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BASTA! CI FACCIO UN FILM



Regia: Luciano Emmer
Lettura del film di: Paolo Novello
Edav N: 183-184 - 1990
Titolo del film: BASTA! CI FACCIO UN FILM
Titolo originale: BASTA! CI FACCIO UN FILM
Cast: regia: Luciano Emmer - scenegg.: Luciano Emmer, David Emmer, Paolo Taggi - dirett. fotogr.: Elio Bisignani - mont.: Adriano Tagliavia - mus.: An­tonello Venditti - in­terpr. princ.: David Emmer (Dadi), Gianluca Angelini (Andrea), Verde Visconti di Modrone (Luisa), Claudio De Rossi (Claudio), Carlo Marino (Carlo), Barbara Troiani (Michela), Martina Fiorentino (Federica), Alessandro Haber, Anna Bonaiuto, Andrea Caldarelli, Susanna Marcomeni, Silvana Piantoni, Rina Franchetti, Sergio Solli, Isa Bellini, Elettra Bisetti, Piero Pic­cioni - Colore - formato: 35 mm (1:1.66) - sonoro: ottico, mono - durata: 100' - dirett. produz.: Gino Usai - produz.: Emmer Productions S.a.s., Roma, via Carlo Emery 47 - origine: ITALIA, 1990
Sceneggiatura: Luciano Emmer, David Emmer, Paolo Taggi
Nazione: ITALIA
Anno: 1990
Presentato: 47. Mostra internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - 1990 - Concorso

È il film con cui Luciano Emmer ritorna al cinema dopo 30 anni, in vesti di regista, produttore e attore. Dopo TERZA LICEO la mancanza di finanziamenti e un tipo di cinema in cui contava sempre piú soprattutto essere «protagonisti», lo avevano costretto a lasciare il set. Emmer pensa che a tutt'oggi la mancanza di produzione e di distribuzione sia opprimente e non lasci spazio agli autori italiani. Questa volta, il fatto di essere anche produttore gli ha permesso di lavorare come voleva: ha riunito un cast di attori anche non professionisti con i quali ha discusso la storia in modo da fondere esperienze personali e sceneggiatura: molti fatti sono autobiografici e molti degli attori sono amici già nella realtà; i problemi sono i soliti. Il ragazzo protagonista trova un secondo padre, un regista che lo invita a realizzare una pellicola e a esprimere cosí la sua passione per il cinema. (Marina Mazzoni)

 

Dadi ha da poco finito il liceo e si pone l'interrogativo, con i suoi compa­gni di scuola, sul cosa fare ora: lavorare o continuare gli studi? Le storie dei ragazzi si intrecciano tra loro; la loro estrazione sociale è molto eterogenea. Claudio, ragazzo di borgata, poco incline allo studio — è infatti bocciato — ribelle ai professori, amante del calcio, si frattura un braccio e cosí si calma un po'. Carlo, abbandonato dai genitori, trova lavoro come barista. Luisa, di famiglia aristocratica rimane incinta ma non vuole abortire. Andrea inseparabile amico di Dadi, vive con la nonna; la madre è ricoverata in una clinica psichiatrica e il padre, un ex-diplomatico, vive lontano. La nonna muore e, rimasto solo, non decidendo per alcuna facoltà universitaria è richiamato come vigile del fuoco. Dadi, invaghito di Luisa non è ricambiato; non sa dove iscriversi: sarà il padre a iscriverlo a legge. Ha rapporti difficili con i genitori che non comprendono bene il suo momento psicologico nei confronti di Luisa e con se stesso. Nel frattempo i suoi genitori si separano ed egli sta un po' col padre e un po' con la madre. Il film finisce con la partenza del miglior amico di Dadi, Andrea.

La voce del regista, che interpreta se stesso, è figura dell'adulto comprensivo e disponibile, che cerca materiale per fare un film sulla problematica dei giovani di oggi. Il film inizia e finisce con brani di TERZA LICEO dello stesso autore, film di 36 anni fa, sempre sullo stesso argomento. Al'inizio però i ragazzi lanciano pomodori sullo schermo su cui si proiettano queste immagini, prendono il regista e lo buttano in mare, alla fine comprenderanno che non è tutto da buttare.

Dadi è ben tratteggiato e ne risulta un personaggio simpatico, sensibile, intelligente; si ribella all'ipocrisia degli adulti ma lo fa con misura. I suoi sogni sono quasi degli incubi dove rivede i suoi insuccessi. I suoi genitori sono fondamentalmente buoni e premurosi ma mancano di quella sensibilità che migliorerebbe i rapporti tra loro e col figlio. Difficili sono anche i rapporti tra i vari ceti sociali. Questo filone narrativo, che s'intreccia con un buon montaggio parallelo col successivo, termina alla penultima scena quando il ragazzo vede alla televisione la fine del film TERZA LICEO e al telefono promette al regista di mandargli del materiale per il suo film; in altre parole, riconosce che il passato non è tutto da buttare e che pure i giovani di oggi hanno da raccontar qualcosa.

Ma c'è anche del nuovo — ed ecco il secondo filone narrativo —: in piú di trent'anni il mondo è cambiato. Anzitutto è dominato dalla televisione che non facilita certo i rapporti interpersonali. Dadi, quando entra in casa a qualsiasi ora, afferra il telecomando per accendere il televisore; non guarda niente di preciso ma passa da un canale all'altro prima di ritirarsi in stanza. È depresso per la storia con Luisa e subito c'è chi gli offre droga; anche l'amico gli propone una pillola americana anti-depressiva ma egli intelligentemente risponde: «... a questo mondo non si può piú essere liberi di essere tristi!»

Questo filone si conclude con l'ultima inquadratura del film in cui Dadi, vedendo sulla città un enorme dirigibile pubblicitario, dice: «... ma non venitemi a raccontare altre str... (stupidaggini)» e schiacciando un tasto del telecomando fa esplodere il dirigibile.

 

La tematica è perciò evidente: sono passati 30 anni ma le problematiche esistenziali dei giovani culturalmente preparati e attenti sono sempre le stesse; diverso invece è il mondo in cui vivono che non facilita certo i rapporti interpersonali.

Dal punto di vista artistico, il film è piacevole e discretamente godibile; discrete sono la musica e la fotografia. Far recitare i giovani poi non è facile e questo non è certo un bell'esempio di recitazione. Buo­no invece il montaggio che mantiene desta l'attenzione dello spettatore.

Moralmente ineccepibile sotto ogni punto di vista, mostra il grande amore del regista verso i giovani, piú con l'atteggiamento da nonno che da padre. Ottimo strumento didattico e/o pedagogico per la scuola superiore offre spunti di discussione e di riflessione interessanti; valida anche l'analisi del rapporto genitori-figli. (PAOLO NOVELLO)

 


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