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YUPPI DU



Regia: Adriano Celentano
Lettura del film di: Nazareno Taddei
Edav N: 30 - 1975
Titolo del film: YUPPI DU
Sceneggiatura: Adriano Celentano, Miky Del prete, Alberto Silvestri
Nazione: ITALIA
Anno: 1975
Presentato: 28. Festival di Cannes, 1975 - In Concorso - ; NASTRO D'ARGENTO 1976 PER LA MIGLIOR MUSICA (Adriano Celentano). - 65a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Venezia 2008 - Fuori Concorso (Versione restaurata)

la vicenda è quella di un povero diavolo d’operaio veneziano il quale dopo sei anni dalla morte per suicidio della moglie amatissima e che gli ha dato un’adorabile bambina, si risposa; ma proprio quel giorno s’accorge che la prima moglie non s’era suicidata, bensí aveva fatto credere nel suicidio per potersene fuggire dalla miseria materiale nella quale era costretta nonostante l’amore, e che ora vive lussuosamente a Milano. Tira e molla, un po’ con la nostalgia d’un amore-sesso non dimenticato, poi con l’amore materno. Infine con un recupero dell’amore al di sopra dell’interesse dei soldi, la prima moglie ritorna a lui e alla sua miseria materiale (la seconda moglie non si capisce bene dove vada a finire) e tutto finisce in un Yuppi Du emblematico della vittoria dei valori veri su quelli fasulli. Il racconto è un pout-pourri di immagini emblematizzanti, di ricerche formali di vario genere, ispirate ai piú diversi autori, il tutto condito da balletti, sogni, visioni, vaporosità, ecc.. Diamo il merito d’un costante senso di bontà e di socialità che Celentano dimostra, pur nel mondo consumistico nel quale è costretto a vivere (e lo siamo tutti, ma lui in maniera diversa); ma non vorrei dargli il merito d’aver tentato un exploit, oltre quello delle intenzioni.

In qualche intervista egli ha dichiarato d'aver impegnato tutto in questo lavoro. Il film è entrato almeno un po' nella "dozzina d'oro" e quindi probabilmente si rifarà le spese, che non devono essere state proprio piccole; e ne sono contento per lui. Ma valeva la pena di rischiare? O forse è lui che non ha voluto ascoltare nessuno? E ciò sarebbe ancor più triste per un uomo che aveva trovato una sua strada e al quale non sarebbe mancato modo di mettersi in questa nuova, con maggior adeguatezza, serietà e modestia. (Nazareno Taddei SJ)

 


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