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Film in classe


di ADELIO COLA
Chiavi tematiche: Scuola

Il titolo è ambiguo e provocatorio.

Si possono proiettare film in classe? Senz’altro. Oggi, anzi, si dovrebbe.

In quali ore, scolastiche o fuori orario? Dipende dallo scopo che si vuole raggiungere. Se si proiettano soltanto per divertimento, la domanda esige risposte distinte e chiarificatrici.

Se invece il film serve ad integrare una lezione particolare, allora il caso è diverso e così pure la risposta positiva.

Ma chi deve proiettare il film?

Per quanto riguarda l’uso dell’apparecchio proiettore, … chi lo sa usare. Oggi anche molti bambini ne sono in grado.

È l’insegnante, però, che organizza la proiezione ed lui che deve dirigere l’operazione culturale. Questo è il vero problema. Il film è opera di comunicazione e come tale esige per la sua confezione un comunicatore esperto che ne è l’autore, il regista. In secondo luogo attende la mediazione d’un lettore del film che sia preparato ad usare il prodotto cinematografico secondo la sua natura per raggiungere lo scopo ch’egli s’è prefisso a vantaggio culturale dei suoi alunni.

Conviene che l’insegnante conosca le idee generali che hanno ispirato il regista del film. A questo scopo sono numerose le pubblicazioni che lo possono aiutare.

Nei riguardi del film scelto, deve conoscere bene lo strumento didattico che intende adoperare affinché esso non gli sfugga di mano provocando effetti indesiderati.

Se, ad esempio, insegna geografia e vuole che la sua classe approfondisca la conoscenza dell’ultima lezione, non gli conviene decidere di proiettare l’ultimo meraviglioso documentario sulla natura registrato da “Superquark”. Non è sufficiente infatti che il documentario sia ‘bello’ e affascinante. È pertinente all’argomento che ha spiegato in classe? L’effetto che produce è di natura positiva soltanto dal punto di vista ecologico (che è senz’altro positivo ma che non riguarda al momento lo scopo che si è prefissato? Vuole suscitare opportuna ammirazione e rispetto verso piante ed animali? Il documentario trasmesso da SKY è di propaganda turistica? Il regista di quest’altro ha avuto solamente scopo di generico intrattenimento?

Ma come si fa a saperlo? È questa la grande domanda alla quale è spesso difficile rispondere. Il segreto sta nella preparazione a léggere le immagini dello strumento mediatico che si vuole usare in classe, per non ottenere effetti imprevedibili, che potrebbero andare a vantaggio o a danno degli alunni.

Effetto, quindi, diverso da quello previsto. Il risultato potrebbe consistere nell’aver trascorso del tempo scolastico che ai ragazzi è passato in modo piacevole e divertente, tanto da aver il desiderio di ripetere l’esperienza e di raccontarla a casa. Può anche ripetersi il caso, successo ad un insegnante qualche tempo fa, di sentirsi rimproverare dal dirigente scolastico per aver impiegato tempo della lezione di geografia intrattenendo gli alunni, (secondo le lamentele di qualche famiglia), con la proiezione di un film invece di far scuola!

Dove stava il suo errore? Probabilmente nel fatto di non aver tenuto presente la vecchia ‘teoria’ che, per parlare a Pierino di Australia, ad esempio, bisogna conoscere bene l’Australia…e anche Pierino, concluderebbe frettolosamente forse qualcuno!

Non è sufficiente che l’insegnante conosca la materia da insegnare e gli alunni da istruire. Egli si deve chiedere: “Che cosa in particolare voglio comunicare di valido culturalmente a Pierino che conosco sull’l’Australia in generale di cui sono bene informato,? E COME lo voglio comunicare, a parte l’uso del film, per ottenere la sua attenzione, il suo interesse e suscitare la voglia di ricordare la mia lezione?”

Ho detto “ a parte l’uso del film”. Ma è proprio lì il busillis della questione! Nel ruolo d’insegnante educatore sono cosciente circa gli effetti psicologici che il film da proiettare può indurre sui miei ‘Pierini’? Gli spettatori miei allievi sono diversi l’uno/l’una dall’altro/dall’altra, e quindi non posso prevedere le loro reazioni personali, ma conosco sufficientemente bene il modo caratteristico di comunicare proprio del film?

Se io devo aspettare di sentirmi sicuro e preparato, non mi deciderò mai ad usare il film a scuola!

Posso rispondere: piuttosto di ‘far del male’ usando male il film in campo scolastico, ti consiglio, caro collega, di rinunciare di ricorrere ad esso per ottenere effetti culturali.

Questo è il caso estremo.

Se, invece, coltivi il desiderio di attrezzarti professionalmente anche in questo settore, gli aiuti ed i sussidi didattici sono a tua disposizione.

Mi potresti dire che circa il film tale o tal altro hai letto le recensioni dei quotidiani, di riviste settimanali che le riportano e che, con tua sorpresa e delusione, hai concluso che purtroppo sono tutte diverse!

Alcuni scrittori di cinema fanno ‘interpretazione’ di film, esprimono le loro reazioni, anche degnissime di considerazione perché sono frutto di ‘esperti’, ma non fanno ‘lettura’.

Qual è la differenza?

La lettura si propone lo scopo di ‘scoprire’ tra le numerose idee che il film contiene quella che possiamo definire ‘centrale’, la più importante, quella che ha convinto il regista del film, cioè il suo autore, a dirigerlo. Essa è spesso ‘coperta’ da elementi spettacolari che ne disturbano o ne esaltano il vero contenuto. Succede frequentemente che tale idea centrale sia non solamente poco ‘leggibile’ a causa delle circostanze spettacolari che la accompagnano, musica-colori-coreografia, modi elaborati di ripresa, ma addirittura che sia stata espressa in maniera da comunicare allo spettatore idee che gli entrano in testa senza ch’egli se n’accorga, in una parole idee inavvertite. (Ma chi ti ha detto queste ‘cose’? Chi ti ha parlato di questi argomenti? Io non te ne ho mai accennato!) La fonte di un bagaglio di idee che sono entrate nella cultura del nostro alunno e che in seguito diventerà condizionamento delle sua futura condotta, può essere riconosciuta nelle idee inavvertite arrivate a lui senza ch’egli se ne sia reso conto. Sono entrate nella sua mente in modo clandestino.

Non è necessario aver affrontato lunghi studi e aver letto voluminosi volumi di psicologia per costatare tale situazione. Essa, teniamolo presente, non riguarda soltanto i nostri bambini-ragazzi e adolescenti dei banchi scolastici. L’’assorbimento’ inconscio delle idee inavvertite è un fenomeno che riguarda tutti i fruitori dei mass media, stampa di massa, radio, cinema e televisione (che vanno a braccetto oggi con internet e strumenti di diffusione).

La cosa si sta facendo talmente complessa che io non avrò mai il tempo di dedicarmi a studiare le problematiche derivanti da certe domande: come avvertire le idee inavvertite? Come riconoscere le’interpretazioni’ soggettive dei recensori dei film?

Se le riflessioni svolte finora hanno casato tale effetto scoraggiante, ce ne rammarichiamo. Esse sono state suggerite soltanto dal desiderio di presentare sommariamente la necessità della formazione continua degli insegnanti anche in questo campo di comunicazione che i nostri alunni frequentano quotidianamente con disinvoltura e con i quali convivono più ore al giorno.

Molti genitori non si rendono conto delle conseguenze alle quali possono dare origine le idee inavvertite che i figli accettano supinamente dalla TV e da Internet. Che fare? Starsene con le mani in mano non è scelta degna di persone responsabili.

Tutte le iniziative messe in atto per arginare il male reale e prevenire quello possibile sono lodevoli e da incoraggiare, purché vengano progettate e realizzate da persone competenti e preparate anche didatticamente. Chi organizza conferenze, corsi, cine-teleforum e quant’altro per illuminare gli invitati alle riunioni, veda di non impiegare risorse economiche e umane nel sostegno di iniziative che presumano d’essere culturali.

 
 
FILM PER CATECHESI
 

Due parole film e catechesi possono sembrare male accostate!

Prima di passare a riflettere sull’argomento, chiediamoci che cosa pensi la Chiesa docente e quale giudizio esprima in particolare circa l’uso del film nella catechesi.

La prima risposta è contenuta nel numero d’apertura del decreto conciliare “INTER MIRIFICA” sugli strumenti della Comunicazione Sociale:”Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l’ingegno umano è riuscito, con l’aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare cura materna quelle che più direttamente riguardano lo spirito dell’uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che per la loro natura sono in grado di raggiungere e muovere non solo i singoli, ma le stesse moltitudini e l’intera società umana, - quali la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili – che possono quindi a ragione essere chiamati: strumenti della comunicazione sociale”.

L’argomento proposto dalla seconda domanda è stato affrontato all’interno del contesto d’un altro decreto, “OPTATAM TOTIUS”, delConcilio Ecumenico Vaticano II, che riguarda la formazione sacerdotale: “Il Sacro Concilio raccomanda…una istruzione cristiana sempre più profonda dei fedeli, da impartirsi sia con la predicazione e la catechesi, sia anche con i vari mezzi della Comunicazione sociale”.

Avanti, quindi, ed entri legittimamente il film nella catechesi.

MA: esistono film prodotti per questo scopo? Si possono usare anche film che il mercato offre soltanto per divertimento?

Chiariamo anzitutto che qui NON ci riferiamo a film da usarsi nelle ore scolastiche di RELIGIONE, ma per le lezioni di CATECHESI. Sono ambiti didattici che si prefiggono finalità diverse.

Facciamo attenzione all’età degli alunni ed al loro livello culturale, prima ancora che alla rispettiva frequenza alle classi di primo o di secondo grado. 

 
Consideriamo i film catechistici
 

Prima osservazione: come per qualunque altro argomento scolastico, neppure il film finalizzato alla catechesi può sostituisce la lezione e supplire la mediazione del catechista. È un sussidio didattico. Ripetiamo quanto ricordato sopra: per farne uso positivo, bisogna sapere cos’è un film, come comunica e che cosa comunica agli spettatori con il suo linguaggio di immagini

 “I ragazzi conoscono meglio degli adulti il linguaggio delle immagini, perché fin da bambini sono abituati a vedere i cartoni animati trasmessi per loro dalla TV ed a leggere i fumetti a colori”.

Se volessimo riflettere partitamene sulla prevista risposta riferita in corsivo, la questione diventerebbe molto lunga e soprattutto molto seria.

Diciamo brevemente che non è vero che i ragazzi conoscono il linguaggio delle immagini, SE PRIMA qualcuno non li ha istruiti insegnando loro quello che da soli non possono aver appreso soltanto dalla personale esperienza.

Gli adulti che non conoscono il linguaggio delle immagini ‘non sanno quello che fanno’ quando affidano alla TV il compito di intrattenere i piccoli fruitori dei cartoon.

Ma noi sappiamo il loro contenuto, le abbiamo viste anche noi quelle trasmissioni insieme con loro. Sono innocenti!”

Ripetiamo quanto detto sopra: il cosiddetto ‘contenuto’ delle immagini non è quello che esse fanno vedere e ascoltare, ma quello ‘coperto’ sotto il MODO da essi usato per farlo vedere e sentire.

Spieghiamoci con un esempio.

Quando io mi rivolgo ad una persona e le parlo o le telefono chiamandola per nome e comunicandole una notizia, quello che realmente le dico non corrisponde soltanto alle parole che uso. Evidentemente, se non uso parole per telefono, o gesti ed espressioni del volto quando mi rivolgo a lei direttamente, l’altra non può comprendere quello che voglio dirle.

Ma il vero significato, l’autentica portata di quanto le comunico sta nel MODO mio di comportarmi rivolgendomi a lei. Se dico a Corrado “sei un traditore!”’, egli potrebbe sorridere allo scherzo o ribellarsi all’offesa: la sua reazione non dipenderebbe dalla mia parola ma dal MODO amichevole o di rimprovero da me usato.

Qualche cosa di simile si verifica anche nel linguaggio delle immagini. Esse ‘parlano’ con il modo particolare, che si può definire contornuale perché chi le vede conosce immediatamente le caratteristiche esterne e materiali delle immagini, i loro ‘contorni’ ma non quelli reali delle cose rappresentate dalla immagini.

Corrado non è ‘traditore’, oppure lo è, per il fatto che io l’abbia classificato così! Può darsi che io non sappia davvero se egli lo sia o no: quello che io gli ho detto corrisponde a ciò che in quel momento io penso di lui. E il mio pensiero non sta nella parola ‘brutta’ che gli ho rivolto ma nel MODO con cui l’ho pronunciata. Chi vuole conoscere il mio pensiero di quel momento DEVE osservare, dunque, il MODO con cui gli ho parlato.  

Passiamo alle immagini e spieghiamoci con un altro esempio.

Due amici pittori e due fotografi sono incaricati di ‘documentare’ la ‘Mostra del libro’ esposta al Lingotto di Torino. Le loro opere, due quadri e due maxifotografie saranno esposte nella sala del consiglio comunale e riprodotte a stampa dal quotidiano cittadino.

Quella che doveva essere una documentazione, in realtà non lo è, se con la parola ’documentazione’ intendiamo ‘riproduzione’ pittorica e fotografica dell’esposizione torinese. Questo non è possibile! La Mostra del lingotto è molto grande, le foto e i quadri sono molto piccoli in confronto con ciò che essi dovrebbero riprodurre e documentare! C’è un altro motivo: i quadri sono opere di pittori diversi per formazione artistica e gusto estetico. I visitatori si soffermano davanti all’uno o all’altro quadro secondo le preferenze personali. Il primo pittore è rimasto impressionato dalla folla che si assiepava attorno agli stand degli espositori, l’altro dall’angolo quasi deserto riservato alla mostra specializzata delle riviste storiche.

 

I commenti dei lettori de LA STAMPA che osservano le fotografie dei quadri e dei dipinti, possono essere ben diversi: “Poca gente quest’anno alla Mostra del libro!”.Mai vista tanta folla al Lingotto!

Insomma: - Quanti visitatori c’erano in quell’occasione? -, si chiederà in futuro qualche storico.

Consulterà altre fonti d’informazione. Se si accontentasse delle foto del giornale, non riuscirebbe a trovare una risposta ‘vera’, perché esse documentano non la mostra ma l’impressione da essa esercitata sugli autori delle opere poi fotografate e stampate. 

Ancora: quando le immagini sono frutto di lavoro umano eseguito con mezzi tecnici, camera oscura, cine e/o telecamera, tipografia, studio radiofonico, diventano immagini tecniche. I loro effetti, che possono indurre chi le osserva a confondere la realtà con le immagini che la rappresentano, dipendono in parte da chi le usa ed in parte dal mezzo usato per produrle. In due parole: dal MODO di usarle e dal MODO di fare immagini (in B/N, a colori…) proprio della fotografia, della TV, della radio (voci musica rumori) e del cinema. Essi sono detti mass media, perché stanno in mezzo tra le persone che li usano per comunicare e quelle che usufruiscono delle loro immagini, [che, ripetiamo, a loro volta ‘documentano’ NON la realtà ma il contenuto della volontà dell’autore delle immagini (esplicita o implicita) di comunicare la personale interpretazione di essa a coloro che le vedranno].

È quello che succede, ad esempio, quando io assisto alla trasmissione del telegiornale, quando ascolto il radiogiornale, leggo il quotidiano, vado al cinema, mi informo tramite internet. Non vedo quello che è successo oggi nel mondo, non vengo a conoscere la condotta del personaggio tale e tal altro, ma vedo e ascolto immagini riprese e trasmesse e stampate secondo le idee di coloro che le hanno prodotte.

L’argomento può essere applicato anche alle lezioni di catechesi.

Viene da chiederci che cosa c’entri la catechesi con i ragionamenti fatti finora. C’entrano perché i film dei quali vogliamo servirci nelle nostre lezioni sono costituiti da immagini (in movimento)!

Con l’uso del film in classe si potrebbe verificare il caso d’un danno procurato agli allievi, senza che il docente se ne renda conto, o perché il MODO con cui è confezionato il film, (anche senza la volontà ingannevole del regista), mette in dubbio la verità da lui proposta con la lezione di catechesi, o addirittura dicendo il contrario di essa, (anche senza la volontà ingannevole del regista). In casi estremi potrebbe arrivare ad implicite affermazioni contrarie alla fede.

Riporto un esempio di errore nell’uso d’una parabola evangelica illustrata con immagini cinematografiche.

La catechista, dopo aver letto la parabola della “PECORELLA SMARRITA” (Matteo 14,10-18), sceglie il breve film con il titolo omonimo e in buona fede, dopo la sua visone privata in casa, lo proietta in classe. Ne riassumo brevemente la trama. Un insegnante di terza elementare accompagna i suoi alunni alla visita del giardino zoologico. I bambini hanno tutti un palloncino rosso in mano trattenuto da un filo. Ad un certo punto Renato s’attarda davanti alla gabbia d’uno splendido pavone che fa la ruota mentre il gruppo svolta a sinistra verso la grande vasca dei pesci. Il tempo passa e Renato finalmente si accorge di trovarsi solo. Il palloncino gonfiato gli sfugge dalle mani e lui si guarda intorno smarrito e spaventato. Grida ma nessuno lo sente. Corre allora in direzioni diverse in cerca dei suoi compagni. Finalmente scopre dietro un grosso albero il suo insegnante preoccupato e si rasserena correndogli incontro.

Il film ha raccontato la storia di Renato, il quale, dopo essersi smarrito durante la visita del giardino zoologico insieme con il gruppo scolastico accompagnato dall’insegnante, e dopo avendo cercato con preoccupazione gli amici, si ricongiunge a loro riaccettato con soddisfazione dall’insegnante in pensiero per lui.

È, in parole diverse, la pecorella smarrita che va in cerca di ritrovare il pastore ed in fine lo ritrova. La parabola evangelica, non c’è bisogno di ricordarla, dice tutto il contrario: è il buon pastore che cerca e ritrova la pecorella smarrita.

A difesa del film si potrebbe ricordare il suo titolo, ma la lezione della catechista voleva mettere in luce il comportamento del bambino o quello del Buon Pastore della parabola?

Si dirà che è un caso! Di solito le immagini dei film per la catechesi sono diretti da registi competenti, vengono poi messi in vendita da negozi specializzati e quindi.. E quindi …tutto bene finché finisce bene! Ma non sempre si verifica.

I catechisti dovrebbero addestrarsi nella lettura del film, se desiderano servirsi di questo mass medium a scuola.

 

Presentiamo qualche riflessione sui film commerciali, che potrebbero essere proiettati durante le lezioni di catechesi.

Il rischio e pericolo nei loro riguardi consiste nel considerarli quasi come il cappello a cilindro del prestigiatore, dal quale può uscire una bandiera, un mazzo di fiori ed infine un coniglio vivo. Di solito, dopo la visione d’un film, lo spettatore può rimanere impressionato da suggestione ricevute emotivamente, da scene particolari o da personaggi che hanno agito e parlato esponendo pensieri e sentimenti (quelli che il regista, secondo la sceneggiatura, ha messo loro in bocca facendoli agire di conseguenza).

Ero presente all’accusa rivolta con indignazione da uno spettatore, dopo la proiezione d’un film, al protagonista presente in sala: ”Si vergogni! Che sconcezza quel suo comportamento!” L’altro con calma professionale rispose (applaudito…non si può sapere perché!): ”Non ero io!”

A parte gli applausi, (che non sono sempre manifestazione di gradimento e nel caso non so se si indirizzassero all’accusatore o all’accusato!), la negazione dell’interprete d’essere il personaggio del film è stata corrispondente alla verità. Anche se il battimani si riferiva alle azioni compiute sul set, l’intervento sopra riferito è stato inopportuno.

Il modo migliore di usare un film a scopo didattico, anche in materia di catechesi, non è quello di ‘estrarre da esso’ ciò che mi interessa ma che non corrisponde al vero contenuto del film, MA È FARNE LA LETTURA STRUTTURALE. Essa si sintetizza con la formula sopra esemplificata (È LASTORIA DI RENATO eccetera), ‘si scopre’  l’IDEA CENTRALE, intorno alla quale imbastire la discussione dopo la lezione ed il confronto delle opinioni personali. La preparazione alla lettura esige tempo ed esercizio ma dà soddisfazione.

Abbastanza frequentemente, come dicevo prima, si può restare impressionati da qualche aspetto particolare del film (bellezza e fama degli interpreti, costumi sgargianti, musica avvolgente, avventure rocambolesche, identificazioni personali con qualche personaggio, applausi e fischi finali). Ci si appoggia talvolta a tali sostegni per avallare tesi ed opinioni con il pericolo di proporle da una parte e farle proprie dall’altra in modo acritico. Spesso tali idee inavvertite entrano in testa agli spettatori convogliate da emozioni. La lettura strutturale aiuta ad elevarle a livello di coscienza permettendo di confrontarle con le nostre, di vagliarle razionalmente per accettarle in tutto o in parte oppure per contestarle, accettandone eventualmente, se esiste, la parte positiva.

Quelle appena esposte sono disposizioni mentali di base che il catechista deve conoscere. Se desidera comunicarle agli allievi o ai loro genitori, deve cercare parole ed esempi opportuni per comunicarle al suo pubblico.

Se m’interessa, come catechista, suscitare la riflessione su un punto particolare d’un film che giudico interessante, informerò gli alunni della mia volontà e dopo la visione del film, lasciata libertà a loro di dire quello che pensano, cercherò di polarizzare l’attenzione dei ragazzi su quel certo punto educativo. Se saprò agire con strategia didattica (non dico machiavellica per raggiungere il mio scopo!), dando, per esempio, risalto ed importanza alle puntualizzazioni di qualche allievo più attento che è riuscito ad esporre le sua riflessione proprio sul punto particolare del film per il quale l’ho proiettato, renderò interessante il raggio di verità positiva contenuta in esso.

Ma si può ottenere questo risultato? Immediatamente è ben difficile, ma con la preparazione conveniente e gli esercizi umilmente ripetuti, (sbagliando s’impara, se uno vuole imparare!), è possibile.  

 

Le pagine che seguono sono dedicate ai lettori di EDAV che desiderano l’esemplificazione nell’uso di film commerciali. Li ho scelti perché sono portatori di valori positivi, che possono contribuire, opportunamente presentati dal catechista, alla formazione della personalità degli alunni

 

La prima ovvia domanda: perché ho scelto proprio i tre film che seguono e non altri? Non perché essi siano i maggiormente adatti tra quelli disponibili, ma perché furono proiettati ad un gruppo di sacerdoti anziani in un corso di esercizi spirituali al quale ho partecipato. Il ‘predicatore’, che non voleva essere così classificato, sostituì le tradizionali prediche con i seguenti tre film. Ci chiese di rinunciare ad assistere alle proiezioni con atteggiamento ‘da adulti’, ma di accettare gli spettacoli ‘con cuore di fanciulli’, del quali è il Regno dei cieli. Godere delle visioni belle, rallegrarci delle avventure positive, apprezzare le buone musiche, lodare Dio per le splendide sue creature…L’unica introduzione ad ogni film è consistita nelle poche parole corrispondenti alla sua convinzione circa la validità dello stesso, in vista dello scopo per cui l’aveva scelto, cioè perché si prestava a riflessioni utili nel tempo degli esercizi spirituali. Dopo la Fine, interrompendo la visione del cast di coda con nomi e colonna sonora (“Ma allora…”, interrompe un lettore!...), sollecitava il dialogo.”Non ascoltate il cervello ma soltanto le vostre emozioni! Cosa vi dice questo film?” . Molti alzavano la mano chiedendo la parola e partecipando riflessioni e commenti su particolari che li avevano impressionati. Gli interventi più interessanti sono arrivati a sfiorare l’idea centrale del film.

La nostra è sembrata in parte la rivisitazione dell’esperienza del vecchio cineforum (quasi…il cappello del prestigiatore!).

Il predicatore non ha preteso che noi facessimo la lettura strutturale dei film, ma soltanto che prendessimo l’occasione dalle immagini proiettate per esprimere le nostre impressioni, che sarebbero state in seguito occasioni di preghiera personale e di condivisione durante la concelebrazione eucaristica. Tutto può aiutarci a lodare il Creatore.

D’accordp MA…”. L’obiezione è ovvia:

MA il film, invenzione dell’uomo e impropriamente chiamata sua ‘creatura’, è un mezzo di comunicazione! Bisognerebbe conoscere il suo linguaggio per usarlo secondo la sua natura contornuale!”.

Il film inizia ad esistere e ad ‘agire’ con la prima immagine visiva e/o sonora e termina quando non si vede e non si sente più nulla, perché tutte le immagini visive e sonore possono avere valore semiologico e cioè sono state ‘create’ (anche quelle del cast di coda!) in MODO da ‘contenere’ e ‘comunicare ’idee e sentimenti del suo autore.

Gli esercizi spirituali non sono un corso di aggiornamento cinematografico ed i trenta esercitanti, compresi coloro che all’inizio avevano espresso delle riserve, sono rimasti soddisfatti.

Osservazione di metodo per i catechisti: è meglio che la scelta dei film, se si decide di servirsi di tale sussidio didattico, cada su opere molto brevi, ad esempio sui cosiddetti ‘corti’ (cortometraggi).

Mi si potrebbe chiedere perché qui non ho scelto di riferirmi ad alcuni di essi. I ‘corti’ sono difficilmente reperibili nelle videoteche

I tre film seguenti sono eccessivamente lunghi e perciò sconsigliabili per proiezioni in orario scolastico, pur essendo ricchi di spunti educativi. Mi riferirò ad essi perché possono servire a noi come esercitazioni in vista di applicazioni simili da effettuarsi con film brevissimi, opportunamente selezionati tra quelli registrabili trasmessi dalle reti televisive..

 
 
Nota di servizio

Il film è uno strumento/sussidio didattico prezioso, singolarmente efficace, oggi quasi indispensabile per comunicare contenuti mentali ad alunni, abituali fruitori fin dalla prima infanzia delle immagini televisive e cinematografiche …piovute dal cielo sugli schermi domestici. Prezioso, dicevo, ma delicato e, per intenderci, fragile. Se viene usato male…va in pezzi come un gioiello!, provocando effetti indesiderati, talvolta imprevisti e negativi.

Il catechista, educatore nella fede, lo sa e, prima di usarlo in classe proponendolo a spettatori piccoli o grandi, si prepara per conoscere bene il suo funzionamento non soltanto tecnico ma comunicativo.

Trattando di film in classe, partiamo dalla premessa che il docente abbia una qualche esperienza nel campo e non si improvvisi immaginando con ingenuità che il film sia il sussidio didattico più semplice da adottare nelle lezioni di catechesi. Egli allora saprà come presentarlo brevemente prima della proiezione, che avverrà al momento da lui scelto per proporre (raramente!) o approfondire l’argomento trattato in precedenza. Esso sarà strumento efficace specialmente per confermare con un esempio (mediatico!) l’oggetto della lezione già spiegata.

Non sarà necessario affrontare tutti gli aspetti del film rilevati durante il dialogo con gli allievi, ma solamente quelli particolarmente attinenti all’argomento trattato a scuola e per il quale è stato scelto il film.

A questo proposito è utile ricordare di non attribuire eccessiva importanza a domande secondarie del pubblico, pur accettando ogni reazione con rispetto ed evidenziando il parziale aspetto positivo contenuto anche in quelle meno pertinenti.

Si tratta di evitare che l’attenzione della classe si polarizzi attorno alle idee parziali del film. Egli si adatterà ad accettare anche un risultato parziale, purché riesca utile all’educazione degli spettatori, rinunciando talvolta a raccogliere tutto e subito dopo ogni proiezione di film. (Adelio Cola)

 


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