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Io sono leggenda



Regia: Francis Lawrence
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 357 - 2008
Titolo del film: IO SONO LEGGENDA
Titolo originale: I AM LEGEND
Cast: regia: Francis Lawrence – sogg.: Richard Matheson (dal suo omonimo romanzo), John William Corrington (sceneggiatura del 1971), Joyce Hopper Corrington – scenegg.: Mark Protosevich, Akiva Goldsman – fotogr.: Andrew Lesnie – mus.: James Newton Howard – cost.: Michael Kaplan – mont.: Wayne Wahrman – scenogr.: Naomi Shohan – arred.: George DeTitta Jr. – effetti: Quantum Creation FX, Gentle Giant Studios Inc., New Deal Studios, Patrick Tatopoulos Design Inc. – interpr.: Will Smith (Robert Neville), Alice Braga (Anna), Charlie Tahan (Ethan), Salli Richardson (Zoe), Willow Smith (Marley), Dash Mihok (Alpha), Darrell Foster (Mike) – durata: 100’ – colore – produz.: Warner Bros, Pictures, Heyday Productions, Original Film - origine: USA, 2007 – distrib.: Warner Bros Pictures Italia (11.1.2008). Remake del film 1975: OCCHI BIANCHI SUL PIANETA TERRA, (1971) di Boris Sagal e con Charlton Heston nel ruolo di Robert Neville
Sceneggiatura: Mark Protosevich, Akiva Goldsman
Nazione: USA
Anno: 2007

Western? Perché lo chiamano cosí? Non ci sono cavalli e pistoleri. Anzi, no. Un pistolero c’è, ma western proprio non mi pare! La locandina del film, oltre al titolo, allusivo un po’ ad eroi cappelloni, può aver tratto in inganno qualcuno.

Andiamo con ordine.

Il film si potrebbe dividere in tre parti.

Anno 2009.

Nell’introduzione una scienziata intervistata ammette d’aver scoperto un farmaco in grado di sconfiggere definitivamente il cancro.

Inizia quindi la prima parte (con la didascalia «Tre anni dopo»), che possiamo intitolare EFFETTI IMPREVISTI DEL FARMACO.

Il dottore e scienziato Robert Neville, che verremo a sapere essere l’unico sopravvissuto dall’infezione mortale d’un misterioso virus che ha desertificato New York, percorre di giorno, armato e a tutta velocità con una automobile corazzata, le strade della metropoli disabitata. Uno strano rumore lo disturba mentre in compagnia della fedele cagna Samantha, che egli chiama affettuosamente Sam, si dirige… non si sa bene dove travolgendo segnali stradali e facendosi largo tra le file interminabili di macchine abbandonate ai bordi, lanciato intanto all’inseguimento di velocissimi cervi che fuggono terrorizzati sulle larghe strade della città. Torme di animali selvaggi invadono gli spazi vuoti, cani rabbiosi ululanti come cerberi e cornuti ungulati impazzano inseguiti dal nostro eroe solitario, che vorrebbe sterminare i pericolosi nemici della salute. Ricordi d’imprese di caccia in cui le sue vittime erano contese da famelici leoni si alternano con il flash bach che ci informa del suo recente tentativo di mettere in salvo dal comune pericolo di contagio, che minaccia la metropoli, la moglie e il figlioletto. Si sta allargando a macchia d’olio l’effetto funesto d’un terribile virus mortale di origine misteriosa. Egli, come scienziato, rimane in città dedicandosi con passione umanitaria alla ricerca d’un antidoto per sconfiggere, se possibile, l’invisibile nemico che minaccia tutti gli abitanti del globo. (I riferimenti impliciti all’attuale inarrestabile diffusione di morbi ecologici è evidente).

Questa prima parte, in cui vediamo il protagonista alternativamente sulla strada solitaria, di giorno, e barricato nel suo super­attrezzato laboratorio sperimentale, di notte, quando spettri umani invadono spazi un tempo vitali, è caratterizzato dal regista con la programmata ricerca dello spettacolo ad ogni costo. Ogni inquadratura (apertura e sbarramento di porte e saracinesche, discesa in bui cunicoli urbani, ricerca all’incerto fascio di luce d’una torcia elettrica in meandri oscuri di possibili nemici e/o di vittime straziate e ululanti) offre particolari riprese con inclinazioni-angolazioni-illuminazione e primi piani tali da emulare il film giallo con lo scopo di provocare negli spettatori sospensione psicologica in attesa di emozionanti effetti, che non tardano ad arrivare.

La seconda parte, che potremmo nominare CRISI DEL PROTAGONISTA, si verifica dal momento nel quale la fedelissima e intelligente (anche troppo!) Sam rimane vittima dell’assalto feroce d’un branco di persone infettate e di cani infernali alla ricerca di sangue…umano.

Il cannibalismo della folla di Vampiri è per nulla originale. Escono di notte come topacci dal sottosuolo con lo scopo di infettare l’unico sopravvissuto e poi, forse!, di cibarsene.

Anche in questa seconda parte lo spettacolo è esagerato ed insistente fino al punto da provocare sazietà e nausea con scene di horror impressionante.

Parte terza, RIPRESA DI CORAGGIO del protagonista, il quale, rimasto gravemente ferito nello scontro con la nuova specie di terribili Zombi, si ritrova il giorno dopo in casa sua assistito dalla gentile signora Anna, che, dopo aver ascoltato l’appello da lui ripetutamente lanciato via radio ad eventuali sopravvissuti rimasti estranei al contagio («Dovunque voi siate, rispondete: offro cibo, medicine, soccorso. Rispondete!…»), ha trovato rifugio nel palazzo del dottore fuggendo con il figlio per evitare il massacro generale e recarsi, se riuscirà, nel lontano paese dove molti sono già arrivati, presidiati dai militari. (L’interprete si dimostra «staccata» e alquanto «indifferente»!…).

Anche la famigliola del protagonista dovrebbe aver trovato scampo laggiú …ma chissà! Abbiamo visto infatti ogni tanto, alternate alle riprese panoramiche della città deserta, inquadrature d’una folla impazzita dal terrore fuggire a piedi, controllata dai soldati, verso il luogo di rifugio e di scampo dal pericolo imminente.

Come può Anna sapere che molti, come lei afferma, si sono salvati? E come può conoscere che quella è l’unica possibilità di salvezza, alla quale invita anche il suo ospite?

Alle domande ella offre pronte risposte: «Me l’ha detto Dio. Basta sapere ascoltare»

  Dio non c’è! – urla categoricamente il nostro. – Sono morti tutti! – Segue l’attacco frontale con i Vampiri umani sempre piú feroci e determinati. Nascosti Anna e figlio, l’eroe si dispone allo scontro decisivo (ecco il western di nuovo genere: tutti contro l’eroe!).

Egli vorrebbe fermare l’assedio alzando bandiera bianca: promette guarigione agli assalitori con l’antivirus da lui trovato efficace contro l’infezione e sperimentato positivo su uno di essi che era riuscito a catturare semivivo. Quelle bestie umane, «che di umano non hanno piú niente!», iniziano a demolire la casa. La scelta del protagonista lo consacra eroe: con una bomba disinnescata in mano si sacrifica lanciandosi sui nemici, novello kamikaze, sterminando la folla infernale. Anna e figlio si salvano e si avviano con la sua automobile verso il luogo della salvezza. Lo ricorderanno con eterna riconoscenza: «Egli ora è luce nelle tenebre!».

Al di là di qualche allusione a situazioni di paura e di crisi generale che affliggono il nostro mondo, e non soltanto quello del 2012, il film non ha altri pregi oltre alla ricerca, (ma esagerata!) di inscenare uno spettacolo allestito con impegno e dignità professionale, che però risulta abbastanza inutile e scarsamente interessante.

La tenuta di scena del protagonista, che da solo in compagnia della cagna Sam sostiene il film, è degna di sincera ammirazione.

La sua delusione finale alla scoperta della propria identità di «Leggenda» coinvolge in qualche misura lo spettatore non affezionato al genere fantascienza. 

Per quanto riguarda l’accenno a Dio, alla presunta comunicazione ricevuta da Anna e all’assoluta negazione della Sua esistenza da parte del protagonista, (il quale esigerebbe, dal momento che l’umanità sta per essere annientata da un virus che non risparmia nessuno, che Dio, …se esistesse dovrebbe intervenire con la Sua Onnipotenza per salvare le sue creature), non è il caso di entrare in polemica con l’autore del film, né di lanciarsi nell’apologia della tesi contraria.

(Attenzione però alle comunicazioni inavvertite che vengono veicolate).

Si tratta d’un film spettacolare, ripetiamo, che lascia il tempo che trova. (Non è lontanamente avvicinabile agli inquietanti interrogativi teologici di Bergman!)

L’indiretta accusa lanciata dal regista contro l’umanità d’essere responsabile del male che ne può minacciare l’esistenza futura è tutt’altro che fantascientifica!

Qualche spettatore potrebbe rimanere impressionato da una dichiarazione d’ateismo; essa non è sostenuta da motivi convincenti ma provocata soltanto da emozioni, sincere ma istintive, e trova la sua contropartita nello svolgimento dei fatti con la salvezza della famiglia di Anna, anch’essa gratuitamente dichiarata da una sceneggiatura che non si dimostra preoccupata di offrire allo spettatore circostanze ed eventi credibili. 

È la storia di ROBERT NEVILLE, scienziato con moglie e bambino, il quale, dopo aver messo in salvo la sua famiglia, in pericolo a causa d’un virus mortale, (provocato dalla degenerazione d’un farmaco miracoloso, scoperto da una scienziata, che presumeva di debellare definitivamente il cancro), che minaccia di contagiare tutta l’umanità, e dopo aver data la caccia ad animali infetti, ai quali s’aggiungono turbe minacciose di persone-vampiri, che cercano di infettare anche lui, che si ritiene l’unico sopravvissuto dal morbo mortale, e dopo avere ingaggiata una spaventosa lotta all’ultimo sangue con loro (in compagnia della sua intelligente cagna domestica Sam, che nello scontro resta infettata, per cui non rimane altra soluzione che darle la morte per non essere da lei assalito e infettato) allo scopo di salvare Anna con bambino (la signora l’aveva raccolto dalla strada dopo essere stato ferito gravemente dall’esercito degli assalitori assetati di sangue umano), rifiutando di recarsi con lei nel luogo di salvezza presidiato dai soldati, (dove egli è convinto che non ci sia nessuno «perché sono tutti morti» e dove neppure la sua famiglia è riuscita ad arrivare per la caduta dell’elicottero che la stava portando in salvo, disgrazia della quale egli stesso era stato impotente testimone), convinto di non potere resistere da solo all’assalto omicida dei Vampiri, si immola facendosi saltare in aria con una bomba disinnescata in mano eliminando cosí tutti i diabolici cannibali, (sacrificando se stesso, ricordato in seguito con ammirazione e riconoscenza come colui che, LEGGENDA!, «ora è luce nelle tenebre»), salvando cosí dal contagio la sua soccorritrice con il figlio e con lei tutta l’umanità. (Adelio Cola)

 


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