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NATALE... CON CHI VUOI - NATALE IN CROCIERA E I CINEPANETTONI NATALIZI


di ADELIO COLA
Edav N: 356 - 2008

«In vacanza in crociera, Paolo deve dividersi tra la famiglia, l’amante Magda e il cognato depresso».

Ben poco ci sarebbe da aggiungere alla laconica sintesi di NATALE IN CROCIERA pubblicata da La Stampa di Torino. Ogni personaggio del film fa da spalla agli altri, a loro volta oggetti e/o soggetti di ridanciani scherzi vacanzieri. Alla fine tutto rientra, per cosí dire, nell’ordine prevedibile delle cose: le coppie si rappattumano alla meglio, chi aveva preso la decisione di vivere solo «per rimanere libero e non cadere nella prigionia del matrimonio», trova l’anima gemella e l’impalma.

È l’ambientazione delle vicende che cambia rispetto ai film natalizi degli ultimi anni. Per il resto tutto... è come prima: mariti e mogli in crisi, inseguimenti di calde prede, scambi di persona con relative complicazioni sentimentali comiche, anche senza essere divertenti, recitate con professionalità da interpreti che meriterebbero di calarsi in ruoli impegnativi che oggi le sceneggiature non offrono. Forse siamo noi, il pubblico pagante il biglietto d’entrata in sala di proiezione, che esigiamo tali spettacoli. E cosí siamo accontentati.

Alla fine del prolisso spettacolo verrebbe il desiderio di variare la celebre sentenza popolare circa le persone con le quali trascorrere la festa del Natale: non «con i tuoi», SE tra di essi sono entrati ormai come irrinunciabili anche... i film panettone, ma «con chi vuoi!».

Mi sia permesso un ricordo.

Qualche giorno fa stavo osservando con curiosità Andrea, otto anni, che toglieva con cura dalla fettona di panettone che aveva davanti i «babài» verdi e rossi, che poi depositava fuori dal piatto, mettendo in bocca soltanto la pasta. Volevo vedere che ne avrebbe fatto. Li lasciava lí. Allora gli ho chiesto perché: «Perché non sono buoni!» – Ma sono la caratteristica del dolce di Natale! – Andrea ne fa un pacchettino con la carta e li offre al suo cagnolino «Pepe» («a lui gli piacciono!»), che gli si arrampica addosso goloso.

SE si potesse fare qualche cosa di simile ai film panettone, forse quelle confezioni natalizie tradizionali sarebbero piú accettabili. Ma se togli quei «babài», (parole grasse, allusioni pesanti, occhiate indiscrete, gesti incontrollati, scelte irresponsabili...), che cosa resta di buono in quegli spettacoli... per tutti?

È anche questo che dispiace: i confezionatori dei film panettone hanno progettato spesso le loro produzioni con la speranza che molti Andrea, magari accompagnati da genitori e nonni, accorressero, come spesso è avvenuto, a riempire le sale dove le fettone dolci sarebbero state offerte per pochi euro. È probabile però che quest’ultimo panettone sia stato preparato quasi esclusivamente per i cosiddetti «adulti», dal momento che soltanto loro sarebbero stati in grado di apprezzare l’umorismo di situazioni che li riguardano da vicino.

In quanto a divertirsi allo spettacolo delle avventure/disavventure dei personaggi del lungo film, che allinea improbabili vicende ambientate sulle strade urbane, sulla nave di crociera (che lusso! che godúrie!), sulle dorate spiagge esotiche (ed erotiche!), sarebbe tutto da verificare.

Ci sono ancora persone educate in famiglia in modo tale da non gustare «manicaretti» ricoperti di salse piccanti e di difficile digestione.

C’è anche chi accetta tutto con disinvoltura, perché «il film è specchio della vita oggi!».

Dove sta l’eventuale pericolo di frequentare certi film «per tutti»? Sta nella rovina del gusto!

 Dato che gli ingredienti di molti film aggiornati sono quasi sempre quelli sopra ricordati, va a finire che anche il piccolo Andrea, «schifiltoso» e col tempo male abituato, un po’ alla volta si adeguerà al «gusto comune».

 SE, ad esempio, il panettone natalizio, che gustiamo in famiglia negli ultimi giorni dell’anno che sta per finire, ci venisse offerto sulla tavola tutti i giorni dell’anno nuovo in sostituzione del pane, ben pochi accetterebbero quella specie di sofisticazione ammannita da fornai interessati a vendere i loro prodotti. È soltanto il buon pane quotidiano che non provoca (o non dovrebbe provocare) assuefazione, disgusto o ripugnanza.

SE durante il nostro film alcuni ridono, altri sognano. «SE, ad esempio, anch’io, sogna lui, ma anche noi due andassimo a fare un bel viaggetto lontano? Chissà, forse ci potrebbe capitare qualche bella avventura! Forse potremmo stringere qualche bella amicizia nuova! Sono esperienze da non perdere! Ci sono anche premi per chi vince il concorso promozionale del film!»

L’allettante tentazione d’evasione «onirica» s’annida pericolosamente nel segreto del cervello.

Certe consuetudini, che si sono allargate a macchia d’olio in una società che non si meraviglia piú di nulla, disposta ad accettare ogni scelta senza scandalizzarsi di niente, hanno avuto la loro origine nella debolezza umana, «coltivata» però e «concimata» dopo l’abbondante seminagione di esempi mass mediali, cinematografici e televisivi, che sono all’origine della mentalità comune globalizzata.

SE lo spettatore ride quando il film racconta la storia di Tizio o di Tizia, che per la loro condotta meriterebbero di presentarsi in pubblico con il capo ornato dall’arborea impalcatura ossea della renna di Babbo Natale, non offende nessuno, ma si spera che potrebbe anche suggerirgli indirettamente pensieri di riflessione. L’alibi che «fanno tutti cosí: lui-lei e l’altra con la variante lei-lui e l’altro» non giustifica chi sceglie di far parte del gregge.

Mi sia permesso un ultimo SE.

SE il lettore non si lascia condizionare dall’interessata accusa di accettare acriticamente l’opinione «moralistica» di chi scrive, provi a pensare con la sua testa ed a decidere secondo le sue convinzioni SE quanto esposto sia tutto o in parte da accettare.
 


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