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UNE VIE



Regia: Stéphane Brizé
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: UNE VIE
Titolo originale: UNE VIE
Cast: regia: Stéphane Brizé – dal romanzo “Une vie” di Guy de Maupassant – scenegg.: Stéphane Brizé, Florence Vignon –colore – durata: 119’ – origine: FRANCIA 2016 – distrib.: MK2
Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Florence Vignon
Nazione: FRANCIA
Anno: 2016
Presentato: 73 MOSTRA D'ARTE CINEMATOGRAFICA VENEZIA CONCORSO

Il film, ambientato in Norvegia nel 1819, si conclude con una affermazione fuori campo da parte della protagonista che dice  “ La vita non è né bella, né brutta“.  Questo concetto espresso, potrebbe anche identificarsi con l’idea centrale dell’autore che per esprimerla, si è servito, attraverso la vicenda filmica di immagini bellissime e contrastanti:  il mare  a volte calmo, a volte mosso e turbolento; il tempo con cieli sereni e luminosi che si alterna a climi tempestosi;  il vento a volte delicato, a volte tumultuoso; la natura nelle sue diverse stagioni (nascita/crescita/vita e morte dei suoi frutti).  Ognuna di queste immagini   corrisponde ai momenti tristi o felici vissuti da Jeanne, la protagonista del film. Rientrata in famiglia dopo gli studi in un convento religioso, sposa Julien de Lamare che le è stato presentato dal reverendo del posto e con il quale pensa di vivere una vita tranquilla, serena e dolce.  Purtroppo, ben presto, deve prendere atto che il marito non è così dolce e delicato come aveva sperato, e che, tra l’altro, la tradisce con la sua governante, Rosalie, mettendola incinta in contemporanea alla  gravidanza di Jeanne.  Cacciata da casa Rosalie, e accettata la richiesta di perdono da parte di Julien, sollecitato a questo dal sacerdote, vive alcuni anni di serenità con il marito (che sembra realmente pentito del pasticcio che ha combinato) e il figlio Paul che cresce con tutto l’affetto materno.  Julien, trascorsi alcuni anni di apparente serenità, ricade in un tradimento con la moglie di un amico di famiglia. Si consulta, più di una volta, con il giovane Sacerdote (che ha sostituito il vecchio prete, amico di famiglia) e da lui riceve sempre la sollecitazione di riferire tutto al marito tradito, per amor di verità.  Pur non essendo convinta di arrecare tanto dolore ad un uomo buono che riponeva tanta fiducia nella moglie, cede all’invito del Parroco, al punto che tale vicenda si conclude in modo tragico con la morte dei due coniugi amici e con quella di Julien per una apparente vendetta d’onore (omicidio-suicidio?).   Jeanne rimane sola con il padre, perché la madre muore per cause naturali. Il rapporto con il figlio, prima adolescente, poi adulto, è problematico ed è causa di tanta sofferenza. Si allontana dalla madre e va a vivere in Inghilterra per un’attività che poi risulterà fallimentare; le chiede costantemente soldi al punto da ridurla in stato di povertà. L’unica figura che le sta vicino, la accudisce e le dà consigli non sempre graditi, è Rosalie rientrata alla proprietà non per soldi ma per generosità nei confronti di Jeanne. Dopo un forte momento di sconforto, Rosalie decide di recarsi a Parigi per conoscere la reale situazione di Paul. Ritorna dal  viaggio  gioiosa con la figlia di Paul in fasce e la promessa di lui di rientrare a casa appena sistemati gli affari.   Jeanne con un sorriso e la nipotina in braccio, intravede un futuro roseo.  

 

Riprendendo l’idea centrale: “ La vita non è né bella né brutta”. Presenta degli alti e dei bassi che la possono rendere serena e felice o triste e angosciata. È come la natura nelle sue molteplici evoluzione. Bisogna viverla e nulla più, cercando di essere corretti, onesti e carichi d’amore”.

Nel film la religione viene rappresentata in un ruolo formale/normativo che poco aiuta, anzi forse complica le cose. Le immagini e la musica sono in funzione contenutistica.

 


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