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PIUMA



Regia: Roan Johnson
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: PIUMA
Titolo originale: PIUMA
Cast: regia: Roan Johnson; sceneggiatura: Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri, Roan Johnson; fotografia: Davide Manca; montaggio: Paolo Landolfi, Davide Vizzini; scenografia: Mauro Vanzati; musica: Lorenzo Tomio; interpreti: Luigi Fedele (Ferro), Blu Yoshimi Di Martino (Cate), Sergio Pierattini (Franco), Michela Cescon (Carla); durata: 98'; origine: Italia, 2016 – distrib.: Lucky Red (20.10.2016)
Sceneggiatura: Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri, Roan Johnson
Nazione: ITALIA
Anno: 2016
Presentato: 73 MOSTRA D'ARTE CINEMATOGRAFICA VENEZIA CONCORSO
Premi: Premio Civitas Vitae - Premio Fondazione Mimmo Rotella - Premio Francesco Pasinetti SNGCI - Premio Signis

La vicenda. Ferro e Cate sono due ragazzi che si vogliono bene e si stanno preparando per l'esame di maturità. Quando lei s'accorge di essere incinta, nascono subito i grandi dilemmi: come affrontare quei nove mesi di gravidanza? E, soprattutto, come faranno a crescere un figlio alla loro età? I due giovani sembrano determinati ad andare fino in fondo, ma devono innanzitutto vincere la resistenza dei genitori che li considerano degli incoscienti. I due protagonisti credono di poter continuare a vivere la loro vita normalmente, pensando di superare l'esame e poi di fare una bella vacanza in Marocco coi loro amici. Ma una complicazione nella gravidanza li obbliga ad un forzato riposo e a rinunciare al viaggio. Pazienza. Intanto le due famiglie (Cate ha solo il padre, un maniaco del gioco, fannullone) si incontrano. Nascono delle liti e delle divisioni. Ad un certo punto i due ragazzi s'accorgono di essere senza soldi e senza casa. Rimediano alla cosa andando a vivere nell'appartamento del nonno dove installano anche una piccola piscina, così, quasi per gioco. Ma le cose si complicano: Ferro si lascia sedurre da Stella, la fisioterapista del nonno, e la mette incinta. Poi si confida col padre. Cosa fare? Ferro va alla ricerca di Stella e viene a sapere che ha perso il bambino. Ma la crisi diventa sempre più forte. I due ragazzi hanno paura e, sostenuti anche dai loro genitori, pensano di dare la bambina che nascerà, alla quale avevano già affibbiato il nome di Piuma, in adozione. Ma mentre stanno andando tutti insieme dall'avvocato per fare le pratiche, Ferro ha un ripensamento: i due ragazzi decidono di tenersi la bambina e fantasticano su quella che sarà la loro vita futura.

 

Il racconto si presenta subito con il tono della commedia, con tutto ciò che questo genere comporta: ilarità, colpi di scena, strizzatine d'occhio allo spettatore. Peccato, perché l'argomento è serio e poteva (e doveva) essere affrontato in altro modo. La struttura del film è lineare e segue il passare dei nove mesi di gravidanza di Cate. L'inizio sembra essere buono: si parla di andare "contromano", cioè di non seguire l'andazzo di una società in cui diventare genitori sembra essere diventato un lusso o una pazzia. Ma poi entrano in campo i vari personaggi che assomigliano molto a delle macchiette. A partire dai genitori di Ferro (in modo particolare il padre, sempre arrabbiato e sopra le righe), per passare al nonno, che ha bisogno di una procace fisioterapista, ed arrivare al padre di Cate, uno sbandato che pensa solo al gioco e a vivere di espedienti («l'unico italiano che si è fatto lasciare da una rumena»). I due protagonisti sono determinati ad accettare il figlio (anche perché Cate dice di aver già abortito una volta e corre il rischio di non poter più avere figli). La cosa sembra però essere più frutto di incoscienza o di superficialità che di vera e propria scelta responsabile. Le difficoltà vengono sottovalutate, ma quando si moltiplicano e sembrano diventare insormontabili, portano al cedimento e alla decisione di dare la bambina in adozione. La scelta finale, quella di tornare a casa e di tenere la bambina, nasce da un fatto sentimentale e superficiale (la lettera che Ferro ha scritto a Piuma) e non da una maturazione dei protagonisti. Che infatti, nel finale, continuano a parlare del loro futuro in termini di provvisorietà. Come a qualcosa di aleatorio, di insicuro, che non dipende (anche) da loro: ed ecco l'immagine della barca che si alza quando l'acqua si alza, delle paperelle che galleggiano e vanno in giro per tutto il mondo, di loro due che nuotano (controcorrente) con la speranza di rimanere a galla.

Se è vero che i giovani sembrano smarriti e non avere punti di riferimento (famiglia, società, ecc.), è altrettanto vero che parlare di questi problemi in termini superficiali e spettacolari non contribuisce certamente a migliorare la situazione.

Il film esprime un'idea spettacolare che consiste nell'affrontare problemi seri e di grande attualità non per approfondirli o farli diventare oggetto di riflessione, ma per piegarli alla logica dello spettacolo e dello sfruttamento commerciale.

 


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