Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

I FIDANZATI



Regia: Ermanno Olmi
Lettura del film di: Sergio Raffaelli
Edav N: - 1964
Titolo del film: I FIDANZATI
Titolo originale: I FIDANZATI
Cast: regia, sogg. scenegg.: Ermanno Olmi – fotogr.: (b. e n.) Lamberto Caimi – operatore alla macchina: Roberto Seveso – aiuto operatore: Angelo Scorta – scenogr.: Ettore Lombardi – arred.: Antonio Visone – assistenza tecnica: Ivan Kioroghian – mont.: Carla Colombo – mus.: Gianni Ferrio – fonico: Nardone – segr. di ediz.: Anna Pighini – interpr.: Carlo Cabrini (Giovanni), Anna Canzi (Liliana), e attori non professionisti – dirett. di prod.: Attilio Torricelli – organiz. gen.: Alberto Soffientini – prod.: Titanus Sicilia-22 Dicembre S.p.A. – origine: ITALIA, 1963 – distrib.: Titanus – durata: 84’
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Nazione: ITALIA
Anno: 1963
Chiavi tematiche: FAMIGLIA,

È LA STORIA DI Giovanni, un operaio milanese oltre la trentina, il quale, per ottenere una migliore qualifica professionale accetta di trasferirsi in Sicilia, non preoccupandosi di lasciare lassù Liliana (la ragazza con la quale trascina un lungo fidanzamento) e l’anziano padre; ma nel nuovo ambiente – per quanto operoso, pittoresco e ricco di suggestive bellezze – si sente solo e, ripensando agli affetti lasciati, in uno scambio di lettere sempre più intime, segue il fiorire del valore affettivo di quell’amore ormai stanco, fino a telefonare alla ragazza.

 

Narrativamente il film si svolge su due piani, uno reale e uno ideale: la successione cronologica della vicenda attuale di Giovanni – che da Milano si trasferisce in Sicilia, dove stabilisce da lontano un profondo rapporto affettivo con Liliana – si alterna ad episodi ricordati e immaginati dal protagonista.

Questo modo di raccontare, benché analogo ad altri film recenti (cfr. RAF/NAT in 8 1/2, scheda 2) non manca di caratteristiche originali. Infatti anche L’ANNÈE DERNIÈRE A MARIENBAD di A. Resnais interseca avvenimenti reali ad avvenimenti ideali; ma Resnais racconta una situazione attuale consistente principalmente in fatti di pensiero; di più, il passato cui il personaggio X si riferisce incessantemente forse non esiste: esiste un presente che raffigura come passato nella realtà esterna qualcosa che invece è solo presente nella realtà mentale; e ciò che interessa è lo svolgersi attuale del pensiero e dello stato d’animo della donna, come sviluppo psicologico che la porterà ad ammettere conclusioni assurde.

8 1/2 di F. Fellini, poi,presenta la storia attuale del regista in cura, mescolata con la storia ideale creata dai ricordi e dalle aspirazioni: qui gli episodi del passato, come pure quelli del presente o quelli desiderati come futuri, non sono visti sotto l’angolo visuale della loro oggettiva materiale realtà, bensì sono presentati come parte integrante del presente, in quanto il regista li rivive ora o li vive interpretandoli in funzione della sua vita attuale. In I FIDANZATI invece i fatti di pensiero – aventi per oggetto episodi anteriori alla vicenda attuale e, nella parte finale, immaginazioni di episodi contemporanei lontani – vengono considerati dal regista come reali: il pensiero di Giovanni cioè è solo constatazione, la quale determinata, più che un suo stato d’animo, una sua fisionomia che è la sola ad interessare al regista. Tuttavia sono subordinati alla vicenda reale, in quanto presentati come pensieri del protagonista: perciò essi assumono l’intonazione degli stati d’animo del personaggio (infatti i ricordi della prima parte sono opachi, mentre i ricordi e le immaginazioni del finale risultano più mossi, per cui mostrano, p.e., una Liliana visibilmente lieta o triste).

Strutturalmente il film si organa principalmente attorno alla figura del protagonista Giovanni. In una prima parte (dall’inizio alla partenza per la Sicilia) viene sviluppata lentamente la fisionomia del personaggio, mentre l’elemento ambientale ha soltanto la funzione di sottofondo; nella parte centrale invece (i primi contatti con la Sicilia), l’elemento ambientale assume un rilievo strutturale preponderante (indugi su macchiette, su spunti descrittivi), mentre l’indagine psicologica del personaggio passa in secondo piano (i flashbacks tuttavia continuano ad essergli strettamente riferiti); nell’ultima parte, infine, l’elemento psicologico torna a prevalere (testo delle lettere, fatti di pensiero), ma è svolto precipitosamente con l’espediente della corrispondenza epistolare. Già in ciò si può notare un certo squilibrio di pesi strutturali, dovuto alla non omogeneità dello stile (narrativo e cinematografico) che – per usare un termine di fisica – ha densità e peso diversi a seconda che sia di un genere piuttosto che di un altro. Ma lo squilibrio strutturale si manifesta soprattutto nel diffondersi troppo rarefatto delle premesse (dall’inizio alle lettere) in confronto alla concentrazione del fatto sostanziale e cardinale del film racchiuso nella parte finale.

Cinematograficamente il nuovo modo di narrare permette a Olmi di condensare l’ampio arco narrativo della vicenda, pur rimanendo sostanzialmente fedele alla sua caratteristica aderenza fra tempo reale e tempo cinematografico (modulo linguistico che gli permette di registrare anche i più piccoli particolari delle espressioni, di caricare di significati anche i gesti più consueti e indifferenti). Olmi conferma la consueta maestria nel creare suggestive atmosfere (la balera), nel delineare argute macchiette (i settentrionali in Sicilia, i siciliani «arrivati»), nell’interpretare ambienti di lavoro (il cantiere, l’albergo, le saline). La parte relativa allo scambio epistolare, tuttavia, provoca una caduta del film sul piano linguistico, in quanto manca del tutto una elaborazione prettamente cinematografica della sceneggiatura: l’immagine è impiegnata come semplice supporto visivo, certamente suggestivo, ma in contrasto con la cinematograficità del resto del film.

Tematicamente il film si definisce prevalentemente con il comportamento del protagonista. Questi all’inizio è presentato in un atteggiamento freddo nei confronti della fidanzata. Solo in seguito vengono palesate le cause prossime e remote del suo stato d’animo. È un operaio capace (gli viene offerta una trasferta professionalmente vantaggiosa), ma senza grandi aspirazioni (è soddisfatto della promozione, accetta come scontata la propria posizione di subordinato) e senza grande apertura intellettuale (non afferra il significato dello sconvolgimento portato in Sicilia dall’industrializzazione; si sente a disagio fra gente nuova o di diversa mentalità; nemmeno riesce a godere dei magnifici paesaggi siciliani). Ma egli rivela soprattutto (cosa che forse più interessa al regista di delineare) una grande angustia nella sfera dei sentimenti: trascina uno stanco legame con Liliana, senza avvertire l’esigenza d’una presa di posizione chiara; frequenta altre ragazze provando più che rimorso, un vago disagio di fronte alla fidanzata (questa si rivela, in brevi accenni, femminilmente più emotiva). Ma la sua è opacità interiore, più che cattiveria: infatti, pur anteponendo la propria utilità pratica alle esigenze di Liliana, non agisce per sbarazzarsi di lei, anzi cerca di farla entrare nel suo ordine di idee; ancora, non abbandona il padre in ospizio, ma sceglie la via di mezzo della pensione privata. Un personaggio siffatto, ovviamente, non trova in sé le risorse per reagire e superare, giunto in Sicilia, le difficoltà d’ambientazione, per cui i disagi (provvisorietà d’albergo, mutismo dei colleghi stanchi, incomodi della pensione, distacco della popolazione, ecc.) e l’incapacità di cogliere gli aspetti positivi della sua nuova situazione, gli provocano un senso di solitudine insuperabile e lo spingono a rifugiarsi negli affetti lontani e familiari e a scoprirne il valore. È naturale perciò che Giovanni raccolga il discreto invito d’una cartolina di Liliana per iniziare da capo un rapporto sentimentale non basato su una consuetudine passivamente accettata, ma sull’esigenza sentita d’un profondo scambio affettivo. Questo motivo non è svolto dalle azioni di Giovanni, che praticamente nel finale mancano, ma dalla voce fuori campo; tuttavia un riflesso del mutato stato d’animo si ha nei flashbacks (ricordi e immaginazioni), che si colorano di rimorso (Liliana piangente), di nostalgia (primi balli), di gioia (scena del nuoto). Da tale sviluppo psicologico del personaggio emerge il motivo tematico centrale del film, che, pur non attingendo forse a larga universalità, si può identificare forse in una capacità del sentimento di rifiorire teneramente e solidamente dalle ceneri della stanchezza e della solitudine. Non è estranea a questo motivo una tematica legata al mondo del lavoro che sembra far coriacei i suoi uomini, si da renderli sensibili solo alle cose violente: essi invece sono e restano uomini e se la vena genuina del sentimento fatica maggiormente a trapassare quella corazza, non è perciò meno autentica e ricca di tenerezza. Tale tematica però perde parte della sua efficacia cinematografica, per il fatto che la parte risolutiva è impostata dallo scambio di lettere più che sviluppata da un’azione (azione è solo il leggere quelle lettere e soprattutto il telefonare). Inoltre il motivo dell’ambientazione del protagonista, che nella parte iniziale (e in tutti gli episodi pensati) rimane sullo sfondo (la lunga sequenza della squallida balera perciò non pare voglia sollevare il problema d’un rapporto causale fra personaggio e ambiente), nella parte centrale sembra impostare una tematica sociale (l’industrializzazione della Sicilia, i settentrionali di fronte a questa realtà), la quale, assumendo nella narrazione un valore autonomo quasi di documentazione, solo in parte può essere ricondotta al tema centrale. D’altronde questo motivo sociale ha un respiro troppo debole per assumere una suffiente e chiara consistenza ideologica: si può rilevare comunque l’entusiastica rappresentazione delle grandiose opere realizzate dai semplici operai della grande azienda (il cantiere), l’affettuosa e arguta satira dell’operaio e dei siciliani toccati dal «miracolo economico»; ma il tutto visto attraverso la sensibilità socialmente passiva di un personaggio psicologicamente opaco.

Esteticamente il film nel suo insieme svolge liricamente il motivo poetico della considerazione su un uomo che ingentilisce sentimentalmente. Tuttavia la mancanza di vera unità tanto strutturale quanto stilistica (il difetto, già rilevato, seppure in minor misura, per il IL POSTO, conferma la non raggiunta maturità compositiva di Olmi), impediscono il raggiungimento di un’autentica e completa validità poetica, per quanto autentica poesia affiori non in uno solo dei brani e degli aspetti dell’opera.

 

GIUDIZIO UFFICIALE CATTOLICO (C.C.C., Italia): «L’opera intende positivamente sottolineare i più nobili sentimenti dell’uomo nonché gli affetti ed il senso della famiglia. L’inserzione di una scena e di alcune battute (pronunciate dalla fidanzata) appare poco opportuna ed induce a riservare il film agli adulti in sala pubblica».

 
Da «Schedario Cinematografico», alla voce, 1964, Sergio Raffaelli
 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it