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Cinema, lavoro e libertà


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 360 - 2008

Prendendo spunto dal film di Virzí TUTTA LA VITA DAVANTI, ci siamo voluti dedicare al tema «Cinema e mondo del lavoro», rintracciando anche un vecchio schema di padre Nazareno Taddei circa una relazione su «Schiavitú o libertà di fronte al cinema» tenuta a Terni nel gennaio 1973 in occasione di un convegno su «Cinema e lavoro». Riproponiamo lo schema per l’attualità ad oltre 35 anni dalla sua stesura.

 

L’alternativa «schiavitú o libertà», di fronte al cinema e in genere di fronte ai mass media vale anche e soprattutto per quello che oggi va sotto il nome di «mondo del lavoro».

I mass media di loro natura sono «massificanti», vale a dire spersonalizzanti e riducenti la moltitudine a un’amalgama gregaria, i cui leaders non sono espressione di una volontà comune, bensí sono imposti dall’esterno.

L’elemento comune caratterizzante questa massa creata dai mass media è una tipica mentalità, che consiste sostanzialmente nel mutuare i criteri di scelta da fattori estrinseci al valore intrinseco della cosa circa cui si sceglie.

Da questa mentalità, nel preciso contesto dei mass media – anche a prescindere dai contenuti –, nascono precise conseguenze di comportamento, che distorcono un’esatta e obiettiva «visione del mondo» e hanno quindi nocive conseguenze sulla vita pratica (p.e. inversione o sconvolgimento della gerarchia di valori ecc.). Tutto ciò ovviamente impedisce anche di sfruttare gli aspetti validi (culturalmente e informativamente) che questi nuovi mezzi presentano.

Il pericolo della massificazione incombe anche – e vorrei dire particolarmente – per il mondo del lavoro.

Esso infatti nella società odierna ha – per varie ragioni – un grande peso e quindi è oggetto di concupiscenza da parte del potere.

Indipendentemente dai mass media, i poteri di vario genere hanno interesse a «dominare» il mondo del lavoro per volgerlo ai propri interessi (strumentalizzazione).

I mass media possono essere e sono di fatto un’enorme arma – dolce e gradita – in mano agli strumentalizzatori. E tale arma si esercita nei confronti d’una massa, che ha già piú o meno accettato di esserlo con la speranza di poter conseguire meglio il soddisfacimento delle proprie aspirazioni. Si pensi – come puro esempio – al consumismo.

Anche per il mondo del lavoro, dunque, anzi soprattutto per esso, si presenta drammaticamente il problema della libertà mentale, nonostante le molteplici affermazioni demagogiche.

C’è un metodo – che direi scientifico – di liberarsi dalla massificazione del cinema e dei mass media. Ed è la lettura strutturale: il cogliere cioè l’idea o il contenuto mentale dell’autore, al di là dell’informazione materiale e dei contenuti materialmente percepibili dell’immagine. Questo metodo, obbligando a una razionalizzazione delle impressioni e delle emozioni e abituando a chiedersi il perché delle cose, è anche validissimo per scoprire nei fatti della vita (e non solo dello spettacolo o dell’informazione) quegli elementi nascosti e sinuosi che costituiscono l’alibi o l’arma segreta di conquista per quanti vogliono dominare la massa.

 


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