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BERLUSCONI, BIAGI E LA LIRA visti da «L'Espresso» e da «Sette»


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 228 - 1995

A quindici anni di distanza ripubblichiamo la «lettura strutturale» delle copertine di due settimanali, pubblicata su Edav n°228 del marzo 1995.

Ma è cambiato qualcosa?

Da qualche mese a questa parte, pare che la politica italiana consista esclusivamente nel dare addosso a Berlu­sconi. Perfino il crollo della lira (avvenuto proprio il giorno dopo che, a sera, Dini, Segni e compagnia avevano proclamato che con la manovra appena approvata, ma non votata dal Polo, la lira avrebbe preso il volo verso l'alto) è stata colpa sua (fig. a sx). Come se da lui dipendesse la situazione internazionale e la fuga dei capitali all'estero . E la stampa, compreso Biagi (sulla copertina di «Sette» n°49/1994, nella fig. a dx) dà corda; la tv di Stato poi cerca di far figurare positivo perfino quello che è crollo e con lo stesso tono quasi trionfale dice «La lira tiene, l'inflazione cresce!»

Però non si parla nemmeno d'andare a controllare gli scivolamenti della lira, quando i motivi internazionali erano assai piú blandi, i quali avvenivano in corrispondenza con ogni passo che Bossi e C. facevano contro il suo governo.

Che ci sia il solito spirito di concorrenza partitica è fuori dubbio; ma è possibile che tutto il mondo poli­tico, con gli immensi problemi che l'Italia ha ereditato dal partitismo (diciamo così per conglobare tutto con una parola), si incentri verso un solo punto, per di piú secondario?

A parte l'assurdità di un tale comportamento a tutti i livelli delle istituzioni e dei movimenti politici, ciò non si spiega senza un qualcosa di piú aggregante, per quanto non giustificante.

Cosa sarà? Per me è un chiaro indizio in favore degli aggrediti, che avranno tutti i torti e tutti gli interessi da difendere che si vuole, ma non hanno quello di non pensare ai veri doveri della politica in questo momento, che sono poi vero interesse di tutti. Perché tanta asprezza nel combatterli? E non si parli, per favore, di democrazia, a meno che non si intenda quella sovietica.

 

 


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