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WINX CLUB - IL SEGRETO DEL REGNO PERDUTO



Regia: Iginio Straffi
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 355 - 2007
Titolo del film: WINX CLUB - IL SEGRETO DEL REGNO PERDUTO
Titolo originale: WINX CLUB - THE MOVIE
Cast: regia, sogg.: Iginio Straffi – tratto da personaggi della serie animata «Winx Club» ideata da Iginio Straffi – scenegg.: Iginio Straffi, Sean Molyneaux – mus.: la canzone «All the Magic» è di Natalie Imbruglia – colore – durata: 85’ – produz.: Iginio Straffi e Annita Romanelli per Rainbow Cgi, Rai Fiction – origine: ITALIA / USA, 2007 – distribuz.: 01 Distribution (30-11-2007)
Sceneggiatura: Iginio Straffi, Sean Molyneaux
Nazione: ITALIA, USA
Anno: 2007
Presentato: 2. Festival Internazionale del Cinema di Roma, 2007 - Evento Speciale, Sezione Première / Alice nella città

La novità del film d’animazione, che premia i bambini buoni per prossime feste natalizie, non sta nel racconto di LA STORIA DELLA PRINCIPESSA FATINA BLOOM dopo la scomparsa dei genitori e del loro regno, (vittime innocenti d’un’oscura potenza nera), allevata da genitori adottivi, la quale, animata da grande amore verso i dispersi mamma e papà ed aiutata dal coraggio che non si arresta di fronte a nessun ostacolo, coadiuvata dalle buone colleghe fatine con relativi fidanzatini fedeli e generosi nella ricerca di coloro che lei spera essere ancora vivi, superate tutte le prove e le difficoltà nelle pericolose battaglie contro tre antiche fate maligne custodi del castello dello Spirito del male, ritrova e risveglia con i suoi poteri magici i genitori partecipando con tutti gli amici, compresi i genitori adottivi, al gran ballo finale del film, in cui è chiara la sua IDEA CENTRALE, che cioè il bene celebra ancora una volta la vittoria riportata sul male... ma, attenzione!, soltanto provvisoriamente, perché la storia di Bloom continua.

Questa è soltanto la prima puntata cinematografica.

Dove sta, allora, la sua novità?

Intanto nel fatto che il grande prodotto d’animazione sia finalmente italiano e non abbia deluso l’attesa dei piccoli consumatori di cartoon, e poi nella presentazione tridimensionale che, se non del tutto nuova e rivoluzionaria in sé, raggiunge con il nostro film risultati paragonabili a quelli osannati arrivati d’oltre oceano.

Le folle di affezionati spettatori delle vicende televisive delle fate del Winx Club, già graditissime ospiti sul piccolo schermo domestico, ha aumentato l’entusiasmo al loro arrivo sul grande schermo cinematografico, che attualmente richiama a raccolta i fans.

 È facilmente prevedibile che il richiamo natalizio degli amici del vecchio Babbo Natale e company, che anche quest’anno invita piccoli e grandi ad assistere alle sue tradizionali imprese di bontà nella distribuzione dei doni cinematografici, sarà probabilmente superato dallo spettacolo nostrano. Era ora!

Ad insidiare il primo posto in classifica d’arrivo per salire sul podio del successo cinematografico natalizio concorrono anche sofisticate leggende con al centro eroi classici, raccontate come si deve a coloro che li ricordano con nostalgia, dopo averli conosciuti negli studi del tempo andato, degni, secondo loro, di entrare nella cultura del tempo nostro, che da parte sua però s’è volentieri sbarazzato delle vecchie anticaglie. Sono aperte le previsioni e il pronostico rimane incerto, perché i gusti sono tanti e tutti diversi. Il piú bravo ad organizzare campagne pubblicitarie, sarà quasi certamente colui che canterà vittoria.

Cosí va il mondo! 

Eccoci, intanto, al nostro film, nel quale, come in ogni prodotto di consumo, non tutto ciò che luccica è oro!

Caratteristica costante dello spettacolo è la nervosa (e quasi nevrotica!) presentazione di avventure che si succedono senza pause in un mondo altro da quello conosciuto.

I ricordi di precedenti spettacoli con ingredienti simili a quelli sfruttati da WINX, compresa la saga di Harry Poter, provocano confronti e dispareri su chi abbia lavorato meglio o peggio del presente.

Un riferimento impossibile è con i vecchi e superati film d’animazione della ditta Disney. Le diversità e differenze sono notevoli: anzitutto circa i mezzi tecnologici che allora erano e oggi sono a disposizione degli autori, nell’uso del colore e soprattutto della recitazione e nelle avventure interpretate dai disegni animati.

La vicinanza del vecchio Disney alla fantasia e sensibilità dei bambini, non soltanto, ma alla loro mentalità accostata con rispetto e affettuoso sentimento didattico e pedagogico, allontana il prodotto attuale, qualora desiderassimo confrontarlo con quelli di allora, di molte lunghezze dall’arrivo al traguardo nella gara di arrivare primo.

Le colonne musicali dei due film è profondamente diversa: melodiche e dolcemente accattivanti le prime, roccheggiante e destinata soltanto all’ascolto la seconda. Le canzoni dei film di Disney erano facilmente memorizzabili e piacevolmente ripetibili dai piccoli spettatori, che dai testi eseguiti ricevevano talvolta messaggi positivi per la loro crescita umana. I testi del presente film, spesso inafferrabili perché disintegrati dal frastuono degli effetti speciali di natura catastrofica assordante degli episodi, sono difficilmente percepibili nelle parole e certamente non destinate alla ripetizione da parte degli spettatori.

Ogni tanto gli autori dello spettacolo mettono in bocca ai personaggi frasi di passaggio, che vorrebbero attualizzare e rendere a noi contemporanei usi e abitudini delle fatine: «Non riesco ad ottenere il contatto con il telefonino, la rete non funziona, il futuro è nostro...».

Arrivano dallo schermo anche esortazioni di personaggi anziani che approvano e lodano il comportamento delle graziose ragazzine, rimangono ammirati della loro avvenenza, le esortano a non sognare il futuro felice senza difficoltà, che certamente incontreranno..., ma anche queste lezioni di vita sono travolte da rumori e da eventi spettacolari che non concedono tempo di riflessione.

Un ingrediente cinematografico, che rischia di diventare fastidioso in alcuni episodi, è il catastrofismo degli effetti che accompagnano i nuclei narrativi principali. La ripetizione clonata di distruzioni e cataclismi riduce l’effetto straordinario che essa vorrebbe provocare. 

Il film ha i suoi lati positivi: la solidarietà, ad esempio, delle componenti del Winx Club, cioè di Bloom con la manciata di piccole fate onnipotenti, danzanti nell’aria e in grado di scatenare uragani di luce che mettono in fuga precipitosa le tre cattive streghe del male, è un valore umano molto bene evidenziato. Il pronto soccorso offerto dai principini innamorati, sempre all’erta come fedeli sentinelle, li spinge a correre su mezzi veloci come razzi, anzi «piú delle fibre ottiche (!)» in loro aiuto nei momenti di pericolo.

Sono le Winx che di solito risolvono i casi nelle circostanze difficili ma l’impresa principale, l’estrazione cioè della spada sintesi e scrigno della potenza benefica imprigionata nella roccia dalle cattive streghe che in passato hanno riportato vittoria sul regno perduto, viene realizzata dal biondo innamorato di Bloom. La profezia aveva previsto che la spada sarebbe stata liberata dalla sua «prigionía» da «un re dal cuore puro e generoso». Il giovane innamorato è re, in quanto il sovrano suo padre ha abdicato al regno in suo favore.

Baci, abbracci e gioia finale di tutti con la ripetizione dell’avviso, anticipato con voce off fin dall’inizio del film, che «la storia della principessa Bloom, che soltanto l’interessata conosce, non termina con il presente film». È come dire: arrivederci alla seconda puntata.

Dopo la prima ora di proiezione un ragazzo esce dalla sala e rientra dopo pochi minuti con il pacchetto delle patatine, che spartisce con il vicino. «Cos’è successo?», chiede all’amico. «Niente!», risponde l’interrogato. «Niente, cosa?» «La solita guerra!».

In effetti è la guerra tra il bene e il male, che da circa un’ora si combatte sullo schermo e che sarebbe durata ancora a lungo con alterne vicende, continua a non presentare novità interessanti.

«Ti è piaciuto il film?», chiedo ad una bambina di otto anni accompagnata dalla nonna mentre uscivamo dalla sala. Esitante mi ha risposto glissando lentamente verso il basso: «Sííí«Perché?» Nessuna risposta. «Allora?...», fa la nonna. «C’erano bambini e bambine».

Non ho voluto insistere.

Intanto mi sono chiesto: Com’erano quei bambini, che in realtà erano giovanottini, e quelle bambine?

È inutile che mi soffermi a sottolineare la differenza tra i personaggi disegnati e visti sullo schermo e coloro nei quali forse qualche piccolo spettatore si è identificato.

L’aspetto che interessa evidenziare è il MODO con cui sono stati proposti.

Gli uni, tutti gentili e generosi, aspetto positivo; distinti per abbigliamento e pettinatura ma senza ricercatezze esagerate.

La visione delle altre si presta a riflessioni particolari, forse non superflue, destinate a genitori ed educatori.

Sono bambine diecidodicenni elegantissime, aggiornate secondo i cardini della moda, con ombelico al vento, gonnellini mini, manierate nei gesti e nella parlata, seminascose sotto fluenti fiumane di capelli, con visini incorniciati da frangette e treccine, con sandaletti e scarpine tipo Cenerentola a mezza notte. Sui volti di porcellana fioriscono al calore del sole occhioni azzurri su faccine immacolate.

È male quest’armamentario di look oggi di moda?

Chi avrebbe il coraggio di definire male, e quindi cattiva, quella bella apparenza (vedete intanto l’abbondante offerta d’abbigliamento Winx esibita da internet!) che fa molto in? Soltanto coloro che sotto la finzione cinematografica scorgono il pericolo del giudizio implicito che potrebbe uscire da spettatrici minorenni che assumessero le smorfiosette bambine dello schermo come modelli di riferimento per raggiungere oggi il successo (quale??) e per conseguenza le adottassero come modelli di comportamento.

La spettacolarità del film tridimensionale, ottenuta con i mezzi tecnologici piú avanzati, è merito indiscusso dei realizzatori, che hanno raggiunto quanto di meglio oggi il cinema di puro intrattenimento può offrire. (Adelio Cola)

 


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