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WILD FIELD - prateria SELVAGGIA



Regia: Mikhail Kalatozishvili
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: WILD FIELD - PRATERIA SELVAGGIA
Titolo originale: DIKOE POLE
Cast: Regia: Mikheil Kalatozishvili; Sceneggiatura: Piotr Lutzik, Alexey Samoriadov; Attori: Oleg Dolin, Roman Madianov, Yuri Stepanov, Daniela Stoyanovich, Alexander Ilyin, Alexander Ilyin Jr., Alexandr Korshunov, Irina Boutanayeva; Fotografia: Pyotr Dukhovskoy; Musiche: Aleksei Aigi; Produzione: Studio Barmalei; Paese: Russia 2008; Genere: Drammatico; Durata: 104 Min.
Sceneggiatura: Piotr Lutzik e Alexey Samoriadov
Nazione: RUSSIA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti

Anticipo due osservazioni sul contenuto del film e sullo stile di presentazione da parte del regista, Sembra, anzitutto, che quest’ultimo faccia di tutto per rendere il suo racconto incredibile. Se, invece, il film è una micro icona della Russia di oggi, allora dobbiamo concludere che le cose laggiù vanno proprio male!

Protagonista è Mitja, giovane che tutti chiamano “dottore”. Gode la massima fiducia degli abitanti di quella steppa che si estende per centinaia di chilometri attorno alla povera abitazione dove vive solo. I contadini gli conducono anche animali ammalati ed egli, supplendo alla mancanza del veterinario, si prende cura anche di loro. E c’è da dire che risana tutti, pur trovandosi privo di medicine, di ferri chirurgici (quando sono necessari, se li fa prestare da un collega che esercita una professione simile alla sua!), di bende e delle minime attrezzature sanitarie e igieniche. Eppure tutti i suoi interventi ottengono esito positivo, compresa una trasfusione di sangue, improvvisata all’aperto per necessità ma in condizioni per lui ‘’ordinarie’’!
E’ incredibile, quindi, che in quella plaga abbandonata da Dio, le cose succedano così!
Se, invece, eccetera. Eppure il regista non vuole essere polemico verso la sua patria, il suo non è un film d’accusa, tutt’al più di denuncia di condizioni umane insostenibili.
Nella regione (paesaggio lunare!) con un solo agglomerato di abitanti si notano tutte le deficienze ed i problemi della civiltà evoluta attuale. Il film è ambientato nel 2007, “a trent’anni esatti da quando gli Americani nel 1977 hanno lanciato nello spazio il messaggio del pianeta Terra a lontani ipotetici abitanti di pianeti abitati…”). Anche laggiù dilaga la criminalità: furti, violenza, infedeltà coniugale, divorzio, alcool dipendenza. Il “dottore” è visitato ogni tanto dalla fidanzata, che arriva da lontano ma che “non ritornerà più” perché s’è innamorata d’un altro. Rifiuta la compagnia che gli viene offerta dalla giovane che si proclama “la più bella del reame!” Quando gliela porteranno gravemente ferita da un bandito, egli la curerà senza spogliarla e le estrarrà un proiettile dal fianco operando con le mani nude . Gli episodi con particolari narrativi che dobbiamo definire incredibili sono continui nel film. Allora il regista con quelle vicende vuole dire qualche altra cosa, o meglio intende denunciare, come ricordato sopra, un’altra triste realtà.
Film politico, dunque, almeno sotto tale profilo. Il contrasto tra gli USA dotati della possibilità di tentare il dialogo con esseri che forse neppure esistono, e quegli abitanti dell’angolo remoto della Russia (ma soltanto di loro tratta il film o invece? eccetera…!) ai quali è destinata la previsione che “verrà giorno che mancherà tutto!”, è stridente e preoccupante.
L’episodio finale del film ha portata tragica e forse …minacciosa. Da quando il “dottore” si prodiga per i suoi simili, egli vede ogni giorno una persona che dalla vetta della collina di fronte gli lancia dei segnali. Un giorno gli si intrufola in casa uno sconosciuto, ferito e macilento. Egli se ne prende cura e l’altro gli pianta un lungo chiodo nel ventre. Mentre lo trasportano verso un punto di soccorso, il poliziotto confessa che “c’è libero in giro un delinquente non ancora arrestato!”
La colonna sonora del film registra con particolare cura i rumori della natura e quelli provocati dalle persone, le scarse e luttuose notizie della radio che tengono informato il “dottore” di come sta andando il mondo. I dialoghi sono laconici, espressi con la selvatichezza di quella poverissima gente estranea al mondo del benessere. Le battute del “dottore” cadono come pietre sulle teste…degli spettatori, se questi le vogliono ascoltare e farne motivo di riflessione.
 
Per quanto riguarda il significato ‘nascosto’ del film, quella che qualcuno chiama l’IDEA CENTRALE, bisognerebbe riuscire a rispondere alla domanda: “A quale livello il regista ha posto il protagonista? A quello di categoria sociale (dottore), che compie coscientemente il suo dovere anche in condizioni …improbabili? Oppure a livello di persona che si impegna a fare quanto dipende da lei per solidarietà verso i suoi simili in condizioni ‘disperate’?

Mi è difficile rispondere perché dal modo di comportarsi di Mitja non riesco a raccogliere elementi determinanti per esprimere il giudizio su di lui. (Adelio Cola)

 


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