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13 MAGGIO 2001: IL «DEMONE» BERLUSCONI E IL DOPO-ELEZIONI


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 289-90 - 2001

Il giorno prima delle elezioni, a chi mi chiedeva come pensavo andassero a finire, ho risposto: «Domani si vedrà se gli italiani sono proprio “popolo bue”!» (sempre scusandoci con i buoi).

Infatti la propaganda delle sinistre, impostata dal 40 al 60% (com’è stato calcolato dagli osservatòri attendibili) con belle parole sulla menzogna e sulla calunnia, come dirò subito, era tale da indurre in false valutazioni chi non ha ancora capito — e sono moltissimi — che i mass media sono ben poco attendibili come informazione.

Invece, l’avversario de­mo­nizzato ha vinto e le sinistre hanno perso. Vuol dire che la maggioranza degli italiani o non ha paura del demonio, anzi lo sceglie come guida del Paese, oppure non si lascia abbindolare da una propaganda esageratamente falsata. Quindi, gente meno «bue» di quel che si temeva.

Quella campagna ha mostrato la corda di un’ispirazione preconcetta, perché preoccupata di vincere e non di servire la nazione e prendendo gli italiani per minus habentes (diciamo pure: «fessi»).

Già quand’ero incaricato dei programmi religiosi all’allora nascente Rai-Tv, la parola d’ordine era: «calcolate che il pubblico che vi ascolta non abbia piú di 13 anni». Credo che oggi, dopo 50 anni, quell’età sia calata di molto.

Quella propaganda si è impostata su due criteri, ambedue stranieri; il primo: «Calunniate, ca­lun­niate, qualche cosa resterà!»; il secondo è del sistema sovietico (che ebbi occasione di studiare e di sperimentare trent’anni fa al «Festival internazionale del Cinema sovietico» a Lipsia): «Addossa al tuo avversario tutto quel male che tu vuoi compiere e dichiaratene nemico acerrimo. Ricordati che mentire, rubare, anche uccidere è bene quando serve alla causa.»

Il guru americano, che ha consigliato Rutelli a impostare la campagna sulla demonizzazione dell’avversario, probabilmente o non era solo o parlava per ispirazione non certo divina. Ci sono elementi che, a uno studioso sufficientemente serio di questi eventi, fanno credere che si sia applicato alla circostanza di queste elezioni quello ch’è stato il «Vodka-Cola» degli anni ‘70. Ber­lu­sconi, infatti, non è delle multinazionali, come invece lo è p.e. Agnelli.

Si può quindi supporre che il governo Berlusconi (peraltro oggi, 31 maggio, non ancora costituito), non avrà vita facile, nonostante le migliori intenzioni, alcuni uomini seri e onesti che l’affiancheranno e altri che continueranno a sputare sul piatto in cui mangiano, anche miliar­da­ria­men­te. Gli avversari, invece, l’avranno me­no difficile. Chi vivrà vedrà.

 
Ma queste elezioni insegnano qualcosa:

• Un’incapacità amministrativa (che basterebbe da sola a mandare al­l’aria un governo che si rispetti) non ha permesso a tutti i cittadini — e sono molti — di votare. La resistenza di migliaia di essi fino a ore impossibili della notte ha mostrato che una grande maggioranza di italiani prende sul serio il suo dovere di cittadino. Giustamente il Papa e il Capo della Repubblica Ciampi li ha elo­giati. Ma il fatto è che non sappiamo bene come sono andate veramente le elezioni.

• Se si guarda fuori dai numeri elettorali, ma partendo da essi, si può vedere che l’Italia è praticamente divisa in due parti informi, che si mescolano e si suddividono in altri tipi di parti:

   *le ideologie sembrano superate, ma in effetti non lo sono. Il destra e sinistra e anche il centro sono semplici parole che servono a delineare schieramenti, ma non a formarli.

   * Una maggioranza di italiani ha fatto capire che non ne vuol piú sapere di comunisti vecchi e nuovi. Se non erro, i voti al Centro-destra piú che in favore delle destre, sono stati contro le sinistre (considerate comuniste, anche se ex; e, gli altri, succubi dei comunisti). Le destre sono servite per combattere lo spirito fazioso di sinistra che continua ad aleggiare e a volersi imporre.

Ne sono prova anche il buon esito della Margherita, contro l’Ulivo, da una parte; ma, dall’altra, la buona vittoria delle sinistre nelle amministrative; sono un campanello per Ber­lu­sconi: «Attento a non fare solo quello che vuoi tu!»

E vedremo come andrà.

   * I fanatici della ribellione e della riscossa, anche di destra, pure grande minoranza, non hanno avuto paura di unirsi a Ber­ti­notti, quando hanno visto che Bossi si legava con Berlusconi.

   * Non tutti i cattocomunisti si sono accorti di ripetere l’errore di fidarsi come avevano fatto col Prodi dell’Ulivo.

   * Gli italiani hanno dimostrato di non fidarsi degli extra chorum come D’Antoni, Di Pietro e perfino la Bonino.

Non è un parere politico; bensí un tentativo — sommario — di «lettura» degli eventi. Non pretendo che lo si condivida; ma, se fosse, non sarà la prima volta che la nostra «lettura» si mostra valido mezzo per sapere quello che ci sta attorno e ci aspetta.

 


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