui ogni uomo, di qualsiasi stirpe ed epoca, si inserisce, e da cui attinge i beni che gli consentono di promuovere la civiltà”. (Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes)

(Adelio Cola)

 


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