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gli amori folli



Regia: Alain Resnais
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: - 2010
Titolo del film: GLI AMORI FOLLI
Titolo originale: LES HERBES FOLLES
Cast: regia: Alain Resnais – sogg.: Christian  Gailly dal proprio romanzo «L'incident» – scenegg.: Alex Reval, Laurent Herbiet – fotogr.: Eric Gautier – mus.: Mark Snow – mont.: Hervé de Luze – scenogr.: Jacques Saulnier – cost.: Jackie Budin – interpr.: Sabine Azéma (Marguerite Muir), André Dussollier (Georges Palet), Anne Consigny (Suzanne), Emmanuelle Devos (Josépha), Mathieu Amalric (Bernard De Bordeaux), Michel Vuillermoz (Lucien D’Orange), Annie Cordy (Vicina), Sara Forestier (Elodie), Nicolas Duvauchelle (Jean-Mi), Vladimir Consigny (Marcelin Palet), Dominique Rozan (Sikorsky), Jean-Noël Brouté (Mickey), Roger-Pierre (Marcel Schwer) – colore – durata: 104’ – produz.: F Comme Film, France 2 Cinéma, Canal+, Studio Canal, Bim, Cnc – origine: FRANCIA / ITALIA, 2009 – distrib.: Bim (30.04.2010)
Sceneggiatura: Alex Reval, Laurent Herbiet
Nazione: FRANCIA, ITALIA
Anno: 2009
Presentato: 62. FESTIVAL DI CANNES (2009) - In concorso
Premi: Premio SPeciale della Giuria al 62. FESTIVAL DI CANNES (2009)

A conti fatti, e cioè alla fine del film (…a tesi!), ‘folli’ (e cioè ‘irregionevoli e inspiegabili’) sono i ‘casi’ della VITA e non gli amori (nel titolo originale ‘le erbe’),  presentati dal film come irrefrenabili spinte ad agire in modo ‘folle’.
Ma andiamo con ordine.
I fatti anzitutto. Il film è supportato da due personaggi, una donna e un uomo, il protagonista.
La prima inquadratura è, a modo suo, originale: una rassegna di gambe maschili e femminili, che passeggiano sulla strada, sfila sullo schermo ripresa dalle ginocchia in giù, scarpe comprese. Dopo la conclusione del film potremo concludere che essa aveva valore universalizzante. Ciò che sta per succedere ai personaggi dello spettacolo, potrebbe succedere a tutti, non in riferimento agli avvenimenti ma alle loro cause, se ci sono, i casi della vita.
L’ANTEFATTO
Una signora, della quale non vediamo mai il volto e quindi per ora sconosciuta, è scippata della borsetta, dopo essere uscita da un negozio di scarpe, (nel quale aveva dovuto accontentarsi d’acquistarne un paio che non erano proprio come quelle che corrispondevano al suo desiderio, accettando quella specie di compromesso tra attesa e realtà).. Ne rimane talmente sorpresa da non riuscire a gridare “al ladro!”. La voce narrante fuori campo spiega: “Così succede di solito di fronte alle sorprese imprevedibili della vita”. Quella voce, ‘esperta della vita!”, accompagnerà costantemente gli avvenimenti del film commentandoli e razionalizzandoli con ironico distacco umoristico, anche quando essi sembreranno al di sopra d’ogni possibile spiegazione logica. È anch’essa elemento universalizzante; i suoi interventi arrivano agli spettatori come commenti dell’autore del film.
PRIMA PARTE
GEORGE, distinto signore sulla cinquantina, trova in garage un portafogli rosso vicino alle ruote della sua macchina. Noi intuiamo che è quello della signora scippata. Il  ladro, dopo averlo svuotato dei soldi, l’ha abbandonato al caso. Tornato a casa, il nostro fortunato rinvenitore è accolto dalla moglie con curiosa attenzione quando le confida il  fatto. Adesso, ma questo non glielo dice, è in preda d’una irrefrenabile urgente curiosità, non tanto di riconsegnare l’oggetto del furto recuperato, quanto di conoscerne la proprietaria. La ‘perseguita’,  avendone conosciuto numero di telefono e nome dai documenti rispettati dal ladro, con lettere e telefonate a dir poco impertinenti. Si comporta come un adolescente infatuato d’una coetanea. Vuole assolutamente incontrarla, conoscerla. Ma che diritto ne ha?, razionalizzano la moglie e la voce narrante. Egli non demorde. Caso vuole, (o meglio, sceneggiatura esige!), che i due, reciprocamente sconosciuti, s’incontrino. Lei rifiuta qualsiasi relazione, il nostro …non molla l’osso!  Arriva al punto di farle dei dispetti e addirittura a procurarle dei danni, con l’unico scopo di interessarla. La signora, pur di non aver occasione di incontrarlo nuovamente, rinuncia a sporgere denuncia nei suoi confronti. La polizia lo avverte di comportarsi da persona civile e di smettere di ‘perseguitarla’.
Noi veniamo informati che il protagonista del film ha avuto esperienze famigliari negative; tra le altre quella del padre, il quale, incapace d’accettare la vita così com’essa gli si presentava, s’è suicidato. Egli, invece, s’è per così dire ‘rassegnato’ alla realtà ed è arrivato all’età matura senza subire burrascose tempeste. Ma il futuro non è in mano sua!   

SECONDA PARTE
MARGHERITA ha recuperato il portafogli, consegnato alla polizia da George che l’aveva trovato, e si rende conto delle coincidenze giocatele dal caso nel farle incontrare quel distinto signore onesto e generoso, che non esige ricompensa e dal fascino del quale è conquistata, per dichiarando nella sua matura età di non volerlo più rivedere. Il gioco d’amore la prevede perdente. Margherita fa la dentista e divide lo studio con una giovane collega. Da qualche tempo trascura la clientela, i pazienti lamentano le sue distrazioni e la collega la richiama alla realtà delle cose.. Nel tempo libero pilota un piccolo aereo e vola tra le nuvole. Un giorno invita George  e gentile signora ad un giro turistico per ammirare dall’alto il paesaggio urbano. La collega, scoperta poco prima in affettuosa relazione con George, rifiuta l’invito di Margherita di aggiungersi al gruppetto in partenza, e la dentista ne rimane ‘toccata’, forse gelosamente offesa. Ad un certo punto la pilota cede imprudentemente la cloche a George seduto al suo fianco, tacitando le proteste della moglie con parole rassicuranti:”Sono qua io, che paura avete?”. Le pericolose acrobazie, osservate da terra da un casuale spettatore attirato dallo spettacolo offerto lontano dal luogo di sicurezza, lasciano prevedere la tragica conclusione del giro turistico. Il regista non ci fa assistere al disastro aereo; esso ci viene riferito indirettamente dalle riprese di scogli e burroni d’impervie montagne.
La fine ha coinvolto la vita di persone, vittime delle imprevedibili coincidenze casuali che ne avevano incrociato l’esistenza. FINE.

Il film è chiarissimo nella tesi che vuole dichiarare, (non dimostrare, perché la dimostrazione è soltanto nell’invenzione della sceneggiatura). La verosimiglianza o meno con la realtà della vita non impedisce allo spettacolo di comunicare allo spettatore l’idea centrale del film, che il regista ha voluto esprimere.
NELLA VITA POSSONO VERIFICARSI OCCASIONI IMPREVEDIBILI E CIRCOSTANZE CASUALI, CHE POSSONO INFLUIRE TALMENTE SULLA CONDOTTA DI COLORO CHE NE SONO TESTIMONI, DA CONDIZIONARE LE LORO SCELTE PERSONALI, RENDENDOLE QUASI INVOLONTARIE VITTIME DI CASI (CAUSE?) ATTRIBUIBILI AL CASO.
Aggiungiamo una sfumatura, chiamiamola così!, alla tesi generale. Quando l’individuo decide di agire e scegliere liberamente ciò che vuole nella vita e che sembrerebbe dipendere soltanto da lui, in realtà non può, nel migliore dei casi, che rassegnarsi ad accettare il compromesso. (Vedi Margherita nel negozio di scarpe: dopo averne provate una decina di paia, deve accettare quelle con il colore e la forma ‘più o meno’ corrispondenti al suo desiderio, insomma un paio di scarpe quasi di compromesso!)
Si dirà che la breve sequenza citata si riferisce ad una banalità. È vero. Ma tutti gli avvenimenti sceneggiati sono di quel tipo. È banale, nel senso di frequente e per nulla insolito, il caso dello scippo iniziale; altrettanto il ritrovamento casuale da parte d’uno sconosciuto del portafogli rubato; è banale, e quasi adolescenziale!, il comportamento  del signore maturo che pedina una signora sconosciuta, vergognandosi di se stesso e della sua mancanza di civile convenienza nel perseguitarla  cedendo a un istintivo sentimento d’interesse amoroso; banale può apparire il volo turistico, forse organizzato con disegno vendicativo dalla signora, prima ‘perseguitata’ e in seguito ‘abbandonata’ in favore, forse, della giovane collega.
Quale confusa commistione di indecifrabili sentimenti provocati da casi banali e casuali!  
La banalità più banale è il caso capitato al protagonista. Prima di salire sull’aereo su invito di Margherita, entra nel bagno dell’aerodromo per obbedire a un naturale bisogno. Riordinandosi i calzoni, gli si rompe lo zip lasciandogli l’apertura parzialmente aperta. È una banalità che lo turba e alla quale lì per lì non c’è rimedio! Quando maldestramente manovra la cloche dell’aereo, l’apertura s’allarga interessando umoristicamente la pilota che ha lasciato la guida del velivolo al malcapitato sempre più imbarazzato nelle manovre che provocheranno il disastro.
Tutto è banale e tutto è occasione e causa di  conseguenze imprevedibili, in buona parte  involontarie.
L’unica a capirci qualche cosa, a scoprire la logica nei casi della vita è la voce narrante, che fuori campo commenta e collega cause ed effetti.
È LA STORIA DI GEORGE, (un uomo qualunque), che un caso imprevisto e sostanzialmente banale, cioè facente parte della vita ordinaria, fa incontrare con MARGHERITA, (una donna qualunque) vittima d’un banale scippo, IL QUALE, vinto dall’irrefrenabile ‘interesse’ di conoscerla per frequentarla, RIMANE INFINE VITTIMA d’un misterioso intreccio d’imprevedibili circostanze casuali.
Ripetute inquadrature di gambe di persone (confronta la breve scena d’apertura del film!) che attraversano rigogliose siepi di spontanee erbe selvatiche, (in questo senso ‘folli’!), separano simbolicamente le vicende principali raccontate dal film. Sono una chiara allusione alle ‘folli’ situazioni che coinvolgeranno i due protagonisti, presentati dal regista a livello di normali persone mature.
Per la formazione della personalità di giovani spettatori, conviene mettere sull’avviso gli interessati che la tesi del film, egregiamente diretto dal regista, è contraria alla visione provvidenziale della vita. Chi dirige la storia, infatti, non è il caso, che compromette la libertà umana, ma Qualche Altro.  
Il film si presta alla discussione e chiarificazione di ciò che la fede ci illumina a comprendere circa la divina Provvidenza, che guida la storia in generale e la nostra in particolare. (Adelio Cola)

 


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