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VEGAS: BASED ON A TRUE STORY



Regia: Amir Naderi
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: VEGAS: BASED ON A TRUE STORY
Titolo originale: VEGAS: BASED ON A TRUE STORY
Cast: Regia: Amir Naderi; Sceneggiatura: Amir Naderi, Susan Brennan, Bliss Esposito, Charlie Lake Keaton; Attori: Mark Greenfield, Nancy La Scala, Zach Thomas; Fotografia: Chris Edwards; Montaggio: Amir Naderi; Paese: USA 2008; Genere: Drammatico; Durata: 102 Min
Sceneggiatura: Amir Naderi, Susan Brennan, Bliss Esposito, Charlie Lake Keaton
Nazione: USA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - In Concorso

Il regista. Di origine iraniana, Amir Naderi si stabilisce a New York alla fine degli anni Ottanta dove realizza una trilogia dedicata alla città. Il suo ultimo lungometraggio, Sound Barrier (2005), ha ottenuto il Premio della critica “Roberto Rossellini” alla Festa del Cinema di Roma. Vegas: based on a true story è il suo quinto lungometraggio.

 
La vicenda, come dice chiaramente il titolo del film è ambientata a Las Vegas, dove vive una famigliola costituita dal padre, Eddie, dalla madre, Tracy e dal dodicenne Mitch. A parte una certa propensione per le scommesse (del resto, siamo a Las Vegas) i tre conducono una vita normale e dignitosa. Eddie lavora sodo come gommista; Tracy fa la cameriera in un bar; Mitch è il classico studente. I tre vivono in una casetta di periferia dove non manca niente di essenziale. I loro rapporti sono buoni e Tracy si dedica con grande passione al suo piccolo orto-giardino di cui va fiera. Un giorno si presenta un tizio che dice di chiamarsi Brian e di essere un marine che una volta abitava proprio in quella casa. Ma la cosa più strana è che Brian offre una cifra molto elevata (150.000 dollari) per acquistare l’abitazione. Eddie è un po’ perplesso, ma Tracy non ne vuole sapere di rinunciare a tutto quello che si sono costruiti con tanta dedizione e tanti sacrifici. In seguito Brian ritorna alla carica e svela loro un segreto: nel giardino della loro casa è sotterrata una valigia contenente un milione di dollari proveniente da una rapina avvenuta tanti anni prima. Eddie vorrebbe scavare, ma Tracy si oppone. Finalmente si giunge a un compromesso: fare un buco dove il metal detector rivela la presenza di qualcosa di metallico. Ma alla fine viene fuori solo un tubo di ferro. Tutto sembra finito, ma la speranza di trovare la grossa somma porta Eddie a continuare a scavare. Dopo di lui iniziano a scavare anche Tracy e Mitch. Gli scavi diventano sempre più invasivi e devastanti, fino al punto di distruggere completamente il giardino con i suoi fiori e le sue piante. Di fronte alla forsennata determinazione da parte di Eddie, gradualmente anche la famiglia si sgretola. Tracy se ne va a vivere in un albergo e Mitch si ribella ai voleri del padre. Alla fine Eddie resta solo in mezzo a un mucchio di macerie e di rovine.
 
Il racconto procede in modo lineare. Il titolo del film è già di per sé chiaramente emblematico: siamo a Las Vegas, città simbolo di scommesse, di denaro, di avidità. I protagonisti vengono subito presentati nelle loro caratteristiche. In modo particolare si sottolinea l’autorità di Tracy, che riesce a tenere unita la famiglia con determinazione e buon senso. Tracy cura il suo giardino, dove fa nascere dei bei fiori, e la sua serra, dove coltiva dei pomodori di cui è particolarmente orgogliosa. Ma ecco l’offerta inaspettata. Di fronte alla grossa somma, Eddie vacilla, ma Tracy è irremovibile: «La nostra vita non è in vendita». Ma poi, grazie anche alle pressioni di Mitch, si decide di provare: solo un po’, solo un piccolo buco, per poi rimettere tutto a posto subito dopo. La scoperta che il metallo segnalato era un vecchio tubo interrato sembra por fine alle ricerche: «Siamo tornati alla normalità». Ma una volta innescato, il virus dell’avidità prende il sopravvento. Il ritrovamento della maniglia di una valigia, che potrebbe corrispondere a quella della rapina, fa sì che anche Tracy si metta a scavare, pur nel rispetto e nella salvaguardia dei suoi beneamati fiori. La cosa diventa ossessiva al punto che quando si presenta loro un detective che li avvisa che sono vittime di un crudele imbroglio, perché tutto è stato organizzato da qualcuno per alimentare le scommesse, nessuno gli crede. Anzi pensano che sia un trucco per farli smettere di scavare. Eddie noleggia addirittura uno scavatore per andare più in profondità e distrugge tutto, anche la serra, da dove Mitch cerca inutilmente di porre in salvo alcune piante. Ormai tutto è devastato e distrutto. Ma non solo la casa e i fiori. Soprattutto la famiglia e le persone, che si separano ponendo fine a un rapporto fino ad allora normale e sereno. È significativo che Mitch, dopo aver tentato di salvare i fiori, affidi i propri pappagallini ad un’amica, affinché almeno loro si salvino. Così come particolarmente significativa è la penultima immagine, che si sofferma sul vaso di fiori, l’unico che Mitch è riuscito a salvare e poi, con una dissolvenza vada a mostrare la devastazione che regna dove prima c’era una casa e una famiglia. L’ultima immagine, che mostra la casa devastata con al centro il vaso di fiori è certamente emblematica: rappresenta il contrasto tra i valori naturali che consentono di vivere in modo umano e dignitoso e la “febbre dell’oro” o del denaro, quell’avidità che tutto rovina e corrompe.

Realizzato con un linguaggio cinematografico di tipo realistico, seppur con qualche ridondanza, il film è efficace nel denunciare i falsi valori del consumismo e il mito del denaro, usando anche l’arma dell’ironia che lo rende ancora più efficace e, perché no, anche godibile. (Olinto Brugnoli)

 


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