Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

TETSUO, THE BULLET MAN (TETSUO, L'UOMO DELLA PALLOTTOLA)



Regia: Shinya Tsukamoto
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: TETSUO, THE BULLET MAN
Titolo originale: TETSUO, THE BULLET MAN
Cast: Regia: Shinya Tsukamoto – sogg. e scenegg: Hisakatsu Kuroki, Shinya Tsukamoto – fotogr.: Takayuki Shida,Shinya Tsukamoto – mus.: Chu Ishikawa – mont.: Shinya Tsukamoto – scenogr.: Shinya Tsukamoto – interpr.: Shinya Tsukamoto, Eric Bossick (Anthony), Dwayne Lawler (Boss), Akiko Monou (Yuriko) – durata: 80’ – colore – produz.: Shin-Ichi Kawahara, Masayuki Tanishima, Shinya Tsukamoto per Asmik Ace Entertainment, Kaijyu Theater – origine: GIAPPONE, 2009 – distrib. internaz.: Asmik Ace Entertainment
Sceneggiatura: Hisakatsu Kuroki, Shinya Tsukamoto
Nazione: GIAPPONE
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso

È la storia di Anthony, rampante manager di una società statunitense, marito e padre affettuoso e  figlio di un medico che lo sottopone a continue visite mediche, apparentemente nel tentativo di superare lo stress dovuto alla morte della moglie.

Anthony è soggetto ogni tanto a delle crisi d’ira che trattiene con successo canticchiando un motivetto, una sorta di cantilena infantile che ha appresso nell’infanzia dalla madre.

Un brutto giorno, Anthony e consorte hanno insieme uno strano incubo riguardante il figlio, che sembra trasformarsi in un mostruoso essere meccanico. Lo stesso giorno, mentre camminano insieme sulla strada, padre e figlio si imbattono in uno sconosciuto pirata della strada che investe volontariamente il bimbo, uccidendolo. Accade però qualcosa di strano e il padre assiste (è una visione o la realtà?) alla trasformazione del figlioletto che, mutato in un essere spaventoso, cerca di capovolgere l’automobile, prima di accasciarsi definitivamente. Il pirata fugge facendo dietro-front.

Tornato a casa, sconvolto , il padre deve anche assistere alla violenta rabbia della moglie che lo accusa di essere un debole e gli comunica di volerlo abbandonare fin quando non farà qualcosa per vendicarsi dell’uomo che ha ucciso loro figlio.  

All’abbandono della moglie segue il peggio: soggetto a terribili visioni in cui vede il suo corpo mutarsi a poco a poco in un organismo meccanico, l’uomo comincia a mutare realmente. Ad aggravare le cose, l’intervento dello sconosciuto (il pirata) che cerca invano di ucciderlo. Ripresosi dall’aggressione, Anthony, mutato ormai completamente in un essere di metallo capace di sparare proiettili tramite protuberanze che gli escono da mani e stomaco, riceve una mail in cui lo sconosciuto gli suggerisce di investigare sulle cause della sua orribile trasformazione. Presto fatto: seguendo le istruzioni, l’uomo viene così a conoscenza dell’arcano; suo padre, il medico, lo ha concepito non con sua madre naturale (una biologa collega del padre, invischiata in terribili esperimenti in cui si mutano gli uomini in androidi militari, e morta anzitempo di cancro), ma con una copia di essa, un androide, mischiando così il sangue umano a quello “metallico” della moglie robot.

L’uomo si mette così sulle tracce del padre, accompaganato anche dalla moglie, che , tornata con lui e appresa della sua orribile mutazione, gli rivela di aver cambiato idea e di aver abbandonato i bellicosi propositi di vendetta. Il padre viene trovato, ma – sorpresa –  ormai moribondo essendo stato colpito a morte dallo stesso sconosciuto che sembra perseguitare Anthony e famiglia apparentemente senza motivo alcuno. Prima di morire riesce comunque a pacificarsi col figlio rivelandogli la storia della sua creazione. L’ira dell’uomo si rivolge così verso l’anonimo persecutore. Trovatolo, ha luogo così lo “scontro finale” in cui lo sconosciuto sembra avere solo cura di farsi uccidere per «liberare il mostro» che è rinchiuso in Anthony e distruggere così l’umanità. Il persecutore arriva addiritura a prendere in ostaggio la moglie (che nel fratempo ha rivelato al marito di essere incinta) con una finta bomba, nel tentativo di spingere l’uomo all’omicidio. Tutto inutile: nel momento supremo l’uomo sceglierà di inglobare il persecutore dentro di sé, risparmiandogli (apparentemente) la vita.

Magia: l’uomo tornato di colpo normale, continuerà a vivere un’esistenza felice con moglie e nuovo figlioletto al seguito.

Alla (pseudo)tematica del rapporto uomo-macchina e della meccanizzazione della natura umana, si unisce quella che forse potrebbe definirsi l’idea di fondo: la disumanizzazione dell’uomo quando lascia crescere dentro di sé sentimenti di odio e risentimento. Indicativo in tal senso è il percorso filmico del personaggio che, vinto dall’ira, diventa un “mostro”, salvo poi tornare uomo in carne e ossa quando, abbandonati i propositi di vendetta, risparmia (?) la vita al nemico. «Il vero nemico è nella tua mente», aveva infatti gridato la moglie al marito per convincere a desistere dai suoi propositi bellicosi. Alla fine l’uomo ci viene mostrato  cambiato mentre, non rispondendo alla provocazione di un balordo da strada, tira dritto, lasciando il balordo per così dire sbalordito dalla mancata reazione.

A una vicenda incredibile (non un demerito, di per sé, dato che il film viene presentato come un “fantasy”), si unisce un racconto abbondantemente condito da un susseguirsi di immagini frastornanti e frenetiche che, in certi casi, vengono abbinate a una musica assordante e indiavolata che ricorda non a caso rumori di macchinari o di macchine moderne (a volte una locomotiva, a volte una macchina in corsa, altre volte degli ingranaggi d‘industria).

A queste si aggiungono spesso visioni “oniriche” e immagini che vorrebbero essere “simboliche” ( e probabilmente lo sono nelle intenzioni di Tsukamoto) vedi, il ripetersi lungo tutto il film di quella sorta d’intrecci di tubi metallici che d’improvviso si diradano per far posto a una luce bianca, quasi apocalittica, che però non riescono a trovare una reale e adeguata significazione né a livello narrativo, né, tantomeno, tematico. Gli elementi universalizzanti, poi, sono per quanto detto, del tutto assenti.

Il regista nipponico mescola qui alcuni dei motivi ricorrenti nella sua filmografia, (la disumanizzazione dell’uomo per colpa della meccanica vita moderna (si pensi a «Tetsuo, the iron man», il cui titolo è del resto quasi uguale a quello del film in questione) e la convivenza all’interno dell’animo umano di male e bene (si ricordi «Twins»), ma senza riuscire ad almagarli correttamete nè a dar loro un adeguato sviluppo tematico e coerente, a differenza delle pellicole sopra citate. Un film che di sicuro non mancherà di appagare e stupire gli aficionados di Tsukamoto (del resto gli applausi a fine proiezione non sono mancati); per quel che mi riguarda mi sento di condividere solo lo stupore di come abbia fatto un film del genere a essere inserito in concorso in una mosta d’arte cinematografica. (Manfredi Mancuso)

 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it