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EX



Regia: Fausto Brizzi
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: EX
Titolo originale: EX
Cast: regia: Fausto Brizzi - sogg.: Fausto Brizzi, Marco Martani, Massimiliano Bruno - sceneggiatura: Fausto Brizzi, Marco Martani, Massimiliano Bruno - fotografia: Marcello Montarsi - musica: Bruno Zambrini - montaggio: Luciana pandolfelli - cost.: Monica Simeone - interpreti: Claudio Bisio (Sergio), Nancy Brilli (Caterina), Cristiana Capotondi (Giulia), Cécile Cassel (Monique), Fabio De Luigi (Paolo), Alessandro Gassman (Davide), Claudia Gerini (Elisa), Flavio Insinna (Don Lorenzo), Silvio Orlando (Luca), Elena Sofia Ricci (Michela), Vincenzo Salemme (Filippo), Gian Marco Tognazzi (Corrado) - durata: 120' - origine: Italia, 2008 - produzione: Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film in collaborazione con Rai Cinema, in coproduzione con Paradis Film e Mes Films - distribuzione: 01 Distributions (06-02-2009 )
Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Marco Martani, Massimiliano Bruno
Nazione: ITALIA
Anno: 2008

Bel film!, fa lui ricoprendosi la scarsa canizie; “Comico, aggiunge l’attempata signora, divertente!”

“Con i figli non si scherza!, ha sentenziato il giudice dallo schermo, i figli sono cose serie!”

“Quando c’è l’amore, giustificò il prete nell’ultima inquadratura del film sul sagrato della chiesa, non c’è peccato!”

Dei tre giudizi circa la bellezza, la comicità con divertimento e l’assoluzione generale, quello condivisibile è…il quarto: “I figli sono cose serie!”

Anche questo, soltanto in parte, intanto perché i figli non sono “cose”, anche se ‘serie’, anzi molto serie, e poi perché nel contesto del film essi non sono presentati in MODO serio.

Il regista, infatti, scherza da capo a fondo con cose serie che meriterebbero rispetto e trattamento dignitoso, mentre da lui sono sfruttate a scopo umoristicamente canzonatorio (anche se ad alcuni non sembra!) e negativamente propagandistico.

Fidanzamento, matrimonio, relazioni extraconiugali, frequentazione di amanti e prostitute, libertine feste di addio al celibato e quant’altro in riferimento alla pratica del libero sesso, sono stati usati a scopo spettacolare qua e là dissacrante.

E’ inutile ricordare le vicende, intrecciate con l’esperienza del mestiere dall’indovinato montaggio, delle sei coppie che appaiono nel film. Sono tutte, e lo anticipa il titolo, composte di EX alunni di Cupìdo: ex coniugi, ex amanti, ex fidanzati, ex combattenti sconfitti, ma non definitivamente vinti!, sul campo dell’amore ad esclusivo livello di sesso, superstiti feriti dall’egoismo generale. C’è anche una coppia di bambini, figli di genitori dei quali sono ben coscienti d’essere soltanto uno scomodo ingombro!

Perché, allora, “bello” il film? Forse proprio perché è “comico e divertente”! (Diciamo tutto senza polemiche).

Ricordiamo, ad esempio, le innocue scene del parroco don Lorenzo, (da sempre innamorato della promessa sposa di Corrado che si confessa da lui alla vigilia del matrimonio), a colloquio con il Crocifisso (vedi le allusioni maliziose all’equivoca amicizia con la Maddalena e con l’espressione del viso che dice:Tra di noi c’intendiamo!) al modo dell’innocente bonario don Camillo.

Ho detto ‘innocue’, ma tale non è il suo saluto finale a Gesù in croce: «Restiamo amici!» Esso può essere interpretato come battuta, ma il MODO usato dal saluto permette di prenderlo anche con significati impliciti diversi: «Mi hai fatto tu così, debole di cuore. Compatiscimi. In fin dei conti non faccio nulla di male. Non l’hai detto tu che dobbiamo sempre volerci bene?…»

La tentazione, meglio la suggestione di applicare a se stesso il significato sottinteso potrà raggiungere la sensibilità di qualche giovane spettatore?

E la scena della confessione nella quale il penitente è il fidanzato della prossima sua sposa mentre ella, (per nascondersi al suo arrivo in chiesa, dove l’ha preceduto per incontrarsi per l’ultima volta con don Lorenzo, trova il nascondiglio all’interno del confessionale, accucciata ai piedi del confessore e per conseguenza è testimone dell’accusa del suo Corrado), com’è? Soltanto comica e umoristica?

Ma (senza polemiche!) chi vuole divertire il nostro regista rivisitando comicità irriverenti e dissacranti d’origine boccacciana?

Si dirà che lo fa per ridere e per fare ridere.

Già. Per divertire! Ma possibile che non esistano limiti da rispettare, pur di raggiungere quello scopo… pur di fare soldi?

Non tacciate di acidità bigotta quanto finora espresso. Permettete ad ognuno di difendere le cose serie in cui crede e di dichiarare apertamente la sua indignazione di fronte allo sfruttamento indecoroso che qualcuno si permette di manifestare facendo di esse materia di irriverente spettacolo popolare.

Altra domanda, e questa imbarazzante. Chi ha concesso riprese nella bella cappella del matrimonio cinematografico, senza rendersi conto… di quello che faceva? Non penso che tale luogo sacro sia stato costruito ex novo per la celebrazione… interrotta a sorpresa!

Le cose serie, e lo sono tutte nessuna esclusa, sono state dirette dal regista in MODO comico e, per chi s’accontenta, anche divertente!

Il male del film è, come succede per tutti gli spettacoli, non soltanto in quello che gli interpreti dicono e fanno, ma nel MODO loro imposto dal regista di dire e di fare. Qui si presuppone che il comportamento e la condotta amorosa umana (in realtà, ripeto, è soltanto a livello di sesso) non sono da considerarsi cose serie, ma materia di comicità divertente!

C’è modo e modo, però, di divertirsi: il regista può divertire e al tempo stesso denunciare e disapprovare (in modo diretto od indiretto) quanto egli presenta sullo schermo. Il caso nostro non è di questo tipo. L’autore del film, non soltanto compatisce indirettamente chi considera serie quelle cose che per lui sono materia di comicità divertente, ma alla fine con il giudizio del prete e con le immagini che accompagnano il cast di coda (innumerevoli coppie di adulti abbracciati bocca a bocca), approva e addirittura, volendolo (?) o non volendolo, le propone come casi normali di comportamento civile.

Tutti i personaggi del film nuotano nel mare inquinato del soddisfacimento sessuale esercitato senza controllo etico responsabile. Anche le fresche facce acqua e sapone, che fino ad un certo punto sembravano volersi esimere dalla condotta convenzionale, di fronte alle buone (!) occasioni si adeguano alla generale omologazione.

Non mi si venga a dire che il film è di denuncia e addirittura di quasi documentazione di come si comporta oggi in quel campo la maggior parte delle persone, lasciando gli spettatori liberi di giudicare i fatti secondo le proprie convinzioni personali! Forse non ci si rende conto che la libertà è condizionata anche dalla suggestione esercitata dagli spettacoli, come il nostro, che si avvalgono di elementi emotivi di grande efficacia, quali l’interpretazione di artisti famosi, alcuni idolatrati dal pubblico, e di tutti gli stratagemmi cinematografici che oggi sono a disposizione dei produttori per emozionare il pubblico e assediare con gentilezza ed eleganza le loro convinzioni custodite nella roccaforte della coscienza, che di giorno in giorno rischia di diventare rocca sempre più debole.

Ho ricordato che determinante al fine di esprimere un parere sul valore morale del film è l’attenzione al MODO tenuto dal regista nella direzione del medesimo. Nel nostro caso, anche le immagini di alcune brevi sequenze sono tutt’altro che edificanti. Sono queste ultime che depongono, secondo alcuni, sul giudizio di negatività del film. (di qui la necessaria spiegazione e distinzione!)

Quella che ho definita assoluzione generale del prete (ex innamorato mai dimentico della sua ex fiamma, da lui sempre tenuta accesa ed alla quale giura eterna fedeltà mentre sta per benedire il suo matrimonio), in realtà non dovrebbe convincere della sua legittimità tutti gli spettatori, se essi riflettono che don Lorenzo in quel momento assolve tutti per autoassolvere se stesso e la sua cattiva coscienza.

Ma in questo caso è più facile ricordare le parole che le immagini. L’eccezione conferma la regola!

Non esagerare, mi esorta uno, e non indignarti! Non vedi che il regista fin quasi alla fine non ha fatto sul serio? Alla fine infatti, anche le inimicizie che sembravano irreparabili si riconciliano e i due sposi nemici fanno la pace.

Sì, è vero con la buona ragione di lui che, rassegnato dopo amare delusioni, dichiara di «non poter vivere senza di lei!».

I bambini poi fanno compassione e quindi, apparendo come le uniche vere vittime innocenti di separazioni familiari, esigono l’unione dei genitori.

Eppure la buona armonia in casa e soprattutto la concordia degli adulti non ha nella difesa dei figli minorenni il motivo profondo che esige la pacifica convivenza sincera e fedele, ma nelle conseguenze del reciproco giuramento fatto in chiesa davanti ai testimoni. Il loro matrimonio, (non dimentichiamolo neppure… per scherzo! dal momento che nel film si tratta di cristiani), è sacramento.

Ma perché non apprezzi il sottile filo di umorismo che innerva tutti gli episodi?

Apprezzo l’umorismo, quando è genuino: esso qui non è sottile ma grossolano.

Il MODO poi d’essere stato applicato a certi episodi, più che innervarli, li ha intossicati a danno di qualche giovane spettatore impreparato ad apprezzarlo.

La mia non è, dunque, l’indignata predica dell’ingenuo che s’è scandalizzato di fronte allo schermo che gli ha mostrato con umorismo come vanno oggi le cose nel mondo civile.

Quelle con le quali il film fa spettacolo sono verità e valori d’un piccolo mondo antico, al quale oggi purtroppo sempre meno si pensa.

Con tutto rispetto per le opinioni altrui, il sottoscritto vede in questo film un pericolo subdolo che s’aggiunge allo smog deleterio diffuso nell’atmosfera culturale odierna da brillanti spettacoli comici e divertenti che intrattengono spettatori giovani e adulti. (Adelio Cola)

 


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