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SACRO E PROFANO



Regia: Madonna
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: SACRO E PROFANO
Titolo originale: FILTH AND WISDOM
Cast: Fotografia: Tim Maurice-Jones - montaggio: Russell Icke - interpr.: Eugene Hutz (A.K.), Holly Weston (Holly), Vicky McClure (Juliette), Richard E. Grant (professor Flynn), Stephen Graham (Harry Beechman), Inder Manocha (Sardeep), Shobu Kapoor (moglie di Sardeep), Elliot Levery (Benjamin Goldfarb), Ade (DJ), Guy Henry (Lorcan O'Neill), Nunzio Palmara (Nunzio), Tim Wallers (sig. Frisk), Olegar Fedoro (padre di A.K.), Gogol Bordello (se stessi) - durata: 81' - colore - produzione: Semtex Film, HSI - distrib.: Sacher (12.06.09)
Sceneggiatura: Madonna, Dan Cadan
Nazione: USA
Anno: 2008
Chiavi tematiche: sacro - profano - idea sulla vita - bene - male - luce - tenebre -
Madonna

Titolo molto indovinato: ‘sacro’ in riferimento alla signorina che sceglie di recarsi in Africa per soccorrere i bambini ammalati di Aids, e ‘profano’ per le scelte degli altri personaggi. (Anticipo che l’indiano farmacista, che non andava d’accordo con moglie e figli scocciatori e ‘moderni’, infine si rappattuma con la famiglia: anch’egli allora fa parte a modo suo dell’aspetto ‘sacro’ del film).

Tutti, nessuno escluso eccetto il ‘conduttore cicerone’ che farà da guida agli spettatori nella visita alla galleria variopinta dei personaggi del film che egli descriverà guardando spesso in macchina, tutti dunque sono ‘scontenti e insoddisfatti’ della loro vita o meglio del loro modo di vivere, tutti vorrebbero ed effettivamente cercano un’alternativa. Accetteranno infine ‘LA LEZIONE’ del cicerone, che a sua volta la offre agli spettatori, di accettare la vita così com’è.

E com’è la vita? “Ha due facce come ogni medaglia: il bene e il male, la luce e le tenebre, il paradiso e l’inferno, però, insegna il cicerone, non si può andare in paradiso senza prima scendere all’inferno”. E qui la lezione cade nell’ambiguità. Egli, che apre e chiude il film ad inclusione, inizia affermando che “certamente andrà in paradiso dopo la morte, non per il bene fatto o il male evitato ma perché ha detto la verità”’, e cioè la sua idea sulla vita! Forse e senza forse si riferisce alla ‘lezione’ che gli deriva dall’esperienza, non da altre fonti, (tanto meno da quelle di natura metafisica).

IDEA CENTRALE: Questa è la vita: vuoi vivere ‘tranquillo’? Accèttala com’è.

L’interprete del cicerone è da Oscar.

Gli altri ‘recitano’ o ‘vivono’? Quasi sempre e quasi tutti ‘vivono’: è un grande pregio del film.

Tra di essi si distinguono tre donne e due uomini. 

Una giovane aspirante ballerina classica, che, interrompendo le lezioni impegnative della scuola di balletto, preferisce avventurarsi in un’attività più ‘profiqua’, spogliarellista in spettacoli per soli uomini. Sarà lei però che non si rassegnerà alla nuova scelta fatta, ‘perché si vergogna a mostrarsi nuda’. Ed è qui che, forse, la regista scopre un angolino della sua psicologia. Ad ogni modo le mosse esibizionistiche che l’interprete si sforza di imitare dall’esempio della sua esperta maestra in quell’arte, non sono riprese in modo provocatorio, ma piuttosto con stile di velata disapprovazione della rinuncia momentanea all’istintivo pudore personale.

Un altro personaggio femminile è ‘ingombrante’ e pettegolo, insopportabile nei suoi incessanti interventi lamentosi gridati contro marito e figli nella sua famiglia turca, nella quale i numerosi pargoli avvertono il fascino della tentazione globalizzante stile USA.

Il marito della lagnosa moglie è anche lui turco doc: gestisce una farmacia, coadiuvato da una commessa, quella che alla fine coronerà il sogno di partire per l’Africa in aiuto dei bambini ammalati da Aids, dopo aver giorno dopo giorno accumulato bottigliette di medicinali che lei giudica necessari allo scopo, aspramente rimproverata dal datore di lavoro che scopre i furti, infatuato però di lei, della quale s’accontenta ammirare estatico il corpo aspirandone in sua assenza profumo ed aroma che impregnano il soprabito della ragazza. Tanto amore ed astio non gli impediranno di compiere il gesto eroico di offrire in omaggio alla neo missionaria il biglietto aereo per l’Africa, entrando così anch’egli nelle gesta del settore ‘SACRO’ del titolo del film, coronate dalla riconciliazione con la moglie, incontentabile brontolona.

Del cicerone e della sua continua presenza sullo schermo nel ruolo di conduttore ed indiretto commentatore di ciò che si vede e che si ascolta dal film, già s’è detto. Il nostro esercita anche una professione, diciamo così, insolita: travestito da antico cavaliere o da potente aguzzino politico, sferza a sangue un uomo, insoddisfatto dalla moglie, a sua volta insoddisfatto da lui, in cerca di compensazioni di natura masochistica.

Due individui, ‘maturi’ soltanto d’età, giocano ruoli di spalle durante le attività scolastiche nelle palestre femminili: il pianista che ‘langue’ accompagnando il maestro di balletto mentre addestra le giovani allieve, e il debosciato biondonne adescatore di innocenti aspiranti, vittime designate di ingordi spettatori di spogliarelli. Anche in questo caso la regista del film sa usare le riprese senza indulgere in particolari licenziosi, sfiorati in panoramica soltanto a documentazione delle umiliazioni alle quali devono sottoporsi le candidate a tali spettacoli, che generano in una di esse la naturale ripugnanza e relativa rinuncia a guadagni psicologicamente troppo ‘onerosi’. 

Film, a parer mio, d’autore, seppur non originale.:

- diretto bene,

- realizzato bene: inquadrature senza banalità superflue, variazione di campi e piani scelte con intelligenza

- le rare ‘esagerazioni’ non sono volutamente procaci, mai inserite nel contesto a scopo soltanto spettacolari ma semiologico,

- la musica è adattissima ai casi, anche la fracassona ‘fanfaronata’ rock di chiusura con il cicerone solista,

- le ambientazioni sono state scelte con intelligenza semiologica,

- ritmo variamente scandito a seconda dei casi e dell’esistenzialità dei singoli personaggi,

- montaggio a puzzle, come oggi usa, ma ‘chiaro’ e leggibile.

- soprattutto è film d’autore perché la regista ha qualche cosa da dire, lo dice in modo leggibile da chiunque lo voglia leggere, e lo dice con chiarezza e sincerità, forse con venature di autoconfessione tanto nel testo dei dialoghi quanto che nelle riprese, che in certi particolari sembrano larvate denunce (è così o …sono troppo ‘buono’?) dell’autocoscienza.

Come ho anticipato, tutti i personaggi accettano ‘la lezione’ del cicerone maestro laico: tutti s’accontentano di vivere secondo qull’insegnamento, anche il poeta cieco, il più sfortunato e quasi disperato nella sua condizione, alla quale sembra non esserci rimedio. Egli non può vivere senza scrivere poesie…ma “c’è il braille”, gli viene suggerito: accetta l’indicazione della strada d’uscita dalla sua disgrazia ed effettivamente esce dagli incubi di disperazione, allegro e contento e canta e balla in coro con …l’umanità in festa!. Tutti partecipano con entusiasmo al ballo finale, animato dello scatenato cicerone che urla la sua lezione al microfono con sgangherata gestualità coinvolgendo tutti i personaggi del film (la missionaria, il ‘SACRO’, è già in aereo verso l’Africa).

Insomma la vita è bella per tutti, anche per chi la vive in modo ‘PROFANO’. (=IDEA CENTRALE). Necessario è accontentarsi e coltivare un ideale, qualunque esso sia, per sopravvivere in un mondo difficile come il nostro.

La mancanza di originalità non impedisce di rilevare nel film gli aspetti positivi.

Ora che abbiamo capito, o ci illudiamo d’aver capito!, l’idea centrale del film, cioè la lezione impartita dalla regista agli spettatori tramite il protagonista del suo lavoro, resta a noi spettatori il diritto/dovere di confrontarci con lei su idee e convinzioni circa LA VITA, della quale ella ha parlato con il suo segno film. (Adelio Cola)

 

 

 

 


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