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THE ENDLESS RIVER (Il fiume infinito)



Regia: Oliver Hermanus
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: THE ENDLESS RIVER (IL FIUME INFINITO)
Titolo originale: THE ENDLESS RIVER (IL FIUME INFINITO)
Cast: regia e scenegg.: Oliver Hermanus – interpr. princ.: Nicolas Duvauchelle, Crystal-Donna Roberts, Clayton Evertson, Darren Kelfkens, Denise Newman – durata: 108’ – origine: SUDAFRICA FRANCIA, 2015
Sceneggiatura: Oliver Hermanus
Nazione: SUDAFRICA FRANCIA
Anno: 2015
Presentato: 72. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2015) VENEZIA 72

In una piccola cittadina Sudafricana, Percy, un delinquente di piccolo calibro viene rilasciato dopo 4 anni di carcere e può finalmente riabbracciare la moglie Tiny, che lavora come cameriera in un ristorante. Nel frattempo, la famiglia (moglie e due bambini) di Estève – un francese trasferitosi di fresco a vivere in una fattoria locale – viene barbaramente uccisa, con quello che sembrerebbe un rito di iniziazione di una gang criminale.
La polizia brancola nel buio, ma dietro alle continue pressioni di Estève, il detective incaricato delle indagini gli rivela che i sospetti cadono su Percy e gli consegna una foto segnaletica del sospettato. Percy viene misteriosamente investito da un auto e ucciso alcuni giorni dopo. Nel frattempo, Estève e Tiny (che si sono in precedenza incontrati nel ristorante e si sono subito piaciuti), entrambi distrutti dal lutto recente, cominciano a frequentarsi consolandosi a vicenda.

 

I due entrano così in sintonia che a, un tratto, di punto in bianco, decidono di partire insieme. La nuova coppia sembra così cominciare una nuova vita insieme e tutto sembra andare bene – i rispettivi dolori ormai dimenticati – fino a quando la donna scopre casualmente nel portafogli dell’uomo la foto segnaletica del marito defunto. I sospetti della morte di Percy cadono quindi tutti su Estève, il quale del resto potrebbe (ma anche no) essere effettivamente coinvolto nell’assassinio di Percy.

Malgrado questa nuova rivelazione i due continuano a viaggiare insieme, nonostante il loro rapporto sembri ormai destinato a incrinarsi.

Il film si apre con un’imponente musica sinfonica su inquadrature di paesaggi rurali (pianure, monti, rivi d’acqua) di una bellezza austera e poetica. In sovrimpressione appaiono sullo schermo titoli di testa che ricalcano, nello stile e nelle convenzioni, i titoli di testa di film Hollywoodiani del Cinema classico. Nella sequenza successiva, un titolo (“Capitolo Uno: Percy”), ci avverte che il film sarà diviso in segmenti, che saranno molto probabilmente dedicati – così come avviene di fatto – ai personaggi principali della storia: Percy, Tiny ed Estève.
Il primo è un personaggio piuttosto scialbo, sia a livello narrativo (un piccolo delinquente senza arte nè parte che passa il suo tempo ad ubriacarsi al bar con i suoi amici e a sgarbare la moglie), che a livello tematico.
La seconda, Tiny, è un personaggio tanto schematico quanto incomprensibile. Innamorata del marito, la donna aspetta pazientemente il suo ritorno a casa dopo i 4 anni di prigionia, riprendendo il marito a casa e difendendolo dagli attacchi della di lei madre, che non usa mezzi termini e lo apostrofa come «fannullone» e «poco di buono». Soddisfando le esigenze di Percy, la donna fa sesso con lui, senza mostrare alcuna gioia (il chè stupisce data la devozione e l’amore che sembrerebbe avere nei suoi confronti). Avendo incontrato Estève nel ristorante dove lavora, la donna sembra esserne attratta per qualche ragione. Tiny viene sgarbata dal marito e si vede più volte soffrire e piangere per gli atteggiamenti di Percy, ma quando la notizia della morte del coniuge la raggiunge, la donna si dispera. Salvo qualche minuto dopo accettare prima l’invito di Estève a seguirla a casa dell’uomo (i due si addormentano nel letto, vicino l’uno all’altro) e, quindi, partire di punto in bianco con il Francese. Di lì a poco, la vediamo andare a cena con lui, scherzare e ridere, andarci a ballare e farci sesso (con una passione che di certo non aveva mostrato con il marito). Quando Tiny scopre la foto del marito defunto nel portafogli di Estève ci si aspetterebbe uno sviluppo decisivo del personaggio, ma ciò non avviene. La donna diventa soltanto più apatica. La vediamo andare in giro con l’uomo con la faccia imbronciata; chiamare la madre per rassicurarla che «sta bene»; quindi giungere a un lago con l’uomo e rispondere in modo criptico a una domanda di Estève, nella scena finale: «E adesso dove andiamo? - Non so, decidi tu».

Estève, infine, che potremmo definire, bene o male, il protagonista del film, è un personaggio misterioso e ambiguo. Nella prima sequenza a lui dedicata lo troviamo mangiare e scherzare con Tiny al ristorante, mentre l’atmosfera a casa propria non sembra essere proprio rosea. Quando la sua famiglia viene uccisa, l’uomo fa di tutto per spingere la polizia a trovare i colpevoli. L’implicazione (o meno) di Estève nel delitto di Percy non è spiegata con chiarezza, anche se l’inquadratura ripetuta nella quale lo si vede scendere dall’auto di notte per osservare... qualcosa (fuori campo) sembrerebbe convalidare questa tesi. Tra l’altro, verso la fine del film, Tiny scopre, nel cruscotto dell’auto di Estève una pistola che lui sostiene possedere «per difesa». A cosa serva quel particolare, non si capisce e, come del resto molti altri elementi del film, non sono sufficientemente chiari. Che voglia semplicemente essere un elemento che “mostri” la pericolosità del personaggio di Estève? Chissà.
Nella sua struttura il film appare slegato e confuso. Hermanus insiste nel mostrarci a più riprese inquadrature di maestosi scenari naturali che vorrebbero forse essere contrapposti alle tragedie e ai fatti di sangue in cui sono coinvolti i protagonisti. Quale ne sia l’effettiva intenzione è però un mistero, dato che niente giustifica la loro presenza nel racconto. Così come di difficile lettura risultano sia la trovata dei titoli di testa (e poi anche di coda) in quello stile e forma. Che si voglia connotare con ironia, la distanza da certa cinematografia “classica” a lieto fine dai fattacci del film in questione? Soltanto Hermanus, potrebbe forse proporre una chiave di lettura, dato che nel film non se ne trova alcuna. Arduo quindi persino tentare l’enunciazione di un’idea centrale, dalla quale ci si astiene in questa sede, poichè ogni tentativo risulterebbe aleatorio.

Discreto nella sua fattura tecnico/artistica, ma schizofrenico nella sua struttura tematica, il film del regista Sudafricano lascia dietro di sè una scia di dubbi e domande irrisolte. Una delle quali, forse la più pertinente, è chi mai abbia potuto scegliere un film del genere per il concorso ufficiale della Mostra.

 


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